Incrocio tra Siamese e Persiano: Nasce il Gatto Himalayano

Il gatto Himalayano è stato selezionato nel 1920 dal genetista Tjbbes incrociando un siamese e un persiano.
Grazie alle ricerche scientifiche Tjbbes isolò il gene “colourpoint”, detto anche “himalayano”, e nel 1935 alcuni allevamenti americani stabilizzarono questa varietà sfruttando programmi di selezione specifica.
La razza vera e propria nacque solo nel 1950, quando un’appassionata, Margherita Goforth, selezionò il primo esemplare dal colore caratteristico e dalla consistenza del pelo simili appunto a quelle del coniglio himalayano.

Il gatto Himalayano non è riconosciuto da tutte le associazioni come vera e propria razza infatti viene spesso considerato una “sotto razza” o varietà di persiano.

È un gatto di taglia medio-grande, dal caratteristico pelo fluente che alla nascita è tutto bianco e inizia a scurirsi dopo circa una decina di giorni, sia intorno alle orecchie sia intorno al muso, sulle zampe e sulla coda.
Il mantello dell’himalayano è uno tra i più lunghi fra tutte le razze feline, è molto folto, sericeo e regala una maestosità e una dignità davvero particolari.
Il colore presenta dei forti contrasti cromatici che possono variare dal nero al guscio di tartaruga. Caratteristici della razza sono gli occhi, grandi e rotondi, che variano la colorazione tra il blu e l’azzurro intenso dominando il muso leggermente schiacciato tipico del persiano e conferendo ai gatti di questa razza un’espressione dolcissima e intensa.
Le orecchie spuntano piccole e arrotondate, la coda è corta ma proporzionata rispetto al resto del corpo. Gli occhi del gatto himalayano stregano, sono uno dei suoi segni distintivi oltre al mantello. Sono grandi e rotondi, ben distanziati e gli conferiscono la tipica espressione dolce. Variano dal blu all’azzurro ma in generale devono essere il più brillante ed intenso possibile, sono dovuti al gene Himalayano, proprio come il mantello.

L’himalayano ha un carattere tranquillo, tratto ereditato dal persiano, ma è anche giocherellone e socievole, caratteristiche ereditate dal siamese. Vuole giocare, come tutti i gatti, ma non è invadente e ama stare in compagnia di persone e altri animali tanto da manifestare la sua contentezza con il tipico vocalizzo del siamese, che fa da sottofondo alle fusa e alle coccole di cui è particolarmente amante.

Il pelo del gatto himalayano è lungo e molto folto il cui colore tende a scurirsi con l’età: compaiono infatti nel loro corpo delle vere e proprie macchie di colore più scuro rispetto al resto del corpo. Più esse contrastano, più l’esemplare è pregiato.
Questa è una caratteristica legata al gene Himalayano, recessivo: esso attiva un enzima che trasforma i precursori della melanina, ottenendo così l’inscurirsi del pelo.
Questo enzima risulta inattivato a certe temperature “calde” mentre si risveglia alle estremità. Infatti, in gattini in arrivo a temperatura “utero materno”, alta e costante, una volta venuti al mondo sono e restano bianchi per una decina di giorni. Poi i points iniziano a comparire per consolidarsi verso la quarta settimana di vita, sulle estremità, dove si ha la temperatura giusta.

Il gatto himalayano è un esemplare tranquillo: il suo fisico così evidente e particolare, nasconde in realtà un carattere docile. È vivace, ma non scatenato, grazie all’incrocio con il gatto Siamese, di natura molto più tranquillo.
Essi sono dei giocherelloni, non si impongono e non perseguitano il padrone: se in casa si presenta l’occasione di giocare e di stare in compagnia, sono molto contenti e partecipano volentieri alle attività proposte.

 

Il Barboncino: Il Cane da Salotto per Eccellenza

Il barboncino, soprannominato anche “barbone nano” è il cane da salotto per antonomasia, che rientra tra le razze più nobili di tutti i tempi.
Si tratta di un cane attivo e dinamico che ama la compagnia e la vita all’aria aperta. Adora passeggiare, correre e saltare.

A contendersi il podio di natività di questa razza canina così diffusa ed apprezzata in Europa, sono Francia, Italia e Germania.
L’ipotesi più accreditata collega le origini del barboncino al barbet, razza descritta e citata in molte opere fin dal secolo XVI e diffusa in Francia.

Questo cane deve la sua fama aristocratica all’aspetto fiero ed al portamento elegante.
Oltre a questo, le caratteristiche fisiche ridotte e ben proporzionate, oltre che al manto morbido e arricciato che richiede un’accurata toelettatura, rendono questi esemplari “nobili”.
Anche la loro camminata saltellante ed armoniosa, trasmette una sorta di superiorità che per secoli li ha etichettati come cani da compagnia prediletti alle famiglie nobili di mezza Europa.
Sono cani molto intelligenti, brillanti ed astuti: non a caso, questa razza è la più usata nei numeri circensi.
Il barboncino nano corrisponde ad una razza di cani di piccola taglia classificata come braccoide. Esistono diverse taglie, praticamente identiche, che si differenziano soltanto per le dimensioni: si tratta di barboncini toy, nani, medi e grandi.
L’altezza del barboncino varia a seconda del tipo.
Il toy, deve misurare al garrese da 23 a 28 cm e pesare circa 4/7kg, il nano va dai 28 ai 35 cm e di peso tra 6-7 kg, mentre il medio dai 35 ai 45 cm con peso tra i 10 e 12 kg.
Solo il vero barboncino arriva al garrese fino ai 45-60 cm, per un peso medio che oscilla tra i 15 e i 25 kg.

Dal suo aspetto traspare intelligenza, dinamicità, attenzione e viste le perfette proporzioni, eleganza e fierezza nel portamento.
Nel corso dei secoli, infatti, si è affermato come cane prediletto dai regnanti che lo consideravano quasi un ‘ornamento’ delle loro dimore e lo agghindavano di fiocchi e gioielli.
Il pelo folto e arricciato varia di colorazione nelle tonalità del bianco, marrone, grigio, nero, rosso fulvo e albicocca.

Il suo carattere vivace e gioioso mette tutti di buonumore tanto da distinguersi per la sua particolare devozione verso il proprio padrone e per la famiglia.
Ama la compagnia di bambini, verso i quali si dimostra equilibrato e giocoso.
Non è mai aggressivo, è socievole nei confronti degli altri animali e ama l’acqua.

È una razza nota per la sua fedeltà e per l’adattabilità all’addestramento. Tutto ciò lo rende un cane da compagnia adatto a qualsiasi ambiente familiare e domestico, a condizione che gli si garantisca una lunga uscita quotidiana per correre al parco e giocare con qualche amico.

Nelle esposizioni cinofile riscuote da sempre molto successo, ma il suo aspetto tradisce le reali origini visto che anticamente veniva utilizzato come cane da caccia, più che da esposizione.
Vista la sua intelligenza e reattività, impara molto in fretta ed è solito distinguersi nelle discipline di agility e obedience.

 

Come Funziona la Smielatura del Miele

Il miele è composto da un insieme di sostanze naturali elaborate dalle api per fare in modo che esso si conservi nel tempo.
Nel processo di smielatura, l’apicoltore preleva il miele dai favi delle api dove si trova immagazzinato all’interno delle celle come fonte di cibo per la loro sopravvivenza.

La smielatura è un procedimento che segue vari step: per una raccolta ottimale e dei risultati efficienti è importante sapere quando effettuare la smielatura e soprattutto la giusta procedura di elaborazione della sostanza fino all’ottenimento del prodotto finito. Per la produzione destinata alla vendita e soprattutto nella vendita di miele all’ingrosso ci sono specifiche normative da rispettare e l’utilizzo di apparecchiature professionali.

Gli strumenti necessari per poter estrarre correttamente il miele sono: apiscampo, soffiatore, spazzola, strumentazione varia come tuta protettiva, levetta, affumicatore, banco disopercolatore, coltelli o forchette, smielatore e maturatore.
Lo smielatore è lo strumento che permette la vera e propria estrazione del miele e di quest’ultimo ci sono diversi modelli: elettrici o a manovella, tangenziali o radiali, grandi o piccoli.

Qui di seguito tutte le fasi della smielatura:

1)     Utilizzo del soffiatore: in questa prima fase è importante che le api si allontanino dal nido. Per fare in modo che ciò avvenga, gli apicoltori utilizzano uno strumento specifico che si chiama soffiatore. Esso emana un flusso d’aria che porta le api ad allontanarsi per un po’. È sconsigliato invece l’utilizzo di affumicatori che oltre a danneggiare la qualità del miele possono anche creare molto nervosismo tra le api;

2)     Disopercolatura: quando il miele è maturo per la raccolta, le celle sono opercolate. Ciò significa che le api chiudono le celle contenenti il miele con uno strato di cera che protegga la sostanza per conservarla al meglio. Durante questa fase quindi, l’apicoltore preleva i favi e con appositi strumenti si adopera per rimuovere lo strato di cera che copre le celle. Questa operazione è assolutamente necessaria poiché permette la fuoriuscita del miele e la sua estrazione;

3)     Centrifugazione: in questa fase, i telaini disopercolati vengono messi dentro ad uno smielatore. Si tratta di un particolare contenitore in acciaio inox che attraverso movimenti rotatori, permette la fuoriuscita del miele dai favi. Lo svuotamento delle celle è dato dalla forza centrifuga esercitata dal macchinario. Una volta che i favi sono completamente vuoti, essi potranno essere riutilizzati per la stagione successiva;

4)     Filtrazione: ora che il miele si è depositato sul fondo dello smielatore, esso viene fatto fuoriuscire attraverso l’apposito rubinetto e riposto dentro a un secchio. Nella fase della filtrazione, vengono eliminate eventuali sostanze impure ancora presenti per ottenere un prodotto ottimale;

5)     Decantazione: questa è la fase finale in cui dopo la filtrazione il miele viene lasciato a riposare per circa due settimane in appositi contenitori. Il tempo di riposo serve per fare emergere in superficie le piccole impurità ancora presenti nel miele che si uniscono a uno strato di “schiuma” o bollicine superficiali createsi dopo la fase di centrifuga. Esse saranno completamente rimosse attraverso il processo di schiumatura che permetterà l’ottenimento del miele come prodotto finito da offrire ai consumatori.

Un apicoltore esperto sa quando è il momento giusto per raccogliere il miele.
Per accorgersi di ciò egli si dedica all’osservazione dei favi: quando il miele è maturo per la raccolta, è possibile notare alcune caratteristiche. In particolare, quando i melari sono pronti e colmi di miele, essi sono opercolati, ossia sigillati con uno strato di cera.
Questo è un chiaro segnale del fatto che il miele è maturo e pronto per l’estrazione.

La smielatura è dunque un processo che richiede delle operazioni specifiche. Sicuramente la parte che richiede più attenzione è quella legata alla scelta del momento adatto al prelievo dei melari. Per questo, valutare la curva del peso può essere essenziale: quando il peso rilevato raggiunge il livello stimato per un melario pieno, si procede con la rimozione.

Nella fase di smielatura, ovviamente, l’apicoltore non può prelevare tutta la quantità che egli desidera poiché prelevare tutto il miele a disposizione metterebbe fine alla vita delle api che non avrebbero cibo a sufficienza per sopravvivere.
L’apicoltore quindi preleva circa un terzo del miele presente e il resto lo lascia a disposizione delle api per il sostentamento della famiglia e dell’intera colonia.

 

 

 

Le Uova vanno Conservate in Frigorifero o a Temperatura Ambiente?

Una domanda che molte persone si pongono dopo aver acquistato le uova al supermercato o dopo averle raccolte al pollaio riguarda la conservazione: è meglio tenerle fuori o dentro il frigorifero?
In realtà vale la pena dire che esistono uova più o meno resistenti all’attacco dei batteri esterni, come la molto temuta salmonella, e questo fatto è dovuto semplicemente allo spessore e alla durezza del guscio.
Ne sono un esempio le uova deposte dalle nostre galline Marans, le quali sono caratterizzate da un guscio molto resistente e solido che le rende impermeabili all’intrusione di un qualsiasi battere esterno.

In Italia, acquistando le uova al supermercato vediamo che sono conservate, solitamente fuori dal frigorifero ma spostandoci all’estero, noteremo che vengono tenute in frigo anche prima dell’acquisto. Per quale motivo?
Questa differenza di modalità di conservazione ha un solo ed unico responsabile: la salmonella, e soprattutto due differenti modalità di approccio per contrastarla.
Negli allevamenti italiani, infatti, si predilige sempre un allevamento a terra e una vaccinazione delle galline contro la salmonella, scelte che riescono ad evitare possibili casi di infezione. È per questo motivo che nei nostri supermercati le troviamo esposte a temperatura ambiente; perché appunto, nella stragrande maggioranza dei casi, le uova sono sane.

Altro motivo per il quale non vengono conservate in frigorifero prima della vendita è per evitare che shock termici, soprattutto d’estate, incrinino la cuticola esterna dell’uovo, che rappresenta la maggior difesa del guscio contro l’intrusione dall’esterno di batteri.
Meglio dunque mantenerle sempre a temperatura ambiente e lasciare che le difese naturali presenti nel guscio dell’uovo facciano il loro lavoro.

Una volta che sono state acquistate al supermercato è altamente raccomandato di collocarle all’interno del frigorifero mantenendole chiuse all’interno del loro involucro in modo da abbattere, attraverso il freddo, qualsiasi minima possibilità di cariche batteriche nocive.

Non esiste dunque una linea guida comune che sia più corretta dell’altra ma in generale potremo dire che le uova acquistate al supermercato vanno conservate in frigorifero mentre le uova raccolte dal pollaio domestico no.
In questo caso siamo sicuri che i nostri esemplari siano sani e non c’è alcuna possibilità che siano contagiate da salmonella o altri batteri pericolosi, e dunque non necessitano di essere sottoposte al periodo di refrigerazione.
Per avere conferma che lo stato di salute delle galline sia ottimale, è opportuno eseguire periodicamente delle analisi delle feci ed evitare il contatto con volatili selvatici e topi all’interno del pollaio, anche per ciò che riguarda mangiatoie e abbeveratoi.
Comunque, in caso di dubbi, per non correre alcun pericolo, la soluzione migliore per consumare le uova senza correre rischi è la cottura.

Dall’America: La Plymouth Rock

La Plymouth Rock è una razza di gallina originaria degli Stati Uniti. Precisamente nacque nell’omonima città americana dall’incrocio tra le razze Giava, Cocincina, Brahma e Domenicana. Lo scopo era quello di far nascere un ibrido che garantisse allo stesso tempo una certa resistenza fisica e una buona produzione di uova. Dopo poco, il successo della razza si estese anche verso l’Europa, in particolare in Gran Bretagna.

A differenza della razza ovaiola Amrock, la Plymouth Rock è una razza di taglia medio-pesante e, nonostante siano riconosciute diverse colorazioni, la più nota è quella barrata.
E’ una razza robusta e un’ottima produttrice di uova di indole socievole e docile: per questo è facilmente addomesticabile e può essere una buona compagna anche per i bambini.
Ama razzolare in libertà, ma nonostante ciò non ha bisogno di grandi spazi; queste caratteristiche la rendono dunque una tra le galline migliori per chi si accinge a realizzare per la prima volta un pollaio. Inoltre, non essendo una buona volatrice, non occorre che il recinto abbia reti alte per impedire la fuga.

Depone ogni anno una media di 200 uova dal guscio color crema ed ha un buon istinto alla cova che la rende un’ottima chioccia.

Si caratterizzano per la loro corporatura robusta e con petto e addome abbondanti. Nei galli la coda sembra più alta a causa del piumaggio più lungo.
Gli orecchioni e la pelle della faccia sono rossi, così come la cresta, che appare di medie dimensioni e ben eretta. Gli occhi tendono anch’essi al rossastro mentre tarsi e becco sono di color giallo.

Oltre alla Plymouth Rock barrata e alle colorazioni classiche bianca e cuoio, in Italia sono riconosciuti i piumaggi neri e il perniciato maglie nere. In altri stati si possono trovare anche varianti columbia, columbia fulvo, blu orlato e perniciato orlato.

Per quanto riguarda la selezione barrata, ci sono un paio di considerazioni da fare: la parte bianca della piuma è più estesa di quella nera nelle femmine. Nei galli i due colori sostanzialmente si equivalgono. A livello riproduttivo poi, se si usano troppi esemplari dello stesso ceppo, il fattore genetico che porta il motivo barrato potrebbe causare un’anomalia nella muta.

Standard di razza – FIAV

I – GENERALITA’

Origine
USA, Plymouth nel Massachusetts.

Uovo
Peso minimo g. 55
Colore del guscio: da crema a bruno.

Anello
Gallo: 22
Gallina: 20

II – TIPOLOGIA ED INDIRIZZI PER LA SELEZIONE

Pollo grande e robusto, con forme ben arrotondate e linea del dorso leggermente ascendente. La cresta è piccola e semplice. Ha una leggera propensione alla cova. Migliorare l’attitudine alla deposizione. Ricercare nella selezione un disegno preciso e netto.

III – STANDARD
Aspetto generale e caratteristiche della razza

1- FORMA
Tronco: lungo, largo e profondo a forma rettangolare.
Testa: piuttosto piccola.
Becco: corto e forte, giallo.
Occhi: grandi di colore rosso arancio.
Cresta: semplice, portata dritta, di media grandezza, quattro o cinque denti non troppo profondi, di tessitura fine, rossa.
Bargigli: di media grandezza, lisci, rossi.
Faccia: rossa, con qualche piccola piuma.
Orecchioni: di media grandezza, lisci, rossi, a forma di mandorla.
Collo: di media lunghezza, forte, con mantellina abbondante
Spalle: larghe ed arrotondate.
Dorso: uniformemente largo, di media lunghezza,
con linea dritta leggermente ascendente verso la coda, groppa ben impiumata.
Ali: portate alte e ben aderenti al corpo.
Coda: corta, piena, con impianto largo, portata aperta, poco rilevata, apparentemente senza angolo, continua ininterrottamente la linea del dorso.
Petto: largo, ben arrotondato.
Zampe: gambe di lunghezza media, poco evidenti, senza cuscini. Tarsi mediamente lunghi, forti, senza piume, quattro dita, colore giallo intenso.
Ventre: ben sviluppato, largo e profondo.
Pelle: gialla.

2 – PESI
GALLO : Kg. 3,0 – 3,5
GALLINA : Kg. 2,5 – 3,0

 

 

 

Quanto Spazio dedicare per Ogni Gallina?

La maggior parte degli allevatori si chiede quanto spazio necessitano le galline ovaiole per vivere bene e soprattutto se esiste una legge che sancisce quanti metri quadrati dedicare ad ogni singolo animale.

In realtà ci sono diversi aspetti e fattori da considerare per poter avere delle risposte corrette e ciò che fa la differenza è la tipologia di allevamento che si intende sviluppare.
Prima di tutto quindi è fondamentale fare chiarezza a queste domande:

1)     Quante ore al giorno prevedo di lasciare i polli all’interno del pollaio?

2)     Le galline avranno a loro disposizione un’area esterna al pollaio in cui razzolare?

3)     Quanti capi intendo allevare? E per quale scopo?

Ipotizziamo che l’allevamento che andremo a sviluppare sia di tipo domestico e dunque consideriamo di adottare circa 4 o 6 galline ovaiole di piccola-media taglia.
Questa modalità di allevamento prevede solitamente il pascolo all’aperto durante le ore del giorno e l’utilizzo del pollaio, inteso come struttura di rifugio vera e propria in cui gli animali sono protetti dalle intemperie e dai predatori, per le ore serali e notturne.
Questo spazio non comprende lo spazio esterno adibito a pascolo chiamato “corsa” che deve essere invece misurato a parte.
In questo caso potremmo quindi valutare circa 1,70 mq di pollaio chiuso e circa 8 mq di area esterna. Per un totale di circa 10 mq di superficie complessiva.

Per il benessere animale, oltre allo spazio a disposizione dobbiamo cercare di rispettare anche la gerarchia sociale e naturale degli animali.
Se, ad esempio, consideriamo un allevamento di 6 esemplari possiamo pensare di seguire il rapporto consigliato di 1 gallo ogni 5-6 galline per possedere un pollaio completo in tutti i sensi.
Questi sono numeri indicativi che possono garantire una buona qualità di vita. Nulla vieta, se abbiamo più spazio a disposizione, di poter ampliare l’area a questa destinazione.

Per valutare la dimensione del pollaio dobbiamo considerare almeno 30 cm quadrati per gallina.
Il pollaio è strutturato in media in 3 elementi:

–         Pavimentazione di base da cospargere di segatura o truciolo per facilitarne la pulizia;

–         Posatoio;

–         Nidi di cova.

Il parametro da tenere a mente in questo caso è di 1,4 mq a pollo che, nell’esempio di 6 galline equivale ad un’area inferiore a 8,5 mq.

Al contrario degli spazi della zona coperta, questi invece possono essere ampliati senza problemi in quanto l’area di razzolamento può anche non avere limiti.
Lo spazio di corsa per le galline può essere concepito in diverse modalità a seconda dell’area che abbiamo a disposizione e della vicinanza ad eventuali pericoli.
Per questo motivo c’è chi preferisce lasciare razzolare le galline libere in campo aperto, chi le protegge con una recinzione e chi costruisce a loro uso un box di corsa mobile che può essere spostato a seconda delle esigenze e per rotazione del suolo.
Una corsa portatile risulta utile anche per evitare di dover cambiare lettiera, per poter tenere puliti i polli con maggiore facilità e per fornire alle galline un’area sempre verde.
Un’area di razzolamento di adeguate dimensioni è ottima per garantire condizioni di salute di alta qualità e ostacola il passaggio di malattie tra i diversi individui come invece accade nelle batterie industriali dove gli spazi sono eccessivamente promiscui.
Evitando il prolungato soggiorno delle galline in piccoli spazi non dovremo ricorrere all’impiego di antibiotici che risultano invece altrimenti necessari per combattere muffe, batteri, parassiti e infezioni alle vie respiratorie superiori.
L’ampliamento dello spazio di corsa è una pratica soluzione nel caso in cui l’attuale superficie di razzolamento si riveli o si sia trasformata in un terreno fangoso così come in caso di eccesso di escrementi.

Se prevediamo di far convivere assieme differenti razze di gallina potremmo dover tenerle divise per evitare conflitti. Nella maggior parte dei casi non ci saranno problemi soprattutto se le galline godono dei giusti spazi.
Alcune difficoltà di convivenza potrebbero configurarsi nel caso di compresenza di razze piccole con razze più grandi. Queste ultime potrebbero rivelarsi più prepotenti nel confronto delle prime.
Una buona idea per favorire una serena convivenza può essere quella di prendere almeno un paio di galline per razza.
Se il nostro obiettivo è quello di allevare razze particolari per pregio o per la conservazione in quanto rare, risulterà importante tenerle separate dalle altre così da mantenere pura la discendenza.

Il Gatto Canadian Sphynx

Gli esemplari originari di gatto Sphynx giunsero in America nei primi anni del Novecento, ma i primi allevamenti nacquero in Canada negli anni Settanta: proprio per questo motivo viene anche nominato Canadian Sphynx. La razza fu riconosciuta per prima nella associazione felina internazionale TICA che ne ha creato lo standard.

È un gatto estremamente socievole, che interagisce con la famiglia e che sa farsi notare. 
La sua apparenza nuda non è la sua peculiarità, ma lo sono invece il suo carattere e la sua indole.
La sua nudità è il frutto di una mutazione spontanea del gatto domestico, il gene “hr” che caratterizza questa razza è un gene recessivo. È di fatto un gran vantaggio per lo Sphynx, che può vivere così anche negli appartamenti di persone allergiche.
Nonostante l’assenza di pelo nel loro corpo, possono presentare diverse colorazioni: tigrate, a macchie, a pois e tartarugate.

Esistono tre tipi di pelle: la pelle Rubber “gomma”, molto simile a un materiale gommoso e soffice, la pelle Peach “pesca”, a contatto tattile molto simile a una pesca, da qui il nome, e la pelle Wax “cera”, molto più con effetto antiscivolo al tatto si presenta completamente nuda, ma necessita di cura e pulizia più attenta rispetto agli altri due tipi.

È dotato di grandi orecchie leggermente arrotondate sulla punta. Esse sono un aspetto molto importante per questa razza e l’interno deve essere assolutamente nudo. Gli occhi molto grandi ed espressivi hanno la forma di un limone, inclinati verso l’angolo esterno dell’orecchio. La testa è di taglia media, a forma di cuneo leggermente arrotondato, appena più lunga che larga, con il muso fermo, pronunciato e arrotondato e zigomi prominenti.
Il collo è di lunghezza media e muscoloso. Le zampe anteriori ben distanziate a causa del torace largo, le zampe posteriori leggermente più lunghe di quelle anteriori, i piedi sono di forma ovale con dita lunghe, i cuscinetti plantari sono spessi e danno l’impressione che il gatto cammini su dei cuscinetti d’aria.

I maschi sono leggermente più grandi delle femmine, mai esili, nonostante mantengano una eleganza unica nei movimenti hanno una struttura abbastanza robusta ma non eccessivamente, sono slanciati ma con una muscolatura ben evidente. Le rughe sono molto importanti per questa razza e devono essere presenti specialmente sulla testa.

La Canadian Sphynx soffre più di ogni altra razza il freddo; dunque, è necessario tenerlo quanto più possibile in casa, dove predisporgli tutto il necessario per farlo sentire al caldo. Per questa stessa ragione, sarà necessario alimentarlo con cibi altamente proteici, che gli mantengono la pelle tra i 38° ed i 39°. Ha un rapido metabolismo, perciò mangerà tanto e spesso.
Nei giorni più freddi, potrebbe sentire il desiderio di sdraiarsi al sole, in questi casi, sarà buona norma proteggerlo con una crema protettiva ad elevato SPF e poiché suda, bisognerà pulirlo con delle salviette inumidite.

Più di altre razze, necessita la pulizia delle orecchie, in quanto la mancanza di pelo aumenta la formazione di cerume. In egual maniera, va prestata una certa attenzione agli occhi, poiché non presentando ciglia, sono soggetti ad una maggior lacrimazione. Per pulirgli la rima inferiore, basta imbevere un cotton-fioc con una soluzione antibatterica e lenitiva.

Gli esemplari di questa razza raggiungono la maturità sessuale precocemente, indistintamente dal sesso. Le femmine a differenza delle altre razze hanno calori molto più frequenti. Altro aspetto importantissimo, considerando i diversi tipi dell’animale, è quello di far eseguire la fase riproduttiva esclusivamente da allevatori esperti, per evitare forme virali, batteriche, e rischi di Cardiopatia Ipertrofica.

 

Il Siberian Husky

Il Siberian Husky è un cane di taglia media di origine siberiana. Nacque come razza da lavoro fino a divenire ai giorni attuali una fra le più apprezzate razze da compagnia.

Questo esemplare è stato selezionato nella sua forma moderna negli Stati Uniti d’America a partire da cani originari della 
Siberia, dove era stato allevato per secoli dal popolo dei ciukci per il traino delle slitte.
Agli inizi del Novecento un mercante di pellicce, William Goosak, ne importò degli esemplari in Alaska. Nella All Alaska Sweepstakes del 1909 il traino da lui organizzato arrivò terzo, destando stupore anche per la differenza di taglia con i cani solitamente utilizzati, tanto da guadagnare l’appellativo di siberian rats (ratti siberiani).
Negli anni successivi cani di provenienza siberiana ebbero più volte successo nelle remunerative corse con i cani da slitta
tanto che nel 1913 Amundsen voleva utilizzarli per una spedizione al Polo Nord.

Pur essendo un cane da tiro, quindi robusto e muscoloso, possiede una struttura elegante, leggera e ben proporzionata. Ha un cranio leggermente arrotondato che, insieme al muso che si restringe verso il tartufo, contribuisce a far risaltare il suo aspetto lupino. Gli occhi a mandorla, leggermente obliqui, possono essere marroni, ambra, azzurri o eterocromi (di due colori diversi). Le orecchie, portate erette e vicine tra loro, sono piccole per disperdere meno calore e ben fornite di pelo, per sopportare meglio le temperature polari a cui, spesso, sono esposti.
La coda, detta coda di volpe, è portata a scimitarra: non deve assolutamente essere arrotolata sul dorso o sul fianco. Il pelo è doppio e di lunghezza media e mai così lungo da nascondere il profilo del cane. Nonostante il folto pelo, gli husky non soffrono il caldo più delle altre razze a pelo corto, perché il loro manto non solo li protegge dal freddo, ma funge da isolante contro il caldo.

Per il suo carattere docile e socievole, non è adatto ad essere impiegato come cane da guardia, ma è un cane molto intelligente. Per la sua natura, che lo vede impiegato per il traino delle slitte in percorsi di media e lunga distanza e in territori climaticamente ostili, l’animale ha il bisogno continuo di “esplorare” il territorio che lo circonda, che gli consente di fare rientro al suo accampamento.
Allegro e giocherellone, dignitoso e orgoglioso, è a volte gioviale, ma soprattutto molto socievole con tutti, cani e persone: può essere infatti un ottimo compagno di giochi per i bambini. Benché sia un po’ testardo, come tutti i cani nordici, può essere educato, purché in tenera età. Nonostante il carattere amichevole, è molto indipendente, non semplice da allevare e ha un forte istinto predatorio nei confronti di piccoli animali.
Per i suoi tratti caratteriali, il Siberian Husky tende a trovarsi un determinato ruolo all’interno della famiglia che lo sta adottando, poiché la considera quasi come fosse un branco.
Per tale motivo, l’animale si sottometterà più a colui che riterrà essere il suo capobranco, mentre con gli altri componenti sarà un po’ meno “rispettoso”. Per questo, bisogna educarlo in maniera ferma, ma estremamente gratificante, perché è molto intelligente e sensibile: questa sua caratteristica ha fatto nascere nelle persone l’idea che si tratti di un animale testardo e indipendente ma la sua intelligenza, la sua mansuetudine e il suo desiderio di affetto fanno di lui un compagno gradevole e un lavoratore pieno di buona volontà.

 

 

La Gallina Ovaiola Ancona

La gallina ovaiola Ancona prende il nome dall’omonimo porto di mare capoluogo del marchigiano; da qui, intorno al 1848, è salpata per essere esportata in Inghilterra e in America. Essendo una razza mediterranea, rustica e campagnola, si adatta bene ad ogni clima e ben sopporta il freddo dell’inverno e il caldo dell’estate, senza alcun impatto nella produzione di uova, sempre costante.

Oggi la maggior diffusione di galline ovaiole Ancona si registra in America e in Australia, mentre per assurdo, nel marchigiano, se ne sono quasi perse le tracce in quanto purtroppo negli anni del dopoguerra questa ed altre razze vennero abbandonate e sostituite con ibridi da batteria più adatti agli allevamenti industriali.

Gli esemplari di questa razza sono noti per il loro piumaggio picchiettato e proprio per questo motivo vengono soprannominati anche galline a pois.

Sicuramente questa particolare colorazione è per loro utile per potersi mimetizzare in natura e nascondersi dai predatori e non solo.
Infatti, è stata appositamente ricercata dai mezzadri marchigiani dell’epoca al fine di riuscire meglio a nascondere le loro galline ai controlli del padrone, che poteva reclamarne la metà. I proprietari dei fondi, infatti, pretendevano che si allevasse pollame a colorazione bianca o rossa, che meglio lo evidenziasse sul verde dei campi nel momento di una conta. La gallina Ancona, capace di vivere in maniera indipendente e in piena libertà, poteva anche sfuggire a questi controlli capillari, e quindi divenne sicuramente un’alleata del mezzadro.

Le galline ovaiole Ancona sono grandi razzolatrici e hanno un carattere molto simile alla Livorno; sono molto rustiche e vivaci, e amano vivere all’aperto ed essere lasciate in totale libertà al pascolo. Se allevate in luoghi chiusi tendono ad avere comportamenti aggressivi e nervosi.
Si stima che la loro necessità di cibo sia ridotta di circa un terzo rispetto ad altre razze e per questo sono galline allevabili con il minimo impatto ambientale ed economico considerata la loro indole di procurarsi il cibo in competa autonomia all’aperto.

Una delle caratteristiche di maggior rilevanza è costituita dalla loro abitudine a deporre numerose uova, con una media annuale di circa 200 unità di medie dimensioni e con guscio bianco abbastanza resistente.

Queste galline presentano un piumaggio folto che ricopre un corpo robusto, un petto largo ed un dorso arrotondato.
L’esemplare femmina non supera quasi mai i 2kg di peso mentre il maschio può raggiungere anche i 3kg. Questi ultimi si distinguono per la presenza di una cresta semplice, dritta, ampia e rossa. Molto più rara, ma comunque possibile, è la presenza di una cresta a rosa. I bargigli sono altrettanto rossi e piuttosto pronunciati mentre gli orecchioni sono bianchi. Zampe e becco infine sono gialli.

L’Udito delle Galline

Le galline sono dotate di due orecchie, poste ai lati della testa proprio come noi umani.
A differenza degli altri esemplari però, non sono visibili facilmente in quanto sono poco vistose, infatti, il condotto auricolare è coperto da apposito piumaggio che protegge l’organo uditivo senza però compromettere la percezione di rumori e suoni dall’esterno.
Sotto il piumaggio, a copertura dell’orecchio, è situato il lobo auricolare, ben evidente in alcune razze avicole in cui il lobo è bianco come ad esempio nella gallina Livornese, e invece quasi totalmente invisibile in quelle dove i ciuffi auricolari lo nascondono praticamente del tutto come nel caso della gallina Araucana.
Le galline hanno un orecchio esterno, un orecchio medio e un orecchio interno: l’orecchio esterno raccoglie le onde sonore e le canalizza nell’orecchio medio; l’orecchio medio è separato dall’orecchio esterno da una membrana, spesso indicata come timpano. Le onde sonore fanno vibrare il timpano. Queste vibrazioni vengono quindi rilevate dall’orecchio medio e trasferite all’orecchio interno.
L’orecchio interno è responsabile dell’analisi iniziale delle vibrazioni. La columella trasmette le vibrazioni alla coclea nell’orecchio interno, dove speciali terminazioni nervose lo ricevono e trasmettono l’informazione al nervo uditivo e successivamente il nervo uditivo invia l’informazione alla parte del cervello adibita a riconoscere l’informazione come “suono”.

Studi recenti hanno dimostrato che la struttura dell’orecchio di una gallina è tale per cui l’apertura del becco consente di attenuare l’intensità dei rumori.
Infatti, l’apertura del becco accompagna la rotazione dell’apparato auricolare e la deformazione della membrana timpanica tramite la connessione del tessuto molle.

A differenza degli umani, che tendono a soffrire di perdita dell’udito mentre invecchiano, le galline sono in grado di far ricrescere le cellule uditive danneggiate e quindi il loro udito rimane eccellente per tutta la loro vita.

Il colore dei lobi auricolari può essere, in svariati casi, un discreto premonitore del colore delle loro uova; non è una regola costante applicabile a tutte le razze, ma spesso ad un lobo bianco corrisponde una deposizione di uova bianche e ad un lobo rosato/marrone può associarsi la deposizione di uova rosate/marroni.

Per le galline l’udito è importantissimo, così come la vista, dal momento che in natura sono molto in basso nella catena alimentare e che quindi, qualsiasi minimo preavviso della presenza di un predatore nei dintorni è di vitale importanza.
Per questo motivo le galline possono individuare il punto esatto della sorgente di emissione di un suono, misurando quanto tempo impiega quel suono per raggiungere ognuna delle due orecchie. Dal momento che questa capacità è basata sulla valutazione del tempo di ritardo tra l’arrivo del suono su entrambi i lati della testa, per le galline è più facile individuare la fonte di una serie di suoni brevi rispetto a quella di un singolo suono continuo. Generalmente le galline non sono spaventate da forti rumori e sono invece piuttosto spaventate da quei rumori che, per istinto naturale, possono associare alla presenza di un predatore.

Un pulcino è in grado di sentire la chioccia che si avvicina all’uovo quando è ancora all’interno del guscio in quanto l’udito risulta essere sviluppato già dal dodicesimo giorno del periodo di incubazione.
Quando i pulcini vengono allevati dalla “mamma chioccia”, essa li aiuta ad identificare gli alimenti facendo specifici suoni noti come “indizi uditivi”; in questa fase i pulcini rispondono ai tipici versi emessi della chioccia, che picchietta a terra e rumoreggia quando trova semi o insetti da mangiare.

Sono state catalogate 31 differenti vocalizzazioni degli avicoli, e ne consegue che le galline riescono a sentirle e decodificarle. Ad esempio, il canto di ogni gallo è unico e diverso da quello di un altro gallo.
Questo gli è molto utile per difendere il territorio senza dover continuamente lottare con individui rivali per rivendicarlo.