Il Gatto d’Angora

Il gatto d’Angora è originario della città di Ankara, in Turchia.
È un piccolo felino di razza caratterizzato da eccezionale eleganza, dal pelo lungo e sericeo, e da un carattere molto vivace, comunicativo e socievole.

Le origini del gatto d’Angora sono molto antiche infatti risalgono al XV secolo quando il governo turco proclamò la variante bianca tesoro nazionale e iniziò un programma di protezione e allevamento presso gli zoo di Ankara, Smirne e Istanbul.
L’angora è un gatto di media grandezza, le femmine variano tra i 3kg e i 4 kg di peso, mentre i maschi non superano i 4,5–5 kg.
La struttura del corpo è leggera ed elegante, seppur muscolosa, con zampe affusolate e coda molto lunga. In particolare, le zampe anteriori sono leggermente più corte delle posteriori e le spalle e le anche hanno la stessa larghezza. Le zampe sono piccole e rotonde mentre la testa è affusolata e lunga.
Il pelo dell’angora è serico, sottilissimo e assolutamente privo di sottopelo. È medio sul corpo e si allunga sulla gorgiera, sulla coda e sui calzoncini.
Questi gatti non hanno il mantello definitivo fino all’anno di età e vi è molta differenza tra la livrea invernale e quella estiva.

Il colore dell’angora è oggetto di molte discussioni. In Italia ed in Europa, oggi ci sono club indipendenti che, al contrario degli affilati FIFE, ammettono i soggetti colorati.

Gli esemplari di questa specie amano le novità e le avventure. La loro curiosità e voglia di vivere li rendono i compagni ideali dei bambini, per i quali mostrano una predilezione tutta particolare.
Questi gatti sono molto intelligenti ed addestrabili. Spesso, si dimostrano grandi campioni in cat-agility. È molto difficile, invece, che si facciano sopraffare dall’aggressività, anche nelle situazioni più critiche.

Benché sia un gatto vivace, l’angora turco si adatta benissimo alla vita d’appartamento e alla convivenza con altri animali. D’altra parte, non si sente molto a suo agio con periodi prolungati di solitudine, anzi soffre di ansia e stress da abbandono.
Questi gatti sono adatti a persone che cercano, più che un animale da compagnia, un compagno di vita, con cui condividere la quotidianità, le attività, gli amici e le grandi scoperte.

L’angora turco può tendere ad ingrassare, occorre quindi fare un po’ attenzione con le razioni di cibo. In linea generale è bene lasciargli sempre a disposizione una ciotola di acqua fresca, e dei croccantini. Una volta al giorno occorre integrare con del cibo umido a base di carne o pesce.

Essi sono purtroppo soggetti a diverse patologie gravi. La più diffusa è la cardiomiopatia ipertrofica, un problema cardiaco che può portarli alla morte, ma che può essere diagnosticata tramite un’ecocardiografia a cadenza annuale. L’altra è l’atassia genetica, che si sviluppa nei cuccioli entro il terzo mese di vita.
Legata al colore bianco, vi sono invece la sordità ereditaria, per cui esistono test e protocolli di cura affidabili, e il complesso del granuloma eosinofilo, una malattia dermatologica

Dalla Famiglia dei Lama: Gli Alpaca

L’alpaca è un camelide originario del Sud America, appartenente alla famiglia del lama.
Sin dall’antichità, circa 4000 anni fa, questi esemplari venivano allevati dagli Inca come animali domestici per la loro lana, il pellame e la carne.
Queste tribù li soprannominavano “l’oro delle Ande” e la loro pregiatissima fibra veniva definita “la lana degli dèi”.
All’epoca, solamente l’imperatore, la sua famiglia e i membri più importanti della corte potevano indossare capi realizzati in fibra di alpaca.

Gli Inca conducevano scambi commerciali e baratti usando manufatti in alpaca e la ricchezza di una persona veniva giudicata in base a quanti alpaca si possedevano. Con la conquista spagnola avvenuta nel XVI secolo, in Peru, 10 milioni di abitanti indigeni vennero sterminati e gli alpaca rischiarono l’estinzione.
Fu così che per salvarli, i peruviani trasferirono i capi ad altitudini estremamente più elevate, dove le pecore non potevano vivere, abituando così gli alpaca al clima delle Ande Peruviane, sopportando temperature rigide di notte e calde di giorno, con un tasso di ossigeno ridotto.

A seguito della distruzione dell’Impero Inca, le antiche tradizioni di allevamento degli alpaca vennero perdute, con conseguente difficoltà ad ottenere una fibra di buona qualità.
Solo recentemente, nella seconda metà del 1900, ci fu una riscoperta di questa fibra e i governi di Peru, Cile Bolivia imposero l’alpaca come lana di lusso acconsentendo ad abbassare le restrizioni relative all’esportazione di alpaca nel mondo.
Vennero esportati alpaca in Australia, Nuova Zelanda, Stati Uniti, Canada e gli allevatori di queste nazioni iniziarono ad investire su questi animali e sulla produzione di una fibra di alta qualità.

In Peru negli ultimi decenni è nata un’industria tessile fiorente che cerca di soddisfare la crescente domanda mondiale di fibra e prodotti in alpaca.

L’alpaca generalmente non supera i 90 cm di altezza al garrese e i 75 kg di peso.
Il loro aspetto ricorda una pecora, anche se rispetto ad essa hanno dimensioni maggiori con collo e zampe molto lunghe.
Gli esemplari di questa specie sono ruminanti e come tutti i camelidi possiedono tre stomaci per la digestione della fibra.
In media ogni animale mangia circa un chilogrammo di vegetali al giorno e non necessita di bere molta acqua.
Esistono due razze di alpaca: la razza Huacaya e la razza Suri, rappresentando quest’ultima solo il 10% della popolazione degli alpaca nel mondo.
Le femmine danno alla luce un solo piccolo all’anno perché il loro periodo di gestazione è di circa 11 mesi e mezzo.

Oggi, l’allevamento di alpaca si sta rapidamente diffondendo in tutto il mondo, poiché sempre più persone, in numerosi paesi riconoscono il potenziale di questo affascinante animale.
L’Australia è riuscita a creare una fiorente industria degli alpaca, così come gli Stati Uniti.
I programmi di allevamento applicati in questi nuovi paesi che hanno una lunga storia di sviluppo agricolo controllato sono molto più sofisticati della maggior parte delle pratiche dei paesi di origine di questi animali.
La tenuta dei registri è meticolosa e viene scrupolosamente monitorata la genetica di tutti gli animali; le pratiche veterinarie sono fortemente coinvolte nella salute e nel benessere degli animali e la scienza è stata applicata allo sviluppo degli alpaca.
In Italia, l’alpaca si presta ad essere utilizzata come animale da passeggio o per l’alpaca-terapia, trovando impiego con bambini, malati e anziani.

 

 

 

 

 

 

Il Re dei Terrier: L’Airedale Terrier

L’Airedale Terrier viene soprannominato “King of Terriers”, il Re dei Terrier.

Questo esemplare è nato dall’incrocio tra la razza Black and Tan Terrier, e l’Otterhound. Alcuni esperti ritengono che i suoi antenati siano degli esemplari di  Basenji, un cane africano giunto in Inghilterra durante le varie operazioni commerciali. Questo terrier venne impiegato inizialmente per le sue doti di abile cacciatore di lontre. Ben presto però si mise in mostra contro predatori ben più grandi, quali gli orsi o i cinghiali.
Qualche decennio più tardi l’esercito inglese lo arruolò, riconoscendone le particolari doti utili per ritrovare i corpi o fungere da ausiliario nelle varie operazioni di soccorso.
Lo standard della razza venne definito dal Kennel Club di Londra oltre un secolo fa, precisamente nel 1886. Da allora questo cane continua ad essere apprezzato, seppure i cambiamenti storici ed evolutivi ne hanno modificato in parte l’indole.

Il nome Airedale proviene dall’omonima vallata situata nella regione dello Yorkshire, in Inghilterra settentrionale, patria natia di questa razza.
Si tratta di un cane adatto a chi cerca un animale in grado di fare la guardia, ubbidiente, affettuoso e leale. 

L’Airedale terrier è un cane di taglia media, ben proporzionato, con la testa particolarmente lunga e piatta e il collo muscoloso. I maschi sono alti 58-61 cm, le femmine 56-59 cm.
Il corpo è muscoloso e snello, la coda ha l’attaccatura alta.
Il pelo è folto e duro, si presenta piuttosto ruvido al tatto e ricopre l’intera corporatura, compresi gli arti. Il sottopelo si caratterizza invece per essere più morbido. Il mantello è interamente color fuoco, più scuro a livello delle orecchie e con la sella tipicamente nera.

Gli esemplari di questa razza abbaiano raramente e possiedono un olfatto e una vista ben sviluppati.

Oggi viene per lo più impiegato come cane da guardia, mostrando di saper difendere egregiamente il suo territorio. Ama essere libero, dunque, ne risentirà sicuramente se costretto alla vita da appartamento: questa è una razza che ha bisogno di muoversi e stare a contatto con la natura.

Educare un cane di questo tipo significa far capire sin da subito chi è il vero padrone. Prima dei 15 mesi difficilmente riuscirete ad ottenere qualcosa da lui, sviluppando con tempi molto lunghi.

La durata media della vita è di 12 anni. Necessita di una buona toelettatura del pelo almeno due volte all’anno. In questo caso si utilizza la tecnica dello stripping: il pelo viene strappato e non tagliato. Spazzolarlo regolarmente manterrà il mantello in salute e gradevole dal punto di vista estetico.

 

Come sollevare da Terra un Coniglio

I conigli, di natura, pongono spesso resistenza ad essere sollevati e spostati.
Se percepiscono un potenziale pericolo, infatti, reagiscono scappando e nascondendosi, anche dal padrone.
Solitamente, quando vengono presi iniziano a scalciare, a dimenarsi e a volte a lanciarsi nel vuoto, lottando per la loro libertà.

Considerando questo loro aspetto caratteriale, è bene insegnare loro ad accettare questa cosa senza spaventarsi ed impaurirsi inutilmente.
Il primo passo è quello di utilizzare una piccola area con accesso dall’alto, come ad esempio una gabbia o un trasportino che si aprono dalla parte superiore, un recinto o una piccola stanza senza nascondigli.
È invece più difficile utilizzare una gabbia o un trasportino con porta che si apre lateralmente, oppure una stanza con dei mobili sotto i quali il coniglio può nascondersi.
I conigli sono bravi ad opporsi e alcuni attaccano se messi all’angolo.
Se riescono a nascondersi sotto un mobile o un qualsiasi altro riparo, la tecnica migliore per prenderli è da dietro: accarezzandoli andranno poi girati in modo che il loro sedere sia rivolto verso la porta che devono attraversare. Successivamente va messa una mano sotto il loro torace per impedire che vadano in avanti e, con l’altra mano si sposta la loro estremità posteriore verso di noi. Una volta che le zampe posteriori sono uscite, la parte difficile è finita. Ora che il coniglio è fuori, è ora di sollevarlo.

La cosa che non bisogna mai fare è quella di afferrarli e sollevarli di peso per le orecchie, questo perché provoca dolore nell’animale, in più c’è il rischio di creare loro lesioni alla testa, al padiglione auricolare e alla spina dorsale.

Per chi dovesse trovarsi ad allevare questi animali in una conigliera una cosa importante da considerare è iniziare a maneggiare il coniglio fin da cucciolo per fare in modo che inizi a fidarsi del padrone il prima possibile.
Una corretta manipolazione prevede che lo si sollevi prendendo la pelle della collottola o del dorso con una mano e sostenendo con l’altra il peso del peso del corpo sull’addome o sul posteriore. Per rendere questa operazione meno invasiva è consigliabile coprirgli gli occhi con una mano o con il braccio.

La cosa più importante da tenere a mente quando si maneggiano questi animali è quella di farli sentire protetti e sicuri. A questo scopo la manipolazione si deve svolgere in silenzio, in modo tranquillo e deciso in modo da evitare gesti bruschi da parte del coniglio.

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Tacchino dei Colli Euganei: due Specie a Confronto

Tra le tante razze di tacchino che popolano e che hanno popolato la nostra penisola, il Tacchino Bronzato dei Colli Euganei sta sempre più facendo parlare di sé tra gli avicoltori amatoriali.
È una razza rustica di origine veneta, più precisamente della zona dei colli euganei, da cui prende appunto il nome.

Il Tacchino Bronzato dei Colli Euganei è un tacchino di piccole dimensioni, con maschi che raggiungono i 5 Kg e femmine che pesano tra i 2,5kg e i 3Kg.
Sono in genere animali molto rustici, adatti ad un allevamento di tipo estensivo, ottimi pascolatori. Le femmine hanno uno spiccato istinto alla cova, e le piccole dimensioni le rendono ottime covatrici di uova di gallina.

Il Tacchino Bronzato Comune invece, ha una mole più grande: i maschi possono arrivare a pesare anche fino a 7 kg, mentre il peso delle femmine oscilla tra i 3kg ai 3,5kg. Le due razze hanno in comune il colore della livrea, bronzata appunto, ma nel tacchino dei colli euganei sono presenti riflessi metallici più accentuati, come anche nelle femmine, dal piumaggio molto ricco di riflessi.

Il capo è di media grandezza e nei maschi è privo di piume. Il becco è corto e forte, motivo per il quale sono ritenuti ottimi procacciatori di cibo durante il pascolo.
Hanno una corporatura di forma cilindrica, dal dorso ampio e allungato verso la groppa e una coda lunga portata chiusa, come le ali, portate aderenti al corpo. 
Il petto è largo e muscoloso. I maschi hanno un ciuffo di setole dure e nere, nascoste sotto al piumaggio, nel caso degli esemplari più giovani, e invece meno sviluppate nelle femmine, ma in entrambi i sessi, sono segno di buona salute e vitalità.
La colorazione dei tarsi è quasi nera, molto scura. Sono piuttosto corti e dotati di quattro dita. Nei maschi è presente anche uno sperone, molto più sviluppato in età adulta. La colorazione della pelle invece, va dal bianco al giallo aranciato, di consistenza piuttosto sottile e morbida.

Raggiungono la maturità sessuale in entrambe i sessi intorno ai 6-7 mesi. Le femmine depongono uova di una colorazione che va dall’avorio al rosato, leggermente puntellate di marrone, e dopo circa un mese si potrà assistere alla loro schiusa.

Negli scorsi anni la FIAV ha inserito la razza nel proprio standard, specificando che il colore della pelle di questi animali deve essere giallo. La cosa però va contro a una serie di testimonianze che vedono la pelle di questi animali di colore bianco.
Da alcuni anni i giudici dell’Entente Européenne d’Aviculture hanno notato ed ammirato le caratteristiche di questa popolazione di tacchini di piccola taglia, diffusa appunto in Veneto, caratterizzata spesso da pelle di colore giallo, a volte giallo paglierino intenso.

A Camponogara, sita tra Padova e Venezia, erano allevati tacchini bronzati di piccola mole, dalle caratteristiche analoghe a quelle dei Bronzati Euganei. Le testimonianze dei contadini e degli agricoltori locali affermano che, sebbene il colore della pelle non fosse fatto oggetto di selezione, erano spesso preferiti capi a pelle gialla, anche se animali a pelle bianca pare non fossero infrequenti.

 

Il Cane di Razza Maltese

Il cane maltese è di origine mediterranea. È un esemplare apprezzato fin dall’epoca romana, in cui veniva addomesticato nelle case nobili per la sua bellezza ed intelligenza.

La prima esposizione a cui questo cane partecipò fu nel 1862 in Gran Bretagna.
In passato fu utilizzato sulle navi e nei porti come cacciatore di piccoli animali roditori ed è noto anche per essere stato uno degli animali da compagnia più fedeli durante la corte di Luigi XIV, quando le nobildonne di Versailles li nascondevano nelle lunghe maniche per averli sempre accanto.

Il Maltese è esclusivamente di colore bianco e con un pelo molto folto. Gli occhi sono tondi di media grandezza e un po’ più piccoli del naso, le orecchie sono simili a un triangolo al contrario. Le zampe sono medie, e la coda forma un’unica grande curva, la cui punta ricade fra le anche toccando la groppa spesso arrotondata in avanti.

Non esistono taglie diverse ma un unico standard riconosciuto, tuttavia la dimensione e la corporatura possono oscillare naturalmente tra circa 3 kg e 4-5 kg, soprannominandoli “maltesi toy” o “nani”. In realtà si tratta semplicemente di maltesi di piccole dimensioni.

Nelle esposizioni di un tempo, i Maltesi venivano suddivisi per taglia: sotto 2 kg piccola mole e sopra sino ai 5 kg grande mole. Successivamente la misura cambiò da 21 a 25 cm per il maschio, e da 20 a 23 cm al garrese la femmina, e non si fece più riferimento al peso.

Il temperamento del Maltese è in generale molto allegro ma anche placido, reattivo, gentile, accomodante ed attivo ed è un ottimo cane da compagnia. Si affeziona molto alla persona che ha scelto come padrone e cerca di stargli sempre vicino, anche dotato di grande capacità di apprendimento, molto attento; inoltre queste sue caratteristiche lo rendono un ottimo cane da guardia che avverte anche il minimo rumore. Raramente ha la tendenza a mordere, e il suo carattere è socievole sia con persone estranee che altri animali. Inoltre, è forte e robusto anche se all’apparenza può sembrare fragile.

Il Maltese i primi trenta giorni viene nutrito esclusivamente dal latte materno della mamma, e solo successivamente cambierà alimenti. Si deve tenere conto del fatto che comunque un cambiamento nell’alimentazione produce effetti sull’intestino quindi se viene fatto improvvisamente potrebbe causare diarrea, abbastanza grave per i cuccioli.
Dovrà abituarsi a mangiare crocchette specifiche bagnate in acqua molto calda e poi schiacciate della consistenza di una pappina morbida e quasi liquida così che i cuccioli possano iniziare a mangiarla leccandola dalla ciotola, le crocchette sono preferibili bagnate perché non avendo ancora i denti potrebbero ingoiarle intere e velocemente.
È consigliabile dare le crocchette per cuccioli bagnate fino a passare a darle secche verso i 3 mesi.

Nel maltese, come in tutti i cani con mantello bianco, è possibile che il dotto lacrimale non riesca a smaltire tutti i liquidi che fuoriescono e che finiscono col macchiare il pelo di rosso e spesso succede perché il dotto lacrimale è infiammato e quindi ostruito e la causa può essere di origine alimentare, in quel caso si passa a crocchette a base di pesce, e quindi pesce e riso, pesce e patate con proteine e grassi in minor quantità e soprattutto di più facile digeribilità.

Il pelo non subisce la muta primaverile e autunnale, quindi si presenta sempre molto abbondante e necessita di quotidiane spazzolature.

 

La Gallina Ameraucana: Origini, Curiosità e Caratteristiche

La Gallina Ameraucana è stata creata negli Stati Uniti intorno al 1970. Discende dai polli portati dall’America del Sud, principalmente di razza Araucana, che deponevano uova dal guscio blu.
La Ameraucana è stata allevata nel corso degli anni in modo da poter mantenere la caratteristica delle uova blu, ed in modo da eliminare il difetto della coda corta della gallina Araucana. In questo modo le galline di questa specie hanno un tasso di fertilità molto più elevato rispetto a quello delle loro discendenti, e depongono uova di colore blu pastello. Rispetto alle galline Araucana, inoltre, le Ameraucana sono più grandi, e pesano generalmente un chilo in più. Un’affinità all’Araucana si trova nel colore, che presenta tonalità che spaziano dal nero al bianco, passando per l’argento il blu ed il marrone.
Inoltre, un altro elemento di similitudine con i loro predecessori si trova nei bargigli, che sono piccoli e di colore rosso, oppure assenti.
Il colore delle zampe invece è generalmente di un blu leggero, tranne negli esemplari di colore nero, che hanno zampe più scure.
La prima cosa da fare per cominciare un allevamento di Ameraucana, è controllare che gli esemplari scelti abbiano i tratti conformi allo standard della razza. Dopo, fatto ciò, è raccomandabile lasciare circa dalle 8 alle 12 galline per ogni gallo ed assicurarsi che quest’ultimo abbia compiuto i vari rituali di accoppiamento e che abbia cominciato a fecondare le uova.
L’Ameraucana femmina comincia a deporre uova all’età di 6 mesi. Il gallo invece, raggiunge la propria maturità sessuale dopo circa 4-5 mesi.

Questa razza è classificata in otto specie in base al colore del piumaggio. La caratteristica principale di questo pollame è la presenza di basette pronunciate che nascondono una piccola testa.

I tratti caratteristici dell’Ameraucana sono occhi rosso o rosso scuro, lobi rossi e allungati, grande becco ricurvo, grandi ali che permettono all’uccello di volare e zampe di media lunghezza, con una regolazione ampia.

I galli di questa razza si distinguono per il comportamento aggressivo, che mostra il proprio carattere in relazione ai proprietari e ai polli. Pertanto, si consiglia di tenere i maschi in recinti separati. Questo uccello è caratterizzato dalla curiosità, in relazione alla quale le femmine sono costantemente in movimento, alla ricerca di qualcosa di interessante.

La razza Ameraucana è allevata anche per produrre carne dal sapore insolito e uova luminose, che sono molto richieste. I polli di questa razza “non amano” schiudere i pulcini. In un anno, le femmine adulte sono in grado di deporre fino a 210-250 uova, il cui peso è, in media, di 65 grammi.

Il Particolare Asino Bianco dell’Asinara

L’asino bianco è un esemplare di dimensioni ridotte che nei soggetti adulti è di circa 1mt al garrese. Si presentano con una testa quadrangolare con profilo rettilineo, collo corto, arti robusti, piede bianco, piccolo e poco resistente.

L’origine di questi animali non è stata ancora definita con certezza: forse si tratta di esemplari che derivano da asini bianchi importati dall’Egitto nel secolo scorso dal Marchese di Mores Duca dell’Asinara; una leggenda più suggestiva li vede approdare sull’isola a seguito del naufragio di un vascello diretto verso la Francia. Tuttavia l’ipotesi più probabile sembrerebbe quella di un’origine autoctona, secondo la quale gli asini bianchi deriverebbero da quelli grigi per comparsa del carattere dell’albinismo.

L’originalità dell’animale è dovuta al caratteristico fenotipo che si manifesta con colorazione bianca del mantello, colore rosa della pelle e parziale pigmentazione dell’iride, di colore rosa-celeste.
Con il termine albinismo si definisce un’alterazione ereditaria del metabolismo della melanina caratterizzata dalla diminuzione o assenza di tale pigmento nelle zone in cui esso è normalmente presente. Si tratta di un difetto enzimatico determinato geneticamente che provoca un blocco della biosintesi della melanina da parte dei melanociti, peraltro presenti in numero normale.
Durante la crescita i peli da un colore bianco-lucente e aspetto cotonoso nei primi mesi di vita, tendono ad un colore bianco-opaco di consistenza setolosa.

L’isola dell’Asinara, con il suo Parco nazionale, conosce tanti elementi unici e inconfondibili. Il simbolo dell’isola dell’Asinara è sicuramente l’asinello bianco, mansueto asino dal pelo chiarissimo che pascola nella macchia mediterranea che contraddistingue l’isola.
L’asinello bianco dell’Asinara vive allo stato brado nel Parco Nazionale dell’Asinara, e di certo non si può confondere con i normali asini che si incontrano in Sardegna, in Italia o nel resto del mondo. Abbiamo infatti a che fare con un asino delle grandezze simili a quello sardo, e quindi non eccessive: al garrese l’asino bianco dell’Asinara non raggiunge il metro. La testa è grande e di forma quadrangolare, mentre invece le orecchie, se confrontate con quelle degli asini normali, risultano piuttosto corte. Il collo è breve e non troppo grosso, ed è reso elegante da una bella criniera di lunghezza media.

L’asino bianco vive tra i cespugli, i pascoli e le rocce dell’Asinara da secoli. Sono dunque da ritenere come leggende le storie che fanno originare gli asinelli dell’Asinara da un naufragio di un vascello egiziano diretto verso i porti francesi. Si tratta, più semplicemente, dei pronipoti degli asini grigi un tempo allevati dagli isolani, nei quali avrebbe prevalso il gene dell’albinismo.

Differentemente dalle altre specie, non si riuniscono in branchi fissi ma vivono solitari, in gruppi misti di maschi e femmine.

I Porcellini D’India

Il porcellino d’India prende anche il nome di Cavia Domestica ed è originario del Sudamerica.
La cavia è stata addomesticata per la prima volta intorno al 5000 a.C. dai pastori delle tribù che vivevano sulle Ande.
Per le popolazioni locali, che si nutrivano prevalentemente di vegetali, essa rappresentava da una parte un animale domestico e dall’altra una fonte di cibo. Inoltre, si riteneva che le cavie avessero il potere di fare uscire gli spiriti maligni dalle persone malate, nel corso di tradizionali rituali di guarigione.
Negli anni successivi, i commercianti olandesi e inglesi portarono le cavie in Europa, dove divennero rapidamente popolari come animali domestici esotici.

L’origine del nome “porcellino” non è molto chiara. Alcuni credono che ciò sia dovuto al verso che le cavie fanno, molto simile a quello dei maiali. Si può anche pensare che il nome derivi dalla loro costituzione fisica, che li rende simili a dei maiali in miniatura: una testa molto grande in confronto al resto del corpo, un collo robusto, l’assenza di coda e la grande voracità.

Le cavie sono animali di media taglia nell’ordine dei roditori, dal momento che i maschi arrivano ad un peso 1250 g e misurano 20 cm. Vivono in media tra i quattro e gli otto anni. Si tratta di animali sociali, che vivono in piccoli gruppi composti di femmine, maschi e piccoli appena nati.
Nel loro stato selvatico, le cavie vivono in regioni pianeggianti ricche d’erba, occupando una nicchia ecologica molto simile a quella del comune bestiame. Si muovono in piccoli gruppi, nutrendosi di erba e di altri piccoli arbusti. Sono animali che prediligono il crepuscolo: le maggiori ore di attività, infatti, corrispondono all’alba ed al tramonto, quando cala il rischio di essere individuati dai predatori.
Se si trovano in pericolo, sono in grado di correre a velocità sorprendenti. Le cavie domestiche, invece, hanno sviluppato diversi ritmi di vita: hanno lunghi periodi di attività durante tutte le 24 ore del giorno, intervallati da periodi più brevi di sonno.

A differenza di altri roditori come i topi, i ratti o gli scoiattoli, le cavie non sono comunque molto atletiche. Il loro habitat originario, infatti, non ha richiesto particolari abilità motorie come l’arrampicarsi sugli alberi o il salto nel vuoto tipici degli scoiattoli. In ogni caso le cavie possono saltare piccoli ostacoli con facilità.
La gestazione dura tra i 63 e i 72 giorni, che è un periodo relativamente lungo per un animale così piccolo. I cuccioli, d’altra parte, nascono già ben formati con pelo, denti, artigli e vista sviluppata. La cucciolata è composta tipicamente di due o tre piccoli, anche se può contare anche oltre otto cuccioli. Le cucciolate più ristrette possono generare alcuni problemi durante il parto, dal momento che i feti, pochi, sono molto più grandi del normale. Spesso quasi la metà degli animali nati da cucciolate numerose possono andare incontro a morte precoce, poiché la madre non è in grado di prestare a tutti i cuccioli le cure necessarie in tempo utile. Anche quando ne sopravvive un grande numero, in ogni caso, nei giorni successivi sono destinati a morire uno o due dei cuccioli più deboli, poiché la madre non è in grado di prendersi cura di tutta la cucciolata.
I cuccioli hanno buone capacità motorie sin dalla nascita e, dopo circa una settimana, iniziano ad esplorare l’ambiente esterno. Dopo un paio di giorni, i cuccioli iniziano a nutrirsi di alimenti solidi, pur continuando ad alimentarsi anche con latte materno. I maschi iniziano a mostrare interesse per le femmine intorno alla seconda o terza settimana di vita, ma sono fertili a circa due mesi.

La cavia è nell’immaginario collettivo di alcune lingue l’animale di laboratorio per antonomasia. Questa idea persiste nonostante oggi l’utilizzo della cavia nelle moderne ricerche scientifiche sia molto ridotto. Nel passato, infatti, le cavie sono state usate per isolare numerosi batteri, ma nei laboratori moderni sono state sostituite da topi e ratti, che hanno diverse qualità relative all’efficienza, tra cui ciclo vitale, tempi di gestazione e maturazione più brevi, e relative alla maggiore e più diffusa esperienza nell’ingegnerizzazione genetica degli organismi.

Prendersi cura di un porcellino d’India non è molto semplice. Essi, infatti, tendono a produrre molti rifiuti, motivo per cui è fondamentale tenere costantemente pulito il loro ambiente, anche con detergenti naturali a base di acqua e aceto. Inoltre, essendo un po’ paurosi e diffidenti, non sempre apprezzano le coccole e gli abbracci, ed è giusto rispettare le loro esigenze, a dispetto dei nostri desideri.
Altra cosa importante è la cura delle unghie, che crescono velocemente e vanno tagliate regolarmente. Ulteriore aspetto da non sottovalutare è il loro bisogno di costante compagnia, dato che soffrono facilmente di solitudine. Per ovviare al problema, l’ideale è adottarne due anziché uno.

Per quanto riguarda la gabbia, preferite modelli di dimensioni adeguate provvisti di igloo, porte e aree dedicate al gioco. La gabbia è un luogo di riparo utile per il porcellino d’India ma è importante anche farlo uscire durante la giornata, tenendolo libero almeno per qualche ora. 

Verdure fresche, frutta ricca di vitamina C, di cui hanno carenza, fieno fresco, pellet per cavie di qualità, sono i cibi più indicati per il porcellino d’India.
Con la frutta, però, attenzione a non esagerare mentre con le verdure, dai broccoli ai peperoni, dal radicchio all’insalata possono essere loro somministrati abbondantemente.

 

Il Cavallo Frisone

Il Frisone occidentale è una delle razze equine più antiche in Europa.
Originario della Frisia, regione situata tra il nord dei Paesi Bassi e della Germania, è famoso e molto conosciuto per i suoi folti 
crini spesso ondulati. È un cavallo robusto, possente e infaticabile tanto che in passato veniva utilizzato come cavallo da guerra.

Le prime testimonianze scritte risalgono all’epoca romana, quando l’impero si espanse fino alla costa nord-atlantica dell’Europa: lo storico latino Tacito ne esaltò il valore e la forza, ma anche l’aspetto particolarmente sgraziato, risultato di una selezione che lo indirizzava soprattutto al lavoro nei campi.
Nel XVI secolo, sotto Carlo V, la dominazione spagnola si estese fino ai Paesi Bassi e furono quindi importati numerosi cavalli iberici che si incrociarono con i frisoni, dando origine ad un modello più leggero usato per trainare i cannoni o per le cerimonie.
Nello stesso periodo il frisone fu anche importato, per via terrestre e marittima, dai porti del mare del Nord e a sua volta migliorò numerose razze europee.
Durante la Prima guerra mondiale rimanevano solo quattro stalloni puri e un centinaio di giumente. Gli allevatori, per preservare il patrimonio genetico, esclusero qualsiasi incrocio con altre razze.
Alla fine dei conflitti, nel 1954 la regina Giuliana dei Paesi Bassi concesse alla società di allevamento del cavallo frisone il titolo di “società reale” e ne divenne quindi la protettrice.

Ad oggi si distinguono tre linee nella razza: “barocco”, più robusto, “classico”, imponente ma slanciato, e “moderno”, più leggero.
La testa, con naso dritto ha un aspetto nobile e gli occhi intelligenti. Le orecchie sono piccole e attente e sono leggermente inclinate l’una verso l’altra. L’incollatura è un po’ curvata, non troppo corta e portata alta, mentre la schiena è lunga e termina in una groppa inclinata. Le spalle sono lunghe, oblique e possenti. Le gambe e i piedi sono robusti, gli avambracci sviluppati e gli appiombi corretti. I crini, sia della coda che della criniera, sono folti, possono essere ondulati o lisci e si portano generalmente lunghi. Gli arti sono ricoperti, a partire circa dalla metà degli stinchi, dal fiocco.

Le andature sono eleganti ed elastiche. Il Frisone è un cavallo leale, che ama il lavoro ed è molto socievole. Un’altezza di 1,60 m al garrese all’età di tre anni è considerata ideale. Il colore di mantello più gradito è il morello senza segni bianchi, anche se per le giumente è tollerata una piccola stella. È risaputo tuttavia che questa razza raggiunge la maturità verso i sei anni, cioè più tardi rispetto agli altri cavalli.

Le 5 caratteristiche principali di questo esemplare sono:

1. L’andatura: così come il suo aspetto, il Frisone è un cavallo elegante anche nella sua andatura, il suo portamento è altero ed il trotto alto e cadenzato;

2. Il mantello: celebre non solo per il portamento, il Frisone è un cavallo famoso anche per i suoi folti crini che, sovente, si presentano ondulati. I registri di razza ammettono solo i frisoni con un mantello color morello, non è ammesso altro colore oltre ad un’eventuale piccola stella di massimo 3 centimetri sulla fronte;

3. Comportamento: è un cavallo dall’indole vivace, volenterosa ed infaticabile. È senza dubbio un cavallo allegro e sempre disponibile. Nonostante sia una razza indipendente, il Frisone è un cavallo che si affeziona particolarmente al suo padrone;

4. Gli standard di razza: gli standard di razza del Frisone sono piuttosto rigidi. La razza ammette esemplari che, al garrese, abbiano un’altezza compresa tra i 153 e 166 cm.
Il peso, invece, deve essere tra i 450 e i 600 kg. Come detto più sopra, invece, il mantello deve essere esclusivamente di color morello;

5. Curiosità: la fama del Frisone è oggi planetaria. Si tratta di un cavallo talmente celebre ed elegante che, oggi, è la razza ufficiale scelta per trainare la carrozza della famiglia reale dei Paesi Bassi.