Il Gatto Persiano

Il gatto persiano rientra nella categoria delle razze più pregiate: si presenta infatti con un aspetto maestoso ed aristocratico.
Pensando di acquistare un esemplare di razza pura si fa riferimento in particolar modo a questa specie, elegante e adatta alla vita da appartamento.

I gatti Persiani sono il frutto di una serie di incroci con una razza proveniente dall’Iran, precisamente dalla Persia, da cui prendono il nome.
Vennero importati successivamente in Europa nel XVII secolo attraverso carovane di mercanti che dall’oriente arrivavano fino in Occidente. Durante l’epoca vittoriana, questo gatto divenne la razza preferita della regina e da allora conobbe larga diffusione, prima nella versione del pelo blu, poi nei colori del bianco e del nero.
Originariamente i persiani avevano il muso allungato, ed erano definiti con il termine di normotipici. Solo in seguito vennero selezionati attraverso dei ceppi che si diffusero in America che portarono al naso schiacciato, ossia gli ipertipici: è proprio il nasino piccolo dalle narici però larghe che determina quella che è una delle caratteristiche principali del gatto stesso.
Il gatto persiano ha un aspetto compatto e tozzo, con il muso tipicamente schiacciato. Noto e apprezzato per il suo pelo folto e lungo, può avere fino a 200 combinazioni di colore: le tinte più diffuse sono il nero, il bianco, il cioccolato e il blu.
Gli occhi sono di colore verde, blu, arancio o impari, cioè uno di colore blu e uno arancio. Le zampe sono corte e rotonde e il peso varia in base al sesso: le femmine raggiungono un massimo di 4 kg, i maschi possono invece pesare anche oltre 7kg.
Il gatto persiano ha una vita media che si aggira sui 14-15 anni, anche se ci sono esemplari in salute che raggiungono i 20 anni.

Questo gatto generalmente è di carattere affettuoso, docile e sofisticato, dotato di notevole eleganza nei movimenti, essi infatti si muovono lentamente da un angolo all’altro della casa, senza arrecare alcun fastidio.
Vivono bene in compagnia, ma allo stesso tempo riescono a convivere bene anche in solitudine in attesa del rientro del proprio padrone. Sulla convivenza con altri cani o gatti si adattano facilmente ad ogni circostanza e non sono affatto dispettosi e territoriali.

L’alimentazione deve essere varia ed equilibrata e non deve prevedere pasta o pane, tanto meno il latte: essendo animali che prediligono la vita di casa, se sregolati nell’alimentazione rischiano di soffrire di disturbi alimentari come sovrappeso e obesità.
L’utilizzo di mangimi industriali, oltre che a permettere un facile reperimento di informazioni circa gli ingredienti utilizzati e le quantità consigliate, consente di evitare l’insorgenza di malattie o sensibilità legate al nutrimento come allergie e/o intolleranze alimentari, patologie renali e malattie cardiovascolari.
La rotazione di cibi secchi e cibi umidi, inoltre, aiuta a controllare la percentuale di liquidi ingeriti e, in particolare nei gatti anziani, la concentrazione di uroliti nelle urine.
È consigliabile in questo senso, avvalersi di cibi appositamente preparati per la razza felina.

La cura del lungo pelo del Persiano richiede notevole attenzione: deve essere spazzolato ogni giorno con una spazzola a manico lungo in direzione del pelo al fine di eliminare sporco, nodi e pelo morto e di rendere il mantello soffice e lucente. Quest’azione è destinata ad aumentare durante il periodo di muta per evitare che il felino ingerisca dei boli di pelo.

È consigliabile anche prestare particolare attenzione alla pulizia degli occhi e alle pieghe cutanee. Il Persiano, avendo il muso schiacciato, possiede dei condotti lacrimali che si restringono facilmente e che provocano sovrabbondante lacrimazione, possibili congiuntiviti e fastidiose dermatiti. Il lavaggio può essere effettuato ogni due mesi con shampoo adatti, facendo risaltare il naturale contrasto tra il bianco e le zone colorate.

 

 

 

 

 

 

 

 

L’Andalusa Blu

La gallina Andalusa è originaria, come si intuisce dal nome, dell’Andalusia. Qui nacque come una razza di gallina ovaiola originaria dell’area, anche se, ufficialmente, essa risulta esser stata selezionata in Inghilterra da polli giunti via nave dalla Spagna, nello specifico da Cadice e dalla Gibilterra.
La selezione inglese portò in breve ad ottenere una razza ornamentale di grande bellezza, buona ovaiola, estremamente apprezzata e quindi successivamente esportata in Europa e negli Stati Uniti.
L’American Poultry Association la riconobbe nel 1874, e in Italia giunse poco dopo, dove incontrò lo stupore e il fascino degli appassionati.

La gallina Andalusa, con la sua livrea grigio-azzurro e le penne leggermente orlate di scuro, rappresenta una delle razze più belle per via del piumaggio.
Il gallo raggiunge i 2,5-3 Kg di peso mentre la gallina i 2-2,5 Kg. Il tronco è forte e robusto, leggermente inclinato verso la coda che si presenta un po’ rilevata, abbastanza aperta, con falciformi ben sviluppate nel gallo.
Dorso e spalle sono larghi, le ali portate aderenti al corpo, la testa è larga con orecchioni bianchi, becco color corno e occhi scuri. I bargigli sono ben sviluppati e la cresta è grande. La pelle è bianca, i tarsi ardesia e le zampe forti e robuste.
Ad oggi in Europa è considerata una razza prettamente ornamentale. In generale la femmina depone circa 160-170 uova all’anno dal guscio bianco, e presenta scarso istinto alla cova e dunque a farsi chioccia.
La gallina Andalusa si distingue per la sua bella colorazione: la razza infatti è caratterizzata da una livrea blu su tutto il corpo, e ogni piuma è orlata di nero.
Tale livrea è dovuta all’azione di un gene di diluizione del pigmento nero, chiamato appunto Bl (Blu), che risulta essere dominante.
Il gene Bl, rispetto al suo allele selvatico bl+, va a mutare forma e distribuzione dei melanosomi nelle piume. Quando Bl è presente in stato di omozigosi (Bl/Bl) tutte le aree nere della livrea di un pollo diventano di un bianco sporco con qualche chiazza nera o blu. Tale livrea è chiamata splash, e per l’Andalusa non è riconosciuta nello standard di razza.
Quando un pollo Andaluso splash (BlBl) si accoppia con un pollo Andaluso nero (bl+/bl+) il 100% della prole sarà costituito da soggetti di Andalusa blu, che risulteranno così sempre eterozigoti (Bl/bl+). Se accoppiamo tra loro due soggetti di Andalusa blu ci aspettiamo di avere una prole composta dal 50% di Andaluse blu, dal 25% di Andaluse nere e dal 25% di Andaluse splash. Se accoppiamo un’Andalusa blu e un’Andalusa splash avremo il 50% di soggetti blu e il 50% di soggetti splash; ugualmente accoppiando un’Andalusa Blu con un’Andalusa nera avremo il 50% di soggetti neri e il 50% di soggetti blu.
Da questa premessa, compreso che la livrea blu è dovuta a uno stato di eterozigosi, diventa facile capire che non sarà possibile fissare un ceppo di Andalusa blu che dia nella prole il 100% di soggetti blu: avremo sempre anche soggetti splash e neri. Il blu della gallina Andalusa è però un blu particolare, dotato di un orlo nero: in questo caso un insieme di altri geni (nello specifico Pg/Pg Co/Co Ml/Ml) causano una restrizione del blu che non va a interessare l’orlo delle piume, che resta così del suo colore originario.

Nella sua terra d’origine la gallina Andalusa è diffusa anche come razza ovaiola, e si può trovare nella campagna sivigliana e cordovana, oltre che a Cadice e a Huelva.

Come molte razze mediterranee la gallina Andalusa ha bisogno di ampi spazi e di aver accesso a un pascolo ben strutturato. Sono animali che amano molto foraggiare nel verde e si procurano in questo modo parte del proprio cibo.
La loro indole è selvatica e nervosa oltre che essere buone volatrici: per questo motivo è necessario strutturare il pollaio a prova di fuga, per evitare che riescano a scappare.

D’inverno è importante assicurare loro uno spazio caldo in cui dormire la notte, soprattutto perché la cresta, con le basse temperature potrebbe congelare.

Della gallina Andalusa esiste anche la varietà nana, selezionata in Inghilterra e Germania, i cui galli raggiungono appena 1Kg di peso, mentre le femmine restano leggermente più piccole.

 

Quale Frutta dare ai Nostri Amici a 4 Zampe

Spesso ci chiediamo quanta e quale tipo di frutta possiamo dare ai nostri cani e soprattutto se è per loro pericoloso mangiarne.

Occasionalmente è possibile dare loro un pezzo di frutta come spuntino anche se in genere, non hanno bisogno che essa sia inclusa nella loro dieta per essere sani.
Nonostante ciò la frutta contiene dei nutrienti che danno beneficio soprattutto per gli esemplari domestici e quindi può essere loro somministrata tranquillamente.

Alcuni consigli da tenere in considerazione:

–         Dare solo piccole quantità come premio occasionale, poiché troppa frutta può disturbare lo stomaco del cane;

–         Introdurre un tipo di frutta alla volta senza esagerare;

–         Evitare di dargli frutta con la buccia, i gambi, la pelle, il torsolo o i semi dentro, poiché questi possono essere un rischio di soffocamento. Inoltre, alcuni semi contengono tracce di sostanze chimiche nocive;

–         Utilizzare sempre frutta fresca e mai frutta secca o sciroppata;

–         Se il cane è diabetico o sta cercando di perdere peso, è meglio evitare la frutta zuccherata come spuntino;

–         La frutta a basso contenuto di zucchero, come il cetriolo, può essere un buon spuntino tra un pasto e l’altro per i cani in sovrappeso. Invece i frutti ricchi di zucchero come mango e ananas vanno dati in quantità molto ridotte.

Di seguito troverete una lista della frutta più nutriente ed adatta per cani utile per aiutarli a rinfrescare l’alito, rafforzare il sistema immunitario, proteggere il cuore, riordinare il tratto digestivo e combattere alcuni disturbi allo stomaco:

1. Mela
Le mele contengono antiossidanti, fibre alimentari, vitamina A e vitamina C. Alcuni cani apprezzano la loro consistenza croccante e la associano ad un giocattolo da masticare. Aiutano a rinfrescare l’alito e a migliorare l’igiene dentale. Assicurati di lavare e affettare le mele prima di servirle e di rimuovere il torsolo e i semi, che contengono tracce di cianuro;

2. Banane
Come le mele, le banane sono una grande fonte di fibre alimentari, potassio, magnesio e vitamine B6 e C. Puoi affettarle e dare dei pezzettini come dolcetto o aggiungere la banana al cibo del cane. Per un cane di taglia media non dare più di mezza banana;

3. Mirtilli
I mirtilli sono una buona fonte di fibre alimentari, antiossidanti e vitamina C, che stimolano il sistema digestivo e immunitario del cane e aiutano a mantenere una sana funzione cerebrale;

 4. Anguria
L’anguria è a basso contenuto calorico e ricca di sostanze nutritive, come potassio, beta-carotene e magnesio. Contiene anche vitamine A, B6 e C e aiuta a rafforzare il sistema immunitario. Assicurati sempre di togliere i semi e di non dare al cane la buccia, che è difficile da masticare e digerire;

5. Pesche e albicocche
Si tratta di frutti ricchi di potassio e beta-carotene, composti che possono aiutare a combattere il cancro. Una volta eliminato il nocciolo e la buccia, le pesche e le albicocche per i cani sono una fonte importante di antiossidanti e di ferro, che contribuisce a prevenire l’anemia;

6. Cocco
Il cane può mangiare il cocco, ma bisogna usare molta moderazione, perché può avere cattivi effetti sull’intestino. In quantità moderate, però, porta benefici alla pelle e al pelo e fornisce l’acido laurico, che rafforza il sistema immunitario.

I frutti che invece possono avere effetti negativi sui cani sono l’avocado, a meno che di non dare solo ed esclusivamente la polpa, dato che seme, buccia e foglie contengono la persina, una sostanza tossica per i cani, uva e uvetta che danneggiano i reni e il fegato e la frutta secca, in particolare le noci di macadamia, estremamente tossiche per gli animali anche in piccole dosi.

 

 

Lo Yorkshire Terrier, il simpatico cane “Da Borsetta”

Il cane Yorkshire Terrier viene anche soprannominato “cane da borsetta” per le piccole dimensioni.
Nella seconda metà dell’800 la contea dello Yorkshire era divenuta un centro importante per l’industria tessile. Gli operai portavano i loro piccoli terrier a pelo lungo al lavoro, affinché cacciassero i topi che arrecavano molti danni alle balle di lana. Nello stesso periodo, i minatori dello Yorkshire si comportavano allo stesso modo utilizzando questi cani per scacciare i topi all’interno delle miniere di carbone.
Grazie alle loro piccole dimensioni e alla loro agilità potevano facilmente entrare nelle gallerie più strette alla ricerca e a caccia di roditori e in caso di pericolo, minatori in difficoltà.
Al giorno d’oggi non si richiede più allo Yorkshire di cacciare i topi, ma sicuramente l’attitudine a questa attività non è cambiata.

Una delle principali caratteristiche dello Yorkshire Terrier è il pelo lungo e setoso che cade su tutto il loro corpo che pesa tra 2kg e 3kg.
Ha una andatura eretta, movenze rapide ed eleganti con occhi che spuntano molto luminosi e scuri. Le orecchie spuntano dal pelo, a forma di V, dritte, con poco pelo, mentre sulla coda il pelo è abbondante, di un blu più scuro che sul resto del corpo, soprattutto sulla punta.
Sulla testa il pelo è lungo, rossiccio dorato intenso che però non arriva fino al collo dove la tinta è più scura. Non essendo munito di sottopelo, rientra tra i cani anallergici.

Attivo e intelligente, lo Yorkshire Terrier è un cane ottimo da compagnia e da appartamento sia per pensionati che per famiglie. Ama la compagnia, le coccole e i bambini. Non è un amante di lunghe passeggiate pur essendo molto attivo nell’ambiente famigliare.
Come educazione, lo Yorkshire Terrier è un cane facile da addestrare, non testardo, a volte può mostrarsi aggressivo con chi non conosce, ma mai con la propria famiglia.

La vita media di uno Yorkshire Terrier è di circa 12 – 15 anni e richiede al suo padrone tante cure, tanta attenzione, molte coccole e contatto continuo.

La taglia del cane adulto può essere valutata solo al momento della nascita. È una pratica discutibile, questa della selezione di Yorkshire Terrier Toy in una razza che ha già dimensioni minime, perché va a scapito della sua salute e potrebbe comportare spese mediche più salate, oltre che una diminuzione significativa dell’aspettativa di vita media.

L’alimentazione dello Yorkshire Terrier non differisce da quella di altri cani di taglia piccola. La razione giornaliera deve essere suddivisa in 2-3 pasti, mentre acqua fresca deve essere sempre a disposizione. Un occhio di riguardo devono averla i soggetti allergici o con particolari problemi gastroenterici.
Come tutte le razze di piccola taglia, poi, tende a produrre più tartaro, motivo per il quale è bene abituarlo sin da cucciolo a farsi pulire i denti.

 

L’Apparato Locomotore e Muscolare delle Galline

Conoscere le varie parti del corpo delle galline è molto utile per capire di che cosa parla il veterinario e poter intervenire tempestivamente in caso di problemi.

L’apparato locomotore è la parte del loro corpo formata da muscoli e ossa che consentono il movimento e sostengono il corpo.
Lo scheletro è formato da una buona parte di ossa pneumatiche: queste sono ossa leggere e cave che consentono all’animale di compiere balzi e planate di maggior lunghezza ma, nonostante ciò, il fatto di ridurne il peso è comunque utile per facilitare la loro mobilità a terra.
L’aria che si trova nelle ossa pneumatiche arriva grazie ai sacchi aerei, situati al loro interno, e collegati ai polmoni. Nelle galline sono presenti anche le ossa compatte che si trovano negli arti posteriori e servono per sostenere il peso.

L’ala è l’arto anteriore e non serve per camminare ma come aiuto planare, per compiere salti e per l’equilibrio. Questa è collegata al tronco dal cinto scapolare, formato da scapola, coracoide e clavicola. Dopo il cinto scapolare si trova l’omero, il radio e l’ulna e poi il carpo, il metacarpo e le dita.
Lo sterno è carenato cioè formato da una robusta cresta ossea che consente l’attacco ai muscoli pettorali.
Le vertebre lombari e sacrali sono fuse in un unico osso e, assieme i coxali, delimitano la cavità del bacino. I coxali sono posizionati distanziati tra loro per consentire il passaggio delle uova. Sul bacino si trova l’arto posteriore, formato dal femore, dalla tibia e fibula, dal metatarso e dalle falangi.
Queste ossa sostengono la parte della coscia, della gamba, dello stinco e del piede, formato da 4 o 5 dita in base alla razza.

L’apparato scheletrico può presentare difetti che fanno squalificare una gallina dalle mostre di esposizione come:

–    becco storto o con le due parti incrociate,

–    gibbosità del dorso,

–    ossa dell’ala disallineate: ciò comporta la scorretta postura delle penne,

–    dita storte,

L’apparato muscolare
è l’insieme degli organi che permettono il movimento. La tendenza nel mondo avicolo è la selezione di galline con masse muscolari sviluppate e pesanti a discapito del volo.

I muscoli più sviluppati sono i pettorali, disposti sullo sterno e la carena, e servono per il movimento delle ali. I muscoli pettorali differiscono dagli altri muscoli per la colorazione rosa pallido da cui proviene il nome carne bianca.
Dopo i muscoli pettorali, tra quelli di maggior interesse, ci sono quelli della gamba e dei glutei. Questi muscoli consentono all’animale di camminare, atterrare e appollaiarsi.
Il movimento del piumaggio invece è dato dalle contrazioni dei muscoli cutanei, inseriti sulla porzione di calamo infissa nella cute, che attraverso la loro contrazione sollevano o abbassano le penne.

 

 

 

Cane Shih Tzu: la razza più indicata per i Bambini

Lo Shih tzu è un cane di piccola taglia originario della Cina. Questo nome significa cane leone e non a caso tagliando il pelo essi somigliano molto al re della foresta.

Fu nel XVII che vennero incrociati questi esemplari con il Pechinese, il Tibetano e il Lhasa Apso e in poco tempo divennero il simbolo per eccellenza della dinastia cinese.
All’epoca, con il nominativo “Apso”, si soprannominavano tutti i cani a pelo lungo, e solo dopo il 1930 vennero esportati al di fuori del territorio cinese.
La razza venne successivamente inclusa all’interno del Gruppo FCI 9 dei “Cani da compagnia” e insieme al Lhasa Apso e al 
Pechinese, appartiene alla categoria dei cani tibetani.

Si adatta molto facilmente alla vita di appartamento e, tra i cani da compagnia risulta essere il più tranquillo, docile e mansueto.
Possiede occhi sono scuri e ben distanziati, testa larga e sguardo dolce.
Il corpo è più lungo che alto, con una coda buffa a pennacchio. L’altezza al garrese non supera i 27 cm e il peso è compreso tra 4,5 e 8 kg a seconda del sesso.
Il mantello è composto da un pelo lungo, liscio e fitto che arriva a coprire gli occhi. Si trovano esemplari tutti i colori, i più diffusi sono di color caramello e grigio.

La razza si contraddistingue per una personalità molto forte, a tratti testarda, ma sempre affettuosa e socievole. In famiglia si rivela anche un buon cane da guardia e nonostante non sia quello il suo compito, non manca di abbaiare non appena nota un estraneo, verso cui si mostra molto diffidente.
È molto giocherellone e vivace, intelligente ed estroverso. Si abitua da subito a convivere con bambini ed altri animali.
Ama trascorrere gran parte del suo tempo sul divano, dove richiede molte coccole al padrone.

Pur essendo un cagnolino di piccola taglia necessita di essere addestrato con costanza e continuità fin da piccolo. Niente maniere forti, ma un approccio positivo all’apprendimento. Non basatevi sulla paura della punizione per far imparare le regole di base, ma solo motivazione e ricompensa. Anche se i risultati possono arrivare più tardi, avrete la garanzia di costruire un rapporto di fiducia con il vostro amico a 4 zampe.
Gli elementi-base dell’addestramento di questo tipo di cani da compagnia sono:

·        La costanza: affinché il cucciolo impari, bisogna ripetere l’esercizio o l’ordine ogni giorno, fino a quando non sarà ben memorizzato. Solo ripetendo nel tempo si ottengono risultati. Si tratta di un cane intelligente, anche se è un po’ testardo e ostinato. Non bisogna necessario chiedergli troppo. Finirà per non ascoltarvi. Limitatevi ai comandi più importanti e assolutamente essenziali. E queste raccomandazioni possono essere applicate a tutte le razze di cani;

·        La coerenza: bisogna essere coerenti. Scegliete dei comandi che siano semplici da ricordare e da impartire e non cambiateli. Lo stesso vale con i divieti ed i permessi, perché il cane non capirà cosa vi aspettate da lui. Inoltre, è più facile rimuovere un divieto che un permesso. Se certe cose saranno vietate al cane adulto, dovrete vietarle subito, da cucciolo, per evitare di turbarlo;

·        Il richiamo: è il comando di base per qualsiasi cane, indipendentemente dalla taglia o dalla razza. Insegnare al cane a tornare se si allontana, permette di proteggerlo e prevenire gli incidenti. Cominciate in un’area sicura e chiusa come un recinto per cani. Chiedete a un’altra persona di aiutarvi e a turno chiamate l’animale, lodandolo quando viene da voi. Poi spostatevi in una zona aperta, ma lontano da potenziali pericoli. Ripetete il richiamo regolarmente, il cucciolo lo imparerà molto rapidamente;

·        La pazienza: non è ragionevole aspettarsi che il cucciolo capisca subito cosa volete da lui. Ci vuole pazienza e non bisogna arrabbiarsi quando fa qualcosa di stupido o non ascolta. Ripetete gli esercizi e lasciategli fare degli sbagli. Ha bisogno di ripetere gli esercizi più volte nel tempo per ricordarli bene.

Lo Shih Tzu è un cane che non può essere lasciato solo per troppo tempo. Nonostante ciò, dev’essere abituato a trascorrere qualche ora in solitudine altrimenti potrebbe sviluppare un iper-attaccamento al padrone e soffrire di ansia da separazione.

In genere vivono a lungo, nonostante i numerosi problemi di salute cui sono soggetti: respirano male, soffrono di ernia al disco e spesso manifestano problemi ad occhi e orecchie.

 

La Razza Yokohama

La razza Yokohama a spalle rosse, denominata anche Yokohama bianca a disegno rosso, è una razza di pollo di origine giapponese.
Le origini della razza risalgono al 1880, quando un appassionato avicoltore, Hugo Du Roi, la creò e la importò successivamente in Giappone, precisamente a Yokohama.

Questa specie è conosciuta in tutto il mondo grazie alle bellissime piume ornamentali della coda, che possono raggiungere e superare il metro di lunghezza.
È un esemplare molto vivace e attivo che necessita di ampi spazi in cui potersi muovere liberamente. Per questo motivo, oltre che al pollaio sarà necessario installare un recinto per garantire ulteriore spazio su cui razzolare nelle ore di luce. I galli Yokohama, vista la lunghezza della coda, dovrebbero essere allevati separatamente, avendo cura di posizionare i trespoli ad almeno un metro di altezza, per evitare che le piume si danneggino.

La Yokohama è una gallina ornamentale di taglia media e con costituzione abbastanza allungata. La gallina pesa tra 1,3 kg e 1,8 kg, mentre il gallo arriva a pesare anche 2,5 kg.
La testa è piatta e allungata, con cresta piccola a cuscinetto, faccia piccola e rossa, becco giallo mediamente lungo e occhi di color rosso arancio. I bargigli sono piccoli come del resto gli orecchioni, rossi e ben aderenti. Il tronco è allungato e leggermente inclinato. Le ali sono portate aderenti al corpo. La coda è orizzontale, portata leggermente alta.
Le zampe non hanno piume e sono fini, con tarsi gialli di media lunghezza. Le dita sono sottili e ben distese.
Il piumaggio è ben aderente al corpo. Le colorazioni riconosciute dalla FIAV sono due: bianco e bianco spalle rosse. Quest’ultimo colore è il più diffuso: la caratteristica tipica è la sfumatura rosso brunastra delle piume sul petto, con macchie color crema a forma di goccia.

A causa del loro carattere spesso scontroso e combattivo, sia con le persone che con i propri simili, è necessario tenere questi animali isolati dal resto del gruppo per evitare continui attacchi.
Non è una razza molto facile da allevare e richiede cure particolari ed attenzioni che un allevatore alle prime armi difficilmente possiede. Oltre a questo, non è classificata come una buona ovaiola, in quanto depone uova piccole e in numero limitato. Nonostante ciò ha comunque la tendenza a diventare chioccia, svolgendo ottimamente il ruolo di madre.

Come Gestire al Meglio il Pollaio nei mesi Più Caldi

A seconda della stagione in cui ci troviamo c’è la necessità di intervenire su recinto, pollaio ed accessori come abbeveratoio e mangiatoia affinché questi risultino più favorevoli al benessere animale.
Vediamo ora come comportarci in estate, stagione calda e maggiormente sofferta delle nostre cocche.

In generale, per le galline è molto difficile sopportare il caldo in quanto non essendo dotate della capacità di disperdere il calore interno con il sudore, devono accontentarsi soltanto di poter ansimare con il becco ed aprire le ali per potersi rinfrescare, anche se di poco.
Un altro organo utilizzato per rinfrescarsi è la cresta, motivo per il quale le razze con grandi creste, riescono a sopportare meglio il clima più torrido.

In qualsiasi caso, alcune razze in particolar modo ed altre meno, dai 30°C in su, tutte le nostre cocche soffrono il caldo, e più l’età avanza meno viene da loro tollerato.
Alcuni sintomi di “colpo di calore” sono: letargia, ansimare in modo eccessivamente affannoso, ali cadenti, perdita di appetito e di peso, calo o interruzione della deposizione e feci liquide.
Ecco, dunque, che la prima cosa in assoluto da fare per preparare il nostro pollaio ad affrontare l’estate, è quella di assicurarsi che le nostre galline abbiano a disposizione un’ampia zona d’ombra, possibilmente sotto alberi, siepi e cespugli; se ciò non fosse possibile, è opportuno organizzarsi con teli ombreggianti o più robuste tettoie in legno. Assicurata la zona d’ombra, che dovrà essere pensata per garantire riparo dal sole in tutte le ore della giornata è bene porre l’abbeveratoio nella zona più fresca del recinto e garantire acqua sempre fresca e pulita durante tutta la giornata.
In casi eccezionali, quando le temperature sono molto alte, si possono aggiungere anche dei cubetti di ghiaccio all’interno dell’acqua, così da raffreddarla ulteriormente.
Per quanto riguarda invece il mangime, in estate possiamo fornire alle nostre galline alimenti freschi e ricchi di fibre come frutta e verdura, senza esagerare con quelli troppo acquosi, come ad esempio l’anguria, in quanto potrebbero essere causa di feci liquide.
Al contrario, evitare o comunque diminuire molto, avena e mais, che sono alimenti molto “scaldanti” e più adatti alla stagione invernale.
Ottimo in aggiunta al mangime un integratore alimentare ricco di vitamine e Sali minerali come Nuovo Tricofood: un mangime complementare completamente naturale da somministrare almeno una settimana al mese per ogni mese diluito nel mangime (2-4 ml per ogni chilogrammo di mangime).

Dopo aver garantito loro ombra, acqua fresca e cibo adeguato alla stagione, le nostre cocche godranno di un ottimo stato di benessere che le accompagnerà nei mesi più difficili.

 Oltre a ciò, esistono anche altre misure ed accorgimenti che daranno loro sollievo garantendo maggiore possibilità di refrigerio. Ne è un esempio la vasca con acqua fresca: anche se le galline non sono normalmente attratte dall’acqua per farci il bagno, in caso di forte calura potrebbero invece ricercarla, per starci con le zampe in ammollo o per distribuirsela sul piumaggio con il becco.
In alternativa, potreste essere voi a fare loro il bagno, in modo delicato e senza spaventarle, bagnandole con un getto d’acqua a bassa pressione e aiutandovi con le mani per distribuire l’acqua su tutto il corpo.

In questi mesi è fondamentale tener d’occhio l’igiene del pollaio perché con il caldo aumenta l’attività batterica e degli insetti, e soprattutto degli acari e pidocchi pollini, contro i quali è necessario intervenire tempestivamente, per evitare vere e proprie infestazioni difficili poi da debellare.

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Il Cuculo: l’uccello Migratore dall’Asia

Il cuculo, conosciuto da tutti come un esemplare solitario e introverso viene soprannominato anche “cucù” per il suo verso onomatopeico ed è un uccello migratore: ama vivere e nidificare prevalentemente in Europa, in Asia e in Africa.
In genere, esso trascorre l’inverno in Africa meridionale e orientale, ma è possibile trovarlo anche nei territori dell’Asia tropicale.
Non ha dimensioni molto grandi: è lungo circa 30 centimetri e la sua apertura alare arriva ad un massimo di 60 centimetri, con un peso che oscilla tra i 70 e i 150 grammi. Il suo particolare richiamo annuncia l’arrivo della primavera e l’inizio del lavoro degli agricoltori nei campi.

Il cuculo si sposta sempre nelle ore notturne ed è in grado di adattarsi ad ambienti differenti: infatti sta bene allo stesso modo sia all’interno di boschi, zone umide e paludose, sia che in aree aride e asciutte come steppe o isole prive di vegetazione.
La scelta della zona in cui vivere, dipende inevitabilmente dal numero di esemplari già presenti in zona: infatti, più sono numerosi questi volatili, più il cuculo avrà possibilità di trovare un nido nel quale deporre le proprie uova.
Una delle caratteristiche che contraddistingue il cuculo dagli altri uccelli è il suo piumaggio molto folto, presente in colorazioni differenti: giallo ardesia sul dorso, grigio cenere su collo e testa, bianco o grigio scuro su ventre e gola e grigio sulle ali appuntite.
Grazie a queste tonalità poco riconoscibili e poco visibili, spesso è difficile da avvistare anche per il fatto che riesce a mimetizzarsi molto bene tra le foglie degli alberi.

Si nutre principalmente di insetti e bruchi che riesce ad afferrare con estrema facilità grazie al becco robusto e ricurvo.
Caratterialmente è un uccello solitario e molto schivo, nella maggior parte dei casi estremamente prudente. Ha un carattere tutt’altro che socievole, anzi particolarmente litigioso, soprattutto durante la stagione degli amori: infatti, basta il canto di qualsiasi altro uccello per irritarlo e farlo preparare alla battaglia.

Esistono diverse specie oltre al più noto cuculo comune. Tra le più note troviamo:

·        Cuculo americano – Coccyzus americanus:

Questo volatile è conosciuto anche con il nome di becco-giallo dovuto al colore giallo acceso del suo becco. Le ali sono a punta come quelle del cuculo comune, ma rispetto a quest’ultimo è di dimensioni più ridotte. Le parti inferiori della livrea sono bianche, mentre quelle superiori più scure. Vive prevalentemente Oltreoceano, ma durante i periodi di migrazione è possibile avvistarlo anche in Europa.

·        Cuculo dal ciuffo – Clamator glandarius:

Questo volatile si trova per lo più nel Sud del continente europeo, prevalentemente in territori aridi o nelle aree steppose. Rispetto al cuculo comune ha colori più vivaci: nelle zone superiori è caratterizzato da un colore grigio scuro, mentre nelle zone inferiori e in parte delle ali è di un colore biancastro. Le ali sono più arrotondate rispetto a quelle del cuculo comune e la coda è più stretta e lunga. Inoltre, come dice il nome stesso della specie, i maschi adulti si caratterizzano per il ciuffo grigio-azzurro sulla testa.

·        Cuculo occhirossi – Coccyzus erythropthalmus:

Questo volatile deve il suo nome al caratteristico anello di colore rosso-corallo che contraddistingue il contorno dei suoi occhi. Il suo piumaggio è di colore vivace e colorato, ricco di sfumature, mentre il becco è grigio con alcune sfumature tendenti al blu. Rispetto alle altre specie, è l’unica che non presenza macchie nel piumaggio delle ali.

·        Corridore della strada – Geococcyx californianus:

Diversamente dagli altri uccelli, il roadrunner non ama volare e preferisce correre a terra, riuscendo a raggiungere anche una velocità di 20 km/h. Il piumaggio tende al colore bianco nella zona di petto e ventre, mentre sulla testa, sul dorso, sulle ali e sulla coda è di colore marrone con sfumature marroni o grigie.

 
Il richiamo del cuculo, ovvero il famoso “cucù”, è semplicemente una parte del processo di accoppiamento. In questo periodo, l’esemplare maschio va alla ricerca di un territorio abbastanza ampio da difendere dai rivali. Quando il cuculo canta significa che sta per avvenire l’accoppiamento: infatti, il canto serve per innalzare una barriera sonora nel territorio da proteggere. Il cuculo canta da mattina a notte fonda, appoggiato sul suo ramo mentre si gira continuamente per accertarsi che il suo richiamo venga percepito in tutte le direzioni.
Il territorio scelto dal cuculo non servirà per creare il nido, poiché il cuculo è un uccello che non fa il nido: servirà semplicemente come abitazione del volatile.
Mentre i maschi cantano, le femmine partono alla ricerca di nidi di altri uccelli nei quali deporre le uova: infatti, non costruendo alcun nido, il cuculo ha bisogno di utilizzare il nido di altri volatili per le sue uova. La femmina viene corteggiata da più esemplari maschi che termineranno il lavoro solo dopo la fecondazione. L’accoppiamento avviene dopo un agitato inseguimento, generalmente a terra o su un ramo.
A causa del comportamento del cuculo, sono più di 40 le specie volatili vittime dell’opportunismo di questo uccello. Infatti, non creando un proprio nido deve utilizzare quello di altri volatili distruggendo la loro casa e le loro uova. Generalmente le vittime più comuni sono pettirossi e beccafichi, anche se tutti i passeracei presenti nella zona scelta dal maschio possono ritenersi in pericolo.
Dopo 12 o 13 giorni, l’uovo del cuculo si schiude e il piccolo appena nato si libera con violenza delle altre uova presenti nel nido. In questo modo lui potrà essere l’unico ad essere accudito. Così gli uccelli proprietari del nido vengono ingannati due volte: non solo perdono le proprie uova, ma si trovano costretti a nutrire il piccolo cuculo per lunghe settimane credendo che sia un loro piccolo.

 

Il Criceto di Roborovsky

Il criceto di Roborovsky, soprannominato anche criceto del deserto, è un piccolo roditore che proviene dalla Cina del Nord.
Il suo habitat naturale è rappresentato dai deserti sabbiosi e aree semiaride di quelle zone in cui scava tane sotterranee ed immagazzina cibo.
Tra i criceti tenuti come animali da compagnia è il più piccolo, misurando appena circa 5 cm e pesando dai 14 ai 20gr. Proprio per le dimensioni ridotte è molto difficile da maneggiare, ma per l’aspetto simpatico e il temperamento vivace rappresenta un’ottima scelta per chi vuole limitarsi ad osservarlo nella sua gabbia. Ha un corpo tozzo, con un folto mantello di colore marrone dorato sul dorso, mentre il sottopelo è scuro; la metà inferiore del corpo è bianca. Gli occhi sono neri e rotondi, sormontati da due piccole macchie bianche. Come gli altri criceti, è dotato di due ampie tasche guanciali che gli permettono di trasportare il cibo trovato, per poterlo immagazzinare nella tana. Possiede denti incisivi a crescita continua, tipici dei roditori, che vengono mantenuti di lunghezza costante con il consumo.
La vita media è di 3-3,5 anni, ma può raggiungere anche un’età più avanzata.

I criceti di questa specie vivono meglio se tenuti in coppia a patto che gli animaletti siano messi insieme quando sono ancora piccoli. Infatti, se un criceto adulto fosse abituato a vivere da solo attaccherebbe senz’altro un altro soggetto introdotto nella sua gabbia successivamente. Se si tengono insieme un maschio e una femmina occorre considerare la necessità di trovare una sistemazione ai piccoli nati, che dovranno necessariamente essere separati dalla famiglia a un mese di età. Può accadere che la coppia inizi a litigare e ad azzuffarsi, e in tal caso i due soggetti vanno separati subito e tenuti permanentemente divisi. Una volta che un criceto si è abituato a vivere da solo non può più essere messo insieme ad un altro soggetto, perché verrebbe subito assalito.
Questi piccoli roditori non devono essere tenuti nelle normali gabbie da criceti, in quanto possono passare per spazi piccolissimi e scappare; vanno tenuti invece in contenitori dalle pareti lisce, di plastica o plexiglas. La gabbia deve essere sicura, a prova di fuga, robusta e facile da pulire. Sul fondo della gabbia deve essere posto un materiale assorbente e non tossico come ad esempio fieno morbido, pellet di segatura, pellet di carta riciclata, trucioli di legno, carta a pezzi.
La gabbia va posta in una zona tranquilla e silenziosa, lontana da correnti d’aria. Non deve essere collocata davanti ad una finestra, perché il calore del sole può surriscaldare la gabbia e uccidere il criceto. D’inverno non deve essere troppo vicina al termosifone, perché il caldo eccessivo danneggerebbe il roditore.
All’interno della gabbia è indispensabile la presenza della ruota, che permette al criceto di fare attività, e che viene utilizzata per diverse ore al giorno. La ruota deve avere il pavimento pieno, in modo che le zampine non restino incastrate tra le sbarre, fratturandosi.
Un altro accessorio indispensabile è rappresentato da una casetta o una scatolina che permetta al criceto di costruirsi una tana.
Alle pareti della gabbia si deve appendere un beverino a goccia, perché il criceto abbia sempre a disposizione acqua fresca e pulita. L’acqua va rinnovata tutti i giorni, e non quando il beverino resta vuoto. Nel caso siano presenti dei piccoli si deve fare attenzione che riescano a raggiungere il beccuccio e bere senza difficoltà. Le vaschette non sono consigliabili per offrire l’acqua, perché si sporcano subito.
All’interno della gabbia, se è abbastanza spaziosa, si possono collocare tubi, scatoline, oggetti su cui arrampicarsi, rametti da rosicchiare, per arricchire l’ambiente e permettere al criceto di fare attività, tenendolo occupato. Qualunque oggetto si lasci dentro la gabbia deve essere sicuro per i criceti, vale a dire che se rosicchiato e ingerito non deve causare problemi. La gabbia e tutti gli accessori devono essere puliti con cura almeno una volta alla settimana, utilizzando prima acqua calda e sapone, e quindi un disinfettante da risciacquare con cura. Quando la gabbia è asciutta si ricopre il fondo con della lettiera nuova, si colloca all’interno del materiale per il nido e si fornisce una piccola scorta di cibo fresco.

I criceti sono onnivori: in natura si nutrono di alimenti di tutti i tipi, sia vegetali che animali piante, semi, tuberi, insetti, frutta, anche se sono principalmente granivori, hanno cioè una preferenza verso i semi. Gli alimenti confezionati devono contenere il 16-20% di proteine e il 4-5% di grassi, e comprendere anche una quota di proteine animali. La dieta ideale è rappresentata da specifico mangime in pellet, oppure da pellet per topi e ratti, che però non è facile da reperire. In alternativa si possono offrire miscele di cereali non zuccherati come ad esempio muesli o cereali integrali per la prima colazione senza zucchero, vegetali, sia freschi che cotti e una piccola parte di frutta. L’alimentazione va integrata con una piccola quantità di proteine animali: uovo sodo, carne magra cotta, tonno senz’olio, formaggio fresco, yogurt, una crocchetta per cani. Altri tipi di alimenti che si possono somministrare sono: pasta cotta, pane o fette biscottate integrali, fiocchi d’avena.
I criceti amano fare piccoli pasti frequenti nel corso della giornata; quindi, devono avere sempre cibo a disposizione, ma si deve somministrare ogni giorno solo la quantità di alimento che verrà consumata in giornata, per evitare che l’animale scelga solo i bocconi più graditi trascurando il resto. I criceti amano accumulare scorte di alimento, pertanto ogni mattina si deve eliminare il cibo fresco che non è stato consumato, prima che vada a male. L’acqua è indispensabile, e va fornita con un beverino a goccia.

I criceti di Roborovsky possono raggiungere la maturità sessuale ad appena 5 settimane di età, ma in media questa è più tardiva, a circa 4 mesi e mezzo. La gravidanza dura circa 20-22 giorni, con 3-6 piccoli per parto in media, anche se il numero può variare da uno a nove. I piccoli sono allevati insieme dal padre e dalla madre. Entro pochi giorni dal parto la femmina può tornare in calore, e avere fino a quattro gravidanze durante la stagione riproduttiva, che va da aprile a settembre. I piccoli alla nascita pesano circa un grammo; aprono occhi e orecchie a due settimane e a diciannove giorni sono già svezzati e pronti a lasciare la madre. All’età di 1-1,5 anni la femmina diventa sterile.
I piccoli alla nascita sono completamente inetti, nudi e con gli occhi chiusi, ma presentano già gli incisivi. Lo svezzamento avviene a 20 giorni, anche se i piccoli iniziano ad assumere cibo solido prima. È opportuno lasciare a disposizione del cibo sul pavimento della gabbia, in modo che sia facilmente accessibile, ad esempio del pellet inumidito; anche l’acqua deve essere facilmente raggiungibile dai piccoli. I piccoli orfani non hanno possibilità di sopravvivere; non ha successo il tentativo di affidarli a una balia, né quello di allattarli artificialmente.