I Nuovi Allevamenti Avicoli

Gli allevamenti avicoli investono da tempo sull’innovazione per garantire standard tecnologici e strutturali degli allevamenti sempre migliori e garantire il massimo benessere animale.
Nonostante questa intenzione, la filiera continua ad essere troppo spesso oggetto di fenomeni non rappresentativi di un settore all’avanguardia.

Da più di mezzo secolo, i polli italiani non vengono più tenuti in gabbia ma si allevano solo a terra, protetti all’interno di capannoni, nel rispetto di stringenti normative che stabiliscono parametri microclimatici ben precisi, come umidità, temperatura, ricambio d’aria, illuminazione e densità di allevamento, tali da permettere benessere e sviluppo dei comportamenti naturali dell’animale.
Nelle tipologie di allevamento all’aperto o biologico, le strutture sono dotate anche di ampi spazi esterni recintati e ricchi di vegetazione, dove gli animali sono liberi di muoversi e di razzolare nelle ore di sole.
Sicurezza e benessere animale sono fondamentali così come l’impegno costante che mira a ridurre sempre più l’utilizzo dei farmaci. I dati di oggi mostrano che solo 1 pollo su 5 viene trattato con antibiotici e solamente se strettamente necessario, arrivando al traguardo di riduzione degli antibiotici di oltre l’82% rispetto agli anni scorsi.
Questo è stato possibile grazie all’aumento del benessere degli animali con tutti i nuovi strumenti che la tecnologia mette oggi a disposizione, attraverso una ristrutturazione degli ambienti di allevamento e una gestione innovativa e scrupolosa.

Oggi, gli allevamenti moderni sono dotati di sofisticati sistemi digitali che consentono di impostare tutti i parametri microclimatici dell’allevamento, monitorandoli costantemente e adattandoli alle esigenze degli animali nelle varie fasi di crescita.
Un elaborato sistema segnala inoltre la quantità esatta di mangime da somministrare, in base all’età e al peso degli animali e attraverso tablet o smartphone gli allevatori possono tenere tutto sotto controllo e se necessario intervenire tempestivamente, anche da remoto, per modificare le condizioni.

Anche la densità negli allevamenti, che viene spesso giudicata in modo negativo dalla collettività, viene stabilita dalla legge sulla base di valutazioni scientifiche.
In particolare, la normativa europea sul benessere dei polli è la più rigorosa al mondo e prevede un limite massimo di 33 kg di animali per metro quadrato di superficie. Tale limite può arrivare a 39 kg in presenza di condizioni di allevamento ottimali in termini di benessere, valutate dai servizi veterinari competenti.
Questi parametri non sono stati stabiliti a caso, ma definiti in modo da porre gli animali in un ambiente ottimale a soddisfare le loro esigenze etologiche, fondandosi esclusivamente su evidenze scientifiche e sui pareri autorevoli dell’Autorità Europea sulla Sicurezza Alimentare, istituzione scientifica indipendente, chiamata ad esprimersi anche sulle questioni in materia di sicurezza e igiene degli alimenti.

Non solo il consumatore ma anche soprattutto gli allevatori stessi hanno a cuore il benessere dei polli che vendono, in quanto la loro attività commerciale e il loro guadagno dipende proprio dalla sostenibilità e dalla reputazione dell’intera filiera avicola.

 

Pet-Toys: come evitare che le Galline si Annoino durante la Giornata

Il pollaio, in legno o in ferro, serve alle nostre cocche come ricovero notturno e come luogo di cova.
Durante il resto della giornata è bene offrire loro la possibilità di razzolare all’esterno in un’area sicura a distante da eventuali attacchi di predatori.
Ogni gallina infatti dovrebbe poter disporre di almeno 10 mq di area di pascolo in cui razzolare e muoversi liberamente nelle ore di luce.

Le galline sono animali molto curiosi ed intelligenti che amano esplorare e mantenersi continuamente occupate. Molto spesso, stando sempre nello stesso spazio cominciano ad annoiarsi e a manifestare fenomeni di stress come ovofalgia, pica e perdita di piume. A questo punto è consigliabile di inserire all’interno del recinto o zona scoperta dei giochi a loro dedicati che possono essere utilizzati come passatempo. In questo modo, oltre che ad essere impegnate durante la giornata, stimolano le loro attività cognitive ed apprendono in modo più rapido.

Vale la pena dire che il gioco migliore in assoluto è la nostra compagnia: passare del tempo ogni giorno a stretto contatto con le nostre amiche cocche le stimola molto, le incuriosisce, le diverte e trasmette loro il nostro affetto. In questo modo diventeranno molto più fiduciose verso l’essere umano, si avvicineranno senza timore e si faranno prendere facilmente in braccio.
Oltre a questo possiamo dare loro:

·        Frutta e verdura appesa al pollaio come ghirlande, oppure strette in una cordicella legata ad un ramo;

·       Mucchio di foglie secche con del terriccio così che potranno passare delle ore a spargere le foglie e cercare piccoli insetti e vermetti nel terriccio. Questa occupazione può anche servire per dare un po’ di “tregua” e di sollievo all’erbetta che magari cerca di spuntare, e che invece è costantemente distrutta dal raspare delle galline con le loro potenti zampe;

·        Realizzare, con qualche piccolo barattolo vuoto leggero in latta o in plastica una sorta di dispensatore di sementi “fai da te”, che le galline potranno far rotolare sul terreno dandogli dei calci e dunque ottenere la fuoriuscita del cibo durante il rotolamento;

·        Bagno di sabbia che è per loro assolutamente necessario fare dei “bagni di polvere” in modo da proteggersi da 
acari e parassiti;

·        Altalene e rami per arrampicate;

·        Tronchi di albero per dare loro la possibilità di arrampicarsi e appollaiarsi su vari rami.

Esistono poi tantissimi altri giochi e passatempi da utilizzare nel pollaio, l’importante è che siano funzionali per gli animali.
Provandoli si scoprono nuove attitudini e preferenze delle nostre cocche!

Nel nostro shop Il Verde Mondo, disponiamo di accessori adatti per queste attività. Corri a vederli!

Come Prevenire fenomeni di Cannibalismo all’interno del Pollaio

Il cannibalismo delle galline è un comportamento di origine nervosa che spinge le galline a beccarsi tra loro rabbiosamente sulle ali, sul dorso, sul collo e nella zona anale.
Il fenomeno appare inizialmente limitato, ma spesso i polli manifestano un comportamento imitativo e il vizio si propaga in breve tempo arrivando a interessare tutti i capi dell’allevamento.
Il comportamento si manifesta prevalentemente in animali tenuti in ricoveri ristretti, in presenza di sovraffollamento e quando le mangiatoie non sono sufficienti: la causa scatenante è infatti sempre la competizione.
La vista del sangue degli animali feriti o beccati stimola poi la curiosità di altri capi, che degenera nel cannibalismo vero e proprio. Gli animali perseguitati si riducono in uno stato pietoso, che favorisce l’insorgere di infezioni e malattie secondarie.
Per prevenire questo comportamento consigliamo di adottare i seguenti accorgimenti: 

–        consentire il pascolo agli animali, possibilmente in un ambiente diversificato;

–        isolare gli animali con ferite accidentali che possano suscitare curiosità e conseguentemente cannibalismo;

–        distribuire le granaglie sulla lettiera e al pascolo per stimolare gli animali alla ricerca del cibo, distogliendoli da inutili competizioni per l’alimento;

–        adeguare il numero di mangiatoie a quello degli animali allevati e mantenere distanze di almeno 2-3 metri tra le mangiatoie e gli abbeveratoi. In questo modo si riducono le occasioni di zuffe per il cibo, costringendo gli animali ad allontanarsi dalle mangiatoie per andare a bere;

–        assicurare le classiche norme di benessere delle galline come la presenza del bagno di sabbia che è un vero e proprio antistress;

–        limitare la somministrazione di mais e alimenti troppo energici introducendo l’avena;

–        appendere dei foraggi freschi o secchi, in modo tale che distolgano l’attenzione dai compagni;

–        evitare di tenere la luce accesa la sera in quanto l’eccessiva illuminazione innervosisce gli animali.

Questo vizio può assumere forme e intensità diverse: il danno può limitarsi all’estirpamento di qualche penna o a qualche escoriazione sul dorso, oppure, può degenerare in una zuffa sanguinaria con lacerazioni in varie parti del corpo e con perforazioni della carcassa in prossimità della coda.
Per prevenire questo comportamento è possibile aggiungere sale da cucina nelle miscele e distribuire bietole rosse trinciate.

I polli e le galline sono animali dal forte istinto sociale e vivono in branco, formando una gerarchia sociale, dove il più forte prevale sul più debole. Ciò vuol dire che ogni componente del gruppo cede il posto a quello che lo supera di grado, che a sua volta si procura la precedenza su quelli che gli sono inferiori.
I comportamenti anomali come la pica (strappare/strapparsi le piume e mangiarle) e il cannibalismo si instaurano quando è sbagliata la gestione del pollaio. In una situazione di forte stress e competizione lo scontro comune delle galline si trasforma fino ad arrivare ad un più alto livello di aggressività. 

 

Dal Mondo dei Roditori: il Criceto Dorato

Il criceto dorato appartiene alla famiglia dei roditori ed è conosciuto per essere un esemplare socievole e adatto per la famiglia.

Ha origini nelle regioni desertiche, aride e temperate dell’Asia Minore.
Il suo mantello può essere di moltissimi colori e sfumature dal bianco al crema, dal marrone al grigio fino al nero. Esistono varietà a pelo corto, molto rare e delicate, e a pelo lungo.
Su ciascun fianco i maschi hanno una ghiandola, molto più sviluppata che nella femmina, ricoperta di pelo. La ghiandola secreta un liquido che è utilizzato dal roditore per marcare il territorio. Se il pelo sopra la ghiandola appare umido vuol dire che il criceto è venuto a contatto con una femmina pronta ad accoppiarsi.

Essi vivono in media da due a tre anni, ma possono vivere anche più a lungo se ben accuditi.
Questo roditore è un animale solitario: appare dolce e affettuoso ma in realtà in natura è abituato a vivere da solo e non vuole i suoi simili nelle vicinanze. Anzi, in presenza di un altro esemplare della sua specie il criceto dorato attacca e difende aspramente la sua solitudine.
Solo durante l’accoppiamento questo animaletto accetta la presenza di un altro criceto nella sua tana, ma subito dopo la riproduzione i due si separano immediatamente e vanno divisi e la femmina provvederà in solitudine ad allevare i suoi piccoli.

Il criceto dorato è un animale notturno: di giorno quindi per lo più dorme al sicuro nella sua tana, mentre di notte esce a cercare il cibo.
Il cibo che trova lo inserisce nelle due ampie tasche guanciali, che gli consentono di trasportare il cibo fino alla tana. In cattività la sua attività notturna può variare e limitarsi alla sua tana dove si muoverà energicamente giocando e comunque trasportando cibo.

Si distingue come abile scavatore e riesce infatti a costruire profonde tane sotterranee composte a numerose gallerie e stanze dove si riparerà e dove nasconderà il cibo reperito la notte.

Per allevare i criceti dorati bisogna organizzare bene la loro tana che essi devono sentire sicura, spaziosa e confortevole.
Ideali per il criceto sono le gabbiette formate da più piani, con scalette e tunnel che permettano loro di muoversi in libertà e fare tanti passi. In natura il criceto dorato viaggia molto nel deserto. All’interno della gabbia si consiglia dunque di inserire vari su cui arrampicarsi, rametti da rosicchiare consentendo così al criceto di fare attività e di tenerlo occupato.
E’ importante anche inserire nella gabbia una casetta o una scatolina che costituisca il rifugio dell’animaletto. Lasciando a sua disposizione all’interno della gabbia del fieno, pellet di tutolo di mais, pellet di carta riciclata, trucioli di legno, carta a pezzi il criceto si potrà costruire la sua tana.
I criceti fanno i propri bisogni sempre nello stesso posto: si consiglia dunque, una volta individuato il luogo, di inserire un piccolo contenitore di materiale assorbente facilitando così la pulizia della gabbia.

La gabbia deve essere inoltre foderata con dei panni: possibilmente usare lenzuola o magliette vecchie che offriranno tepore al criceto dorato durante l’inverno
Una volta a settimana bisogna provvedere alla pulizia di tutti gli accessori contenuti nella gabbia: per pulirli usare semplicemente acqua calda e sapone strofinando bene con una spazzola e poi risciacquare con cura.
Tutti i giorni bisogna invece provvedere alla pulizia quotidiana: eliminare i resti di cibo, cambiare l’acqua nel beverino e pulire la zona dove va a fare i bisogni.

I criceti sono animali asociali in natura, segnano il proprio territorio che difendono anche con lotte feroci e non tollerano la presenza di loro simili. Non soffrono la solitudine anzi è fondamentale che in ogni gabbia ci sia solo un solo criceto dorato, altrimenti inizierebbe una lotta fino alla morte di uno dei due esemplari.

I criceti sono in natura onnivori quindi si nutrono sia di vegetali come piante e tuberi e frutta sia di alimenti animali come alcuni insetti, ma soprattutto sono granivori, amano cibarsi di semi.
Per vivere a lungo e sano anche il criceto dorato ha bisogno di una corretta alimentazione che sia variata e bilanciata che non si limiti ad uno solo alimento.
In cattività si consiglia di alimentare il criceto dorato sia con prodotti confezionati adeguatamente studiati per loro sia con prodotti freschi.
Gli alimenti preparati per i criceti contengono sia proteine vegetali, proteine animali e grassi.
L’alimento ideale è il cosiddetto mangime in pellet fatto di farina di pesce e semi tritati e poi compattati in piccoli bastoncini.
Un criceto dorato consuma circa 12 gr di cibo al giorno, soprattutto nelle ore notturne. L’abitudine di questo animaletto è di fare pasti piccoli, ma frequenti. Quindi devono avere sempre cibo a disposizione.
Inoltre, è consigliato dare al criceto del cibo da rosicchiare per evitare che i suoi denti diventino lunghissimi.

I criceti dorati possono riprodursi tutto l’anno e raggiungono la maturità sessuale a 32-42 giorni. L’accoppiamento avviene solitamente verso i 2-3 mesi di età. La gravidanza dura 16 giorni e in questo tempo la femmina deve avere a disposizione abbondante materiale per fare il nido e una scorta di cibo sufficiente.
I cuccioli partoriti sono in media 5-9 e non vanno toccati per i primi sette giorni di vita: la mamma non va toccata e non va ripulita nemmeno la gabbia durante questi primi giorni.

Come Nutrire i Pulcini nei Primi mesi di Vita

La parola “pulcino” deriva dal termine latino pullicenus diminutivo di pullus e significa letteralmente piccolo di animale.

Il pulcino è per definizione il piccolo di gallina appena uscito dall’uovo.
Esso viene al mondo da uova feconde covate in natura dalla mamma chioccia oppure inserite all’interno di incubatrici artificiali.

Si trovano all’interno di un uovo, dal guscio molto sottile mineralizzato di calcite, che protegge adeguatamente l’embrione del pulcino durante il suo sviluppo. Oltre alla sua funzione protettiva, la sua parziale dissoluzione dall’interno durante l’incubazione delle uova fecondate o durante la cova naturale, serve come fonte di calcio necessaria per la mineralizzazione dello scheletro del pulcino appena nato.

In questo articolo analizzeremo tutti i consigli e suggerimenti utili per allevare al meglio un pulcino dalla nascita fino ai 3 mesi di vita, età nella quale potrà essere spostato all’interno del pollaio.

Se i pulcini sono venuti alla luce all’interno di una incubatrice, per le prime 48 ore di vita non devono essere tolti della macchina, e questa non deve essere aperta e nessun pulcino deve essere preso in mano. Durante queste prime ore di vita i pulcini devono essere lasciati nel loro ambiente dentro all’incubatrice aumentando l’areazione e diminuendo la temperatura, per asciugare bene il piumino, riprendersi dal grande sforzo della nascita e assestare il proprio metabolismo. Per quanto riguarda l’alimentazione essi traggono energie grazie ai lipidi molto nutrienti presenti nel tuorlo dell’uovo.
Anche nel caso in cui i pulcini nascano dalla chioccia vale quanto detto sopra e l’unico accorgimento è quello di assicurarci che la chioccia abbia a disposizione cibo e acqua per nutrirsi.

Passate le prime 48 ore di vita, il pulcino è pronto per cominciare a nutrirsi autonomamente e dunque, nel caso sia nato all’interno dell’incubatrice, va tolto da questa e messo all’interno di una gabbia o scatola più grande con una ciotola d’acqua anti-annegamento e un altro recipiente con del mangime idoneo per pulcini.
L’alta percentuale di proteine è fondamentale in un mangime per pulcini in quanto deve sostenere la rapida crescita del piccolo.
La scatola dovrà essere posta al riparo dal freddo e dall’eventuale pericolosissimo attacco dei topi.
Se la temperatura esterna non è abbastanza calda, fondamentale aggiungere alla pulcinaia una lampada scaldante.

Nei primi giorni di vita è consigliabile l’osservazione della cloaca del pulcino, perché è molto frequente che si formi un tappo di feci secche che ostruisca il passaggio, problema questo che può causare anche la morte dell’animale.
Frequenti in questi giorni anche dei brevi riposini, che li aiutano a riprendersi dalla fatica nella schiusa e a immagazzinare le energie necessarie.

Il primo mese di vita del pulcino, soprannominato anche “il primo periodo”, serve al piccolo
per stare insieme alla mamma chioccia ed essere nutrito con del mangime specifico.
Nel nostro shop on-line IlVerdeMondo, è disponibile una linea di mangimi a loro dedicata e mirata allo svezzamento dei primi mesi di vita.
Il MANGIME PRIMO PERIODO è composto da Granturco, Farina di Soia Decorticata, Farina Glutinata di Granturco, Farinetta di Frumento, Semi di Soia Tostati, Pula Vergine di Riso, Farinetta di Granturco, Carbonato di Calcio Fosfato Bicalcico, Cloruro di Sodio, oltre che COCCIDIOSTATICO, fondamentale per la tutela della salute dell’animale: questo ingrediente è infatti importantissimo per stabilire la corretta flora intestinale evitando che possano ammalarsi di coccidiosi, malattia frequente e letale per i pulcini.
Questo tipo di mangime assicura la crescita robusta ed armonica dei pulcini e si può utilizzare fino al 35mo giorno dalla nascita.
Successivamente continuare con il MANGIME SECONDO PERIODO, ideale per l’alimentazione degli avicoli dal 36° giorno di vita fino all’età adulta. Questo tipo di mangime assicura la crescita degli animali in modo che possano vivere in salute durante tutti gli stadi di crescita.

La Consanguineità Tra Galline

La consanguineità è uno strumento utile a selezionare le varie razze che alleviamo. Grazie a questo fattore, è stato possibile fissare le caratteristiche volute in un gruppo di animali.
Vista spesso con timore da parte degli allevatori che temono di potersi ritrovare con grossi problemi di produttività e salute tra gli animali. Questo porta gli appassionati a cercare di rinsanguare spesso il proprio gruppo di animali con soggetti esterni, non sempre con i risultati sperati.

In linea generale, per essere certi di allevare animali forti e produttivi, dobbiamo solo tenere come riproduttori gli animali più vigorosi e che ci piacciono di più. In questo modo la variabilità genetica sarà sempre moltissima e il nostro gruppo di animali potrà crescere senza problemi per molte generazioni.
Se invece decidiamo di allevare polli di razza le cose cambiano, e oltre a selezionare vigore e produttività, dovremo tener conto anche di determinati parametri estetici tipici della razza che ci interessa.

Ogni pollo che alleviamo ha un proprio patrimonio genetico che lo rende unico, e questo patrimonio viene ereditato per metà dal padre e per metà dalla madre. Per la maggior parte dei geni quindi, ogni individuo erediterà una copia dal gallo e una dalla gallina che lo hanno generato: queste coppie di geni potrebbero essere uguali, oppure essere formate da sequenze diverse.
Quando un pollo eredita due copie uguali di un determinato gene, una da ciascun genitore, il carattere dovuto a quel gene si dice presente in omozigosi; quando invece riceve due copie diverse di quel gene dai genitori, il carattere viene detto in eterozigosi.

Quello che l’allevamento di selezione fa, è cercare di fissare le varie caratteristiche dei polli, e questo è possibile portando in una condizione di omozigosi la maggior parte dei geni che codificano le caratteristiche che desideriamo. Perché ciò accada, viene quindi usata proprio la consanguineità stretta, che permette di fissare velocemente la maggior parte delle doti desiderate.
Talvolta la consanguineità ha un risvolto negativo e tende a portare in omozigosi anche caratteri recessivi indesiderati o potenzialmente dannosi, che prima venivano nascosti dalla loro condizione di eterozigosi. Per questo motivo l’allevatore sarà quindi attento a studiare l’aspetto delle nuove generazioni per capire quali caratteristiche recessive siano nascoste nel patrimonio genetico dei genitori, ed eventualmente non far riprodurre i soggetti che ne sono portatori.

La consanguineità stretta ha poi un altro svantaggio: generazione dopo generazione, se non si pone attenzione a ciò che si fa, i polli perderanno produttività, forza e vigore.

Possiamo dire che esistono due principali vie per ottenere i risultati che ci prefissiamo: la selezione massale, e la consanguineità stretta: nella selezione massale ci limitiamo ad allevare molti animali di una razza, non consanguinei, senza mai seguire gli accoppiamenti e i riproduttori. La maggior parte degli animali manterrà una qualità media delle caratteristiche, una parte le mostrerà di qualità inferiore mentre solo una piccola parte dei nuovi nati sarà qualitativamente superiore.
In questo modo il grado di parentela tra i riproduttori rimane sempre piuttosto basso, ma la qualità media degli animali cresce molto lentamente. Molte razze domestiche sono state selezionate proprio in questo modo.
Al contrario, la riproduzione in consanguineità stretta prevede di conoscere molto bene le caratteristiche genetiche dei singoli soggetti e di tracciare costantemente una sorta di pedigree degli animali. Questi vengono accoppiati tenendo conto del grado di parentela in maniera tale da ottimizzare e velocizzare al massimo l’ottenimento delle caratteristiche desiderate.

Gallina Ermellinata di Rovigo: Storia e Caratteristiche

Con lo scopo di selezionare una linea femminile in grado di trasmettere buone caratteristiche produttive mantenendo le tipicità delle linee maschili con le quali veniva accoppiata, la Stazione Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo iniziò un lungo lavoro di selezione che terminò nel 1957 con la nascita di una nuova razza, la “Ermellinata di Rovigo”.
Verso gli anni 60 e 70 del secolo scorso questa razza fu diffusa in tutto il Veneto e in altre regioni. Lo scopo di incrociare più razze diverse era quello di ottenere una gallina dalla grande massa muscolare per la carne ma anche un’elevata produzione di uova.

Si presenta come una razza rustica con buone attitudini al pascolo e in grado di adattarsi ai diversi ambienti agrari.
Adatta sia per l’allevamento estensivo all’aperto, che per l’allevamento con metodo biologico.
Di costituzione robusta e forte, si ambienta bene al clima tipico del Veneto, caratterizzato da inverni rigidi e da estati particolarmente calde e afose.

È una tipica “linea femminile” da utilizzarsi, per produzioni di nicchia e di qualità, in incroci di prima generazione con razze da carne leggere o pesanti.

I pulcini fin dalla nascita hanno un piumaggio giallo e soffice e da adulti sia il maschio che la femmina presentano un mantello bianco con mantellina che ricorda l’ermellino che portava Re Luigi XIV.

La pelle e i tarsi sono di colore giallo e le uova prodotte, in media 170-190 all’anno, hanno il guscio di color roseo-bruno.

Ha un dorso lungo, ali larghe e medio lunghe ben aderenti al corpo. La coda è mediamente grande e di colore nero o piuttosto scuro, ha un petto pieno, largo, ben arrotondato e profondo. Le cosce sono piene e carnose, con piumaggio folto. I tarsi sono di media lunghezza, di colore giallo con venature rosse, ma di ossatura esile. Il corpo è squadrato, di forma rettangolare, ed il ventre è ben sviluppato, soprattutto nella gallina, largo ma non grasso.
La maturità sessuale avviene a circa sei-sette mesi nei maschi e a circa cinque-sei mesi nelle femmine. Il peso medio di un pollo ermellinato adulto va dai 3 ai 3,5 chilogrammi, mentre quello di una gallina ermellinata adulta va dai 2,2 ai 2,6 chilogrammi. I pulcini hanno un piumaggio giallo e un accrescimento piuttosto rapido, ben si prestano ad essere allevati in piccoli gruppi familiari. Le galline ermellinata di Rovigo depongono all’anno dalle 170 alle 190 uova, dal peso di circa 55-60 grammi e dal guscio rosato.

Tra i difetti più evidenti troviamo la forma del corpo piuttosto tozza, il piumaggio sottile, l’ossatura grossolana ed esile e la formazione comune di cuscinetti alle zampe, che potrebbero causare l’annidamento di pericolose infezioni parassitarie.

La gallina ermellinata di Rovigo non è stata ancora inserita negli standard della F.I.A.V., Federazione Italiana delle Associazioni Avicole, ma è invece stata inclusa nel progetto CO.VA. della Regione Veneto, mirato alla salvaguardia, nonché alla Conservazione e alla Valorizzazione, delle razze avicole venete, riconoscendola come razza autoctona.

 

Il Cane Boxer

Il boxer è una razza canina appartenente alla famiglia dei Molossoidi. Le sue origini provengono dalla Germania dove, nel 
1870, alcuni cinofili di Monaco di Baviera tentarono l’incrocio tra il Bullenbeisser e l’Old English bulldog.
Il suo nome significa pugilatore, proprio per via del suo carattere indomabile e del suo spirito combattente.

L’altezza del cane al garrese varia tra i 53 e i 63 cm a seconda che si tratti di un esemplare maschio o femmina e il peso oscilla tra i 20kg e i 40kg.
Il muso si presente corto e largo, con il labbro superiore che copre quello inferiore ed una mandibola molto potente.
Le sue orecchie sono a triangolo, rivolte in avanti e il manto è lucido e raso, dal colore tigrato fulvo o bianco.
Inizialmente, i soggetti con pelo bianco diffuso su più di un terzo del mantello venivano considerati fuori standard di razza ma, dal 2005, in Italia l’ENCI li include tra i soggetti con pedigree, con divieto di riproduzione.

È un esemplare dal carattere sicuro, molto raramente diffidente e molto affettuoso, leale, socievole e dolce, particolarmente adatto ai bambini in quanto molto protettivo nei loro confronti e gran giocherellone.
Ottimo cane da compagnia, si presta bene all’addestramento perché grazie alla sua vivacità, se abbinata a metodi non coercitivi, può ottenere grandi risultati in addestramento sportivo e non.

Per mantenere un Boxer bisognerà fare attenzione ad un paio di particolari importanti: è un animale che ha necessità di una dieta di ottima qualità e che deve essere anche strettamente controllato. Ha una buona salute ma va controllato per quel che riguarda le malattie cardiache genetiche, le displasie e la spondilosi degenerativa.

Viene utilizzato come cane da difesa, e come tale partecipa alle prove di utilità e difesa come ausiliario della polizia, cane da ricerca su superficie/macerie per la Croce Rossa Italiana e guida per non vedenti. Ci sono anche molti esemplari impiegati nelle attività sportive di agility, obedience e mondioring.
La sua dote di ottimo cane da difesa nasce dal fatto che si tratta di un cane estremamente possessivo nei confronti del suo padrone e della sua famiglia.
Questo è un aspetto che è spesso utile modulare attraverso educazione ed addestramento adeguati, per far sì che la sua aggressività, volta a difendere il padrone, non venga rivolta verso persone estranee alla famiglia, ma prive di cattive intenzioni.
Soprattutto per gli esemplari maschi, viene richiesto un impegno maggiore nella gestione e nell’educazione, poiché molto testardi.

 

 

Mai scegliere un cane dalla Razza: ciò che conta è il Carattere

È stato dimostrato che le caratteristiche comportamentali di un cane non dipendono dalla razza ma dal carattere.
Tendenzialmente si presuppone di adottare un cane in base alle caratteristiche che desideriamo esso abbia abbinando ogni abilità alla razza di origine: coraggioso ed intelligente è il pastore tedesco, protettivo e da guardia è il rottweiler, mansueto e amichevole è il labrador, e via dicendo.

Nella realtà è sbagliato associare queste caratteristiche comportamentali alla razza, infatti una ricerca pubblicata su Science, ha sottolineato che l’uomo ha iniziato a selezionare i cani almeno 2000 anni fa, soprattutto a fini utilitaristici, cercando di scegliere gli elementi più abili, ad esempio, alla caccia o alla guardia, e quelli più socializzati con l’uomo.
Dalla prima metà dell’Ottocento è iniziato un vero lavoro per ottenere un determinato aspetto fisico correlato a specifiche caratteristiche comportamentali, dando vita alle diverse razze moderne. Studi scientifici hanno ad oggi dimostrato che la razza di un cane non è necessariamente affine per quel che riguarda le sue caratteristiche comportamentali.

Una famosa e rinomata Università del Massachusetts, negli Stati Uniti, ha dato vita ad una vera e propria indagine, analizzando il DNA di più di 2.000 cani di razza e meticci.
Questi dati, insieme alle indagini sui proprietari, sono stati utilizzati per mappare i geni associati ai tratti comportamentali e fisici. I ricercatori hanno intervistato 18.385 proprietari con più di 100 domande che spaziavano dalla socievolezza del cane, alle dimensioni, al colore.
Lo studio è stato portato avanti grazie al Darwin Ark, un progetto scientifico comunitario in cui le persone possono segnalare caratteristiche e comportamenti dei loro animali domestici.
Dal risultato dei dati del sondaggio e dall’analisi del DNA, i ricercatori hanno individuato undici regioni genetiche associabili al comportamento del cane, ma nessuna di queste era specifica di una delle razze prese in considerazione nello studio.

Secondo la ricerca, la razza offre quindi un basso valore predittivo, spiegando solo il 9% della variazione nel comportamento. Può esserci una percentuale di previsioni più alta che una determinata razza rispetti alcuni comportamenti ma, al tempo stesso, la diversità comportamentale all’interno della stessa razza si avvicina a livelli simili alla diversità tra le varie razze.
Inoltre è emerso che i tratti comportamentali variano molto all’interno della stessa razza, dato che ogni singolo individuo è a sé: l’appartenenza a una razza non è per forza un’assicurazione per prevedere la disposizione di un cane.

Ovviamente bisogna tenere conto che nella valutazione è il proprietario a dare la sua opinione sul proprio animale e i ricercatori hanno anche studiato quali sono stati gli elementi a livello fisico che hanno portato alla scelta di un cane piuttosto che un altro.

Le idee preconcette influenzano molto la società, perché danno vita alle mode e creano spesso un danno per le aspettative deluse da parte dei proprietari che hanno fatto una determinata scelta basandosi su stereotipi.
La peggior condanna, viene imposta a molti cani, soprattutto nei canili, che non vengono mai scelti perché appartenenti a una determinata razza etichettata come aggressiva, pericolosa o altro, a seguito di preconcetti che l’uo

Come Somministrare i Medicinali alle Galline

Sapere quale è il modo più giusto per somministrare i medicinali alle galline è fondamentale per il successo della terapia, in quanto solo così il medicinale non andrà sprecato e nell’animale si otterrà il massimo effetto curativo.

Le terapie ai nostri animali si dividono in due gruppi: le terapie somministrate per via enterale e per via parenterale:

1)     La via di somministrazione enterale prevede che il farmaco passi attraverso il tubo digerente e dunque “per bocca”.
È la via di somministrazione più comunemente utilizzata per fornire compresse, capsule, gocce o sciroppi.
Gli uccelli hanno lingue molto diverse da una specie all’altra, ma quasi sempre si tratta di strutture poco prensili e poco elastiche. La presenza di muco o saliva all’interno della cavità orale è sempre minima o assente. Il passaggio meccanico della compressa risulta quindi, per questi motivi, piuttosto agevole e poco ostacolato da impedimenti meccanici.
L’apertura delle vie respiratorie si trova in quasi tutte le specie alla base della lingua e risulta facilmente osservabile tramite la semplice apertura del becco. La laringe si presenta come una piccola fessura sviluppata in senso verticale, che si apre e si chiude in maniera sincrona ad ogni atto respiratorio. È intuitivo, ma ugualmente importante ricordare, che “la terapia” non deve mai entrare in trachea tramite la laringe, per evitare polmoniti da aspirazione o soffocamenti.
Il rischio di inalazione del prodotto è maggiormente presente con le formulazioni liquide, che devono essere somministrare tramite sondaggio del gozzo oppure somministrate lentamente nel becco, permettendo all’animale di deglutire completamente il prodotto tra una somministrazione e la successiva.
Le compresse e le capsule non rappresentano quasi mai un reale rischio per le vie respiratorie, ma è sempre buona norma, quando vengano inseriti in bocca, accompagnarle in profondità con il dito, portandole a lato della gola e oltrepassando la laringe. Quando parliamo di compresse e capsule la somministrazione dovrà avvenire inserendo il prodotto più in profondità possibile, per evitare l’immediato rigurgito o sputo della stessa;

2)     La via di somministrazione parenterale prevede che il prodotto raggiunga il circolo sistemico senza passare per stomaco e intestino. Ci si riferisce dunque alle iniezioni sottocutanee o intramuscolari.
Per eseguire un trattamento iniettivo in maniera sicura è importante utilizzare prodotti monouso, di piccolo calibro, in zone corporali dove il rischio di fare danni sia molto ridotto.
La zona più utilizzata per le iniezioni sottocutanee ed intramuscolari è il petto. In questo spazio gli uccelli sono forniti della muscolatura pettorale, sviluppata in più strati e adagiata sullo sterno osseo. Le ossa dello sterno risultano una naturale protezione verso il rischio di entrare in cavità celomatica con l’ago e quindi impediscono di commettere errori potenzialmente letali per l’animale.
A livello pettorale le iniezioni vanno solitamente eseguite tra il terzo superiore ed il terzo medio in una ipotetica suddivisione della parte, non centralmente per la presenza di una cresta ossea.
Oltre che sul petto, le iniezioni possono essere eseguite, qualora la taglia dell’animale lo consenta, anche sulle cosce, sempre sulla superficie esterna e mai in quella interna.
Da evitare invece le iniezioni su schiena e collo.
La durata del trattamento deve essere sempre quella prescritta dal medico veterinario. Interrompere la terapia appena l’animale sta meglio è un atteggiamento incosciente perché pregiudica l’efficacia della medicina e, nel caso di antibiotici, predispone alla formazione di germi antibiotico-resistenti, pericolosi anche per l’allevatore oltre che per l’animale.