Come Curare le Galline dalla Verminosi

Accade spesso, che le nostre galline vengano attaccate da un’infestazione di pidocchi pollini, acari o parassiti intestinali.
In questi casi è fondamentale intervenire tempestivamente con i metodi più adeguati ed efficaci, in modo da tamponare immediatamente la diffusione, far soffrire il meno possibile le galline che purtroppo hanno contratto questi animaletti infestanti, e riuscire a preservare le altre ancora sane, evitando così che l’infestazione si propaghi a tutti gli animali.

Il prolungato indebolimento dell’animale causato dalla presenza di questi parassiti può incidere sull’efficacia del suo sistema immunitario e dunque, a causa delle difese dell’organismo basse, aprire le porte anche all’intrusione di altre malattie più gravi.

Per un allevatore è molto importante osservare sempre gli animali: ciò permette da alcuni segnali e sintomi, di intuire immediatamente se c’è qualcosa di strano nel comportamento delle galline e vedere subito se presentano dei disturbi e non stanno bene e in forma come sempre.
Nel caso in cui vengano colpite da parassiti intestinali, i segnali più evidenti sono inappetenza, debolezza e dunque svogliatezza nel razzolare e nel cercare il cibo, dimagrimento abbastanza evidente, penne arruffate, deposizione di uova più piccole rispetto alla norma e dal guscio non liscio ma piuttosto rugoso e dalla superficie irregolare al tatto.
Nei casi in cui lo stadio della verminosi intestinale sia più avanzato, è probabile che gli animali soffrano anche di occlusioni intestinali e forte diarrea con possibili tracce di sangue ed evacuazione di vermi.
Le verminosi possono essere dovute sia a vermi cilindrici che a vermi piatti. Le galline vengono contagiate da questi vermi tramite l’ingestione diretta delle loro uova o di organismi “portatori sani” che vivono nella terra e nell’orto, come lumache, mosche e lombrichi. Anche saliva, escrementi e cibo di animali infetti possono essere veicoli di contagio per altre galline.

La misura preventiva migliore è quella di tenere in ottime condizioni la lettiera del pollaio, evitando anche i ristagni di acqua per lungo tempo e la formazione di zone di fango o terreno molto umido.

Qualora si siano riscontrati problemi specifici, circa ogni due mesi è consigliabile sterilizzare le zone più a rischio del pollaio con prodotti specifici. Infine, sempre in fase di prevenzione, si può cercare di aumentare le difese immunitarie delle galline somministrando loro un integratore alimentare liquido da aggiungere all’acqua per un periodo di alcuni giorni da ripetere ad ogni inizio mese.
Nel caso invece che gli avicoli siano già nello stato di verminosi, un rimedio naturale abbastanza valido è quello di somministrare alle galline, integrandoli alla loro alimentazione, dei semi di zucca triturati per un periodo di alcuni mesi. Altro rimedio naturale è quello di aggiungere al mangime degli spicchi di aglio tagliuzzati, in quanto, come noto, l’aglio funge da potente antibiotico; per quanto riguarda l’acqua si può aggiungere dell’aceto di mele o dell’aloe vera.

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Come Prevenire e Ridurre l’Aggressività dei Galli

Per poter prevenire e ridurre l’aggressività dei galli esistono alcune tecniche ed accorgimenti che possono esserci d’aiuto. Lo scopo principale di queste azioni è quello di riuscire a farci percepire dal gallo come superiori a lui nella scala gerarchica trovando un equilibrio comune in termini di rispetto reciproco.

Come per tutti i comportamenti aggressivi e burrascosi, inizialmente è fondamentale capire quale ne sia l’origine e i motivi che hanno portato l’animale a scontrarsi con noi.
In natura, il compito primario di un gallo è quello di difendere il proprio gruppo di galline da possibili rivali in cerca di femmine con cui accoppiarsi e proprio per questo motivo, l’aggressività di un gallo aumenterà con molta probabilità durante la primavera-estate, ovvero nel periodo più favorevole all’accoppiamento e alla riproduzione.
Un gallo aggressivo può scagliarsi contro una persona dopo averla rincorsa e attaccando con beccate, unghiate e speronate: esso continuerà a rincorrerci fino a quando, secondo lui, non rappresenteremo più una minaccia per le sue galline.
Prima che il gallo decida di sferrare il suo attacco, di solito possiamo riconoscere alcuni movimenti caratteristici di “preavviso” che ci possono aiutare a metterci in guardia; tra le azioni più plateali ci sono l’abbassare della testa mentre ci fissa e un leggero ondeggiare del corpo.
È però possibile che l’attacco si verifichi a nostra insaputa in modo silenzioso e furtivo, specie se alle nostre spalle e lontano dal nostro campo visivo.
In pieno attacco le piume del collo si alzeranno a formare una sorta di collare-armatura che, assieme alle ali un po’ discoste dal corpo e tutto il fisico proteso all’attacco, serviranno a mettere in guardia e ad intimorire l’avversario.

La prima soluzione da considerare è quella di abituare i galli fin da quando sono pulcini alla nostra presenza nel pollaio e al nostro contatto con loro prendendoli in braccio anche difronte alle altre galline.
È utile anche parlare loro con toni pacati e provare a dargli da mangiare dalla propria mano rimettendoli a terra nei momenti in cui sono tranquilli: questa relazione di vicinanza e fiducia potrà essere d’aiuto nel momento in cui sarà necessario porsi con un ruolo dominante per definire le regole del rispetto reciproco.
Già a 4/5 mesi di età gli ormoni cominceranno ad incrementare nel gallo la tendenza all’aggressività e in poche settimane il nostro piccolo pulcino sarà diventato un giovane galletto pieno di testosterone con la necessità di difendere il suo territorio e le sue amate galline.

Tra i consigli più utilizzati per gestire e diminuire l’aggressività di un gallo troviamo:

·        Muoverci lentamente all’interno del pollaio, senza fare movimenti bruschi e improvvisi. Per i galli ogni movimento ha un significato e movimenti errati o inconsulti potrebbero equivalere ad errore di comunicazione imperdonabile. Un movimento repentino potrebbe equivalere, nella mente di un gallo, ad un pericolo o ad un attacco;

·        Istruire il gallo insegnandogli che siamo noi il capo e che non ostacoleremo in alcun modo il suo scopo di vita, che è sintetizzabile in protezione delle sue galline e accoppiamento;

·        Procedere con rispetto della sua etologia e del lavoro da fare per insegnargli che entrare nel suo spazio non significa attaccarlo. Detto ciò, dobbiamo sempre considerare che stiamo pretendendo che esso porti avanti un compito molto impegnativo, chiedendogli di modificare il loro carattere innato e naturale;

·        Utilizzare un qualche oggetto riconoscibile come deterrente come, ad esempio, una frasca d’albero al fine di allontanare il gallo o dissuaderlo ad attaccare;

·        Dare segnali chiari e semplici perché se diamo segnali confusi potremo essere interpretati ambiguamente e il gallo potrebbe intendere che c’è un attacco in corso in una situazione in cui invece non è previsto alcun attacco;

·        Far presente ad ogni persona che si avvicina al pollaio di seguire le nostre indicazioni e prestare attenzione a non “lanciare sfide” involontarie.

Ripetendo tutti questi piccoli accorgimenti con continuità è possibile ridurre i comportamenti aggressivi del gallo e solo successivamente potremmo valutare l’opportunità di procedere con una sorta di vero e proprio esercizio finalizzato ad affermare “chi è il capo”.
La buona riuscita dell’esercizio consiste nel lanciare una sfida e nel “vincerla a tavolino” senza che in realtà si tenga di fatto alcun combattimento, riuscendo ugualmente in tal modo ad affermare la nostra “superiorità gerarchica”.
Il nostro obiettivo sarà sempre quello di riuscire a convincere il nostro gallo a rispettarci, riducendo al minimo possibili attacchi.

Nonostante ciò, gran parte del successo o del fallimento di questo programma di miglioramento comportamentale dipenderà da fattori al di fuori dal nostro controllo come ad esempio la genetica. Il comportamento naturale dei galli non è quieto e mansueto come quello di una gallina.

Il nostro porci come capi di livello superiore al gallo e la nostra supremazia non dovranno essere duri o violenti: saremo considerati degli ottimi allevatori se riusciremo a farci rispettare facendoci riconoscere come “autorità gentile”.

 

Uova con Guscio Molle: Cause e Rimedi

Quando ci rechiamo al pollaio per raccogliere le uova fresche offerte dalle nostre cocche non sempre troviamo nel nido un bell’uovo con il guscio duro. Accade spesso infatti di trovarci davanti a delle uova dal guscio molle o molto sottile, quasi invisibile.

Nella maggior parte dei casi, non è necessario allarmarsi per gli animali in quanto potrebbero esservi differenti cause che provocano questo fenomeno:

1)     Carenze nutrizionali di calcio e qualità di vita:

Questa è forse la ragione principale per cui si può verificare la deposizione di uova dal guscio molle, ovvero per una carenza nutrizionale di calcio e di vitamina E, vitamina B12 e vitamina D3, come fosforo e selenio, dunque a causa di un’alimentazione scorretta o sbilanciata che dovrà essere accuratamente modificata e integrata;

2)     Stress:

Una gallina può essere sotto stress per vari e diversi motivi dovuti ad esempio a spazi troppo ridotti, ad un forte sbalzo termico e ad eventuali predatori che si aggirano nel pollaio;

3)     Muta:

Il fatto che una gallina sia in muta può provocare la saltuaria deposizione di uova molli in quanto il calcio e le energie dell’animale sono concentrate nel far rinascere il nuovo piumaggio;

4)     Sistema riproduttivo immaturo:

Può capitare che il sistema fisiologico delle galline non sia ancora pienamente sviluppato ed efficiente al momento che iniziano ad uscire dall’ovidotto le prime uova.
Basterà dare alla gallina il tempo di qualche giorno per regolarizzare gli organi e tutto il processo affinché il problema delle uova molli si risolva da solo;

5)     Malattie o parassiti:

E’ possibile che una gallina deponga uova dal guscio molle in quanto ammalata, e quindi questo disturbo potrebbe essere il sintomo, ad esempio, dell’aver contratto la Malattia di Newcastle o una bronchite infettiva oppure essere anche il “campanello di allarme” che è in corso un’aggressione da parte di parassiti interni.
Nel caso di uova molli o senza guscio deposte da galline giovani o anziane c’è poco da fare; in questi casi l’inconveniente fa parte della natura dell’animale e si dovrà solo attendere deposizioni migliori.
Altro discorso, invece, nel caso il problema sia dovuto ad una carenza di calcio o altri nutrienti. In questo contesto sono molti i rimedi naturali che possiamo porre in atto. Innanzitutto è opportuno fornire alle galline un supplemento di calcio, aggiungendo del grit al mangime oppure anche triturando alcuni gusci di uova per mischiarli alla loro razione di cibo.
E’ anche possibile cuocere un uovo sodo e poi schiacciarlo interamente e somministrarlo alle nostre galline assieme ai loro alimenti quotidiani.
Se la causa è la semplice mancanza di calcio, i miglioramenti dovrebbero essere già visibili dopo 2/3 giorni.

Ricordiamo anche che galline troppo grasse potrebbero presentare problematiche nella deposizione di uova e solitamente, connesso a ciò, c’è alla base un’alimentazione scorretta, troppo ricca di scarti alimentari umani.

Le galline, in natura, riescono a percepire il proprio fabbisogno di calcio specifico, e se sono libere sul terreno ognuna saprà regolarsi autonomamente.
È infatti anche bene non eccedere, perché somministrare agli animali dose massicce di calcio a lungo andare potrebbe ripercuotersi negativamente sul funzionamento dei reni.

Nella situazione di “uova molli o senza guscio” è opportuno evitare di fornire alle galline spinaci freschi, barbabietola, pomodori e agrumi, che possono interferire con l’assorbimento del calcio.
Un rimedio naturale efficace può essere quello di aggiungere dell’aceto di mele all’acqua dell’abbeveratoio (1 cucchiaio per ogni 1,5 litri), in quanto è un alimento che aiuta ad aumentare i tassi di assorbimento del calcio.
Altre erbe ricche di calcio è possibile aggiungere alla loro dieta sono: erba medica, radice di bardana, camomilla, trifoglio, tarassaco, equiseto, senape, ortica, prezzemolo, menta piperita, foglie di lampone, rosa canina e crescione.

 

La Gallina Collo Nudo: Origini e Caratteristiche

La razza avicola Collo Nudo è nota per la sua caratteristica più vistosa che è, dal nome, l’assenza di piumaggio sul collo che la fa assomigliare ad un avvoltoio.
Altra caratteristica che la contraddistingue dalle numerose specie avicole è la deposizione di uova pesanti e dal guscio robusto. Questo perché una quota proteica della razione viene messa a disposizione delle uova anziché essere dirottata verso le piume e anche il guscio ne trae vantaggio in quanto a causa di una miglior dispersione termica queste galline non vanno incontro ad alterazione dell’equilibrio acido base.

La Collo nudo italiana è una selezione nazionale di galline a collo nudo provenienti dall’estero, probabilmente proprio dei Collo nudo di Transilvania. Più che di razza vera e propria si può parlare di varie selezioni locali a collo nudo, ottenuti da incroci differenti: ad esempio in Toscana essa spesso deriva da incroci con la Valdarnese bianca, mentre in Veneto essa derivava da incroci con la Padovana comune.
Caratteristiche comuni a quasi tutte le selezioni locali della Collo nudo italiana sono gli orecchioni bianchi, la pelle gialla e i tarsi giallastri o verdastri.

Per le specie omozigosi il collo si presenta completamente privo di piume; quando invece si parla di eterozigosi è presente un piccolo spazio di penne nella parte anteriore del collo.

Si tratta senza dubbi di una razza robusta e molto rustica, redditiva sia per le uova che per la carne.

La Collo nudo italiana è una buona ovaiola, infatti, depone circa 180-220 uova all’anno di colore marrone scuro. Il peso di solito si aggira tra i 2,5-3,2 kg per i galli e 1,8-2,2kg per le galline.
Sul mercato sono presenti anche molti ibridi a collo nudo, caratterizzati da peso maggiore, minor quantità di uova deposte e lieve tendenza alla cova.

Nella loro dieta non dovranno mai mancare ortaggi o verdure varie, come broccoli, cetrioli o melanzane. Oltre a questo, possono essere integrati anche cereali proteici, crusca e mais. 

Nella scheda dello standard FIAV COLLO NUDO ITALIANA sono riportate tutte le specifiche e le caratteristiche delle varietà riconosciute dallo standard italiano, così come risultano nell’elenco della FIAV (bianca, blu con o senza orlatura, collo oro, blu collo oro, selvatica, blu selvatica, collo argento, dorata frumento, dorata frumento blu, nera-rosso, blu-rosso, nera, sparviero).

I – Generalità
Origine
Pollo comune in Europa, di origine sconosciuta; fissato come razza in Romania e in Germania.

Anello
Gallo : 20
Gallina : 18

II – TIPOLOGIA ED INDIRIZZI PER LA SELEZIONE
Tipologia di pollo campagnolo, vigoroso e dal portamento di media altezza. Il corpo è rettangolare visto di profilo e inclinato posteriormente, la proporzione è 1 : 2. Parte del gozzo, collo e testa rosso, senza piume; sterno senza piume; piumaggio ben serrato al corpo; temperamento tranquillo.

III – STANDARD
Aspetto generale e caratteristiche della razza

1- FORMA
Tronco: di forma cilindrica allungata, leggermente inclinato. Nella gallina cilindrico e orizzontale.
Testa: di media grandezza; cranio, cresta e bargigli hanno la stessa larghezza visti di profilo; il piumaggio termina a punta nella parte posteriore. Nella gallina le piume sono arrotondate alla loro estremità. 
Becco: possente; colore uguale a quello dei tarsi, secondo la varietà.
Occhi: Iride rosso arancio; nelle varietà Nera e Blu Orlata il colore varia fino a rosso scuro.
Cresta
a) semplice: da piccola fino a media; la parte anteriore arriva appena sopra il becco; dentellatura di media profondità; lobo che termina ben arrotondato e che si distacca leggermente dalla nuca;
b) a rosa: perlatura il più fine possibile; non deve debordare dal cranio; senza infossature; spina non troppo lunga che segue la linea della nuca. 
Bargigli: di lunghezza media; il più arrotondati possibile; tessitura fine. Nella gallina a forma di semicerchio.
Faccia: rossa, con piccole piume sotto gli occhi.
Orecchioni: rossi; si distaccano il meno possibile dalla pelle della faccia e del collo.
Collo: senza piume; leggermente ricurvo ad “s”; pelle del collo rossa. Qualche piccola piuma sulla parte frontale del collo non è da considerare un difetto grave. Gozzo rosso e ugualmente senza piume, ma ricoperto per un terzo dalle piume laterali. Nelle giovani galline una pelle leggermente più chiara non costituisce difetto grave.
Spalle: arrotondate e poco prominenti.
Dorso: di media lunghezza; si ristringe leggermente verso il dietro. Groppa arrotondata con lunghe lanceolate e senza formazione di cuscinetti.
Ali: di media lunghezza; ben serrate al corpo.
Coda: continua la linea del dorso, appena rilevata; di media lunghezza; ben sviluppata e con numerose falciformi. Nella gallina più orizzontale portata mediamente alta.
Petto: pieno; guarnito da ambedue le parti da piume, tuttavia il piumaggio laterale deve ricoprire completamente il petto. Nella gallina pieno e profondo.
Zampe: possenti; impiumate a file di modo che le parti nude sono ricoperte, salvo ai lati interni o verso il basso dove un piccolo triangolo deve restare sguarnito. Tarsi di ossatura fine; di media lunghezza; senza piume; colore secondo la varietà. Dita dritte e ben allargate.
Ventre: largo e ben sviluppato. Nella gallina ben sviluppato.

3 – PIUMAGGIO
Conformazione: ben serrato al corpo; corpo ricoperto da piume disposte a file di modo che tutte le parti siano ben ricoperte.

 

Come dire addio al Fango nel Pollaio

Anche se il vostro pollaio è posizionato in un area di terreno in cui nelle stagioni più calde è presente erba verde, è possibile che in inverno, a causa di freddo, neve ed acquazzoni, si formi uno strato superficiale di fango difficile da eliminare vista la stagione molto rigida.
Questo ambiente è molto nocivo per le galline in quanto questi esemplari non sopportano l’umidità che può causare loro raffreddori molto pericolosi, e, soprattutto il fango, mescolato alle loro deiezioni, diventa zona ideale di proliferazione di batteri che, attraverso il sistema digerente, sono in grado di causare gravi danni all’organismo degli animali.

Oltre a ciò, vivere in un ambiente fangoso sottopone le galline ad avere costantemente le zampe sporche, fattore che si ripercuote anche sulla zona di deposizione, provocando la fuoriuscita di uova sporche di terra, dannose per l’uomo e per la nascita dei pulcini.

Spesso, per ovviare il problema, viene posizionata una tavola o alcuni mattoni a terra ma questa si rivelerà nel tempo una soluzione poco risolutiva in quanto il fango, in questo modo, non verrà eliminato del tutto dal pollaio.
Esistono invece alcune soluzioni pratiche per risolvere il problema in maniera definitiva:

– Realizzare nel terreno intorno al pollaio un’area con ghiaia fine alta circa 10 centimetri e delimitata da mattoni di contenimento in modo che l’acqua filtri al di sotto e la pavimentazione superficiale si mantenga pulita;

– Creare per il pollaio una base in cemento, anche rialzata da terra, e dare al terreno circostante una leggera pendenza realizzando anche fossette di scolo, in modo che l’acqua non ristagni ma che abbia più facilità a defluire via;

– Rivoltare il terreno fangoso con una vanga, in modo da eliminare la zona acquitrinosa portando invece in superficie terra più compatta e asciutta;

– Disseminare il recinto e la zona dove razzolano le galline di tronchi e altri punti di appoggio sopra-elevati aggiungendo nell’acqua degli abbeveratoi vitamine che possano aiutare il sistema immunitario delle galline a combattere contro virus e batteri;

– Stendere un po’ di sabbia a cui aggiungere uno strato di paglia e trucioli di legno, e infine mettere ancora sopra alcune assi di legno da rimuovere poi una volta passato l’inverno;

– Creare una copertura più ampia sopra alla zona del pollaio, con una pergola in legno, oppure anche con una recinzione munita di tetto a spiovente con telo resistente plastificato. Sarebbe però opportuno che sulla zona fangosa arrivassero comunque i raggi diretti del sole, che sono il migliore alleato nell’uccisione dei batteri dannosi per le galline.

 

 

 

I Requisiti Fondamentali per il Pollaio Perfetto!

Per qualsiasi animale domestico che decidiamo di accogliere nelle nostre case, dobbiamo prima di tutto considerare se riusciamo a garantire loro il massimo benessere.
Se non disponiamo dello spazio necessario, se siamo spesso fuori casa e se non possiamo dedicare loro il tempo necessario, è meglio attendere e posticipare questa intenzione di adottare un animale da compagnia.

Pensando alle galline, se consideriamo i piccoli pollai da giardino, dobbiamo sapere a priori che in questo contesto gli animali diventeranno esattamente come cani e gatti e si affezioneranno con estrema facilità al loro padrone dedicandogli numerosi gesti di affetto.
Poi, al di là dell’aspetto affettivo, ci sono i bisogni fisiologici ed etologici da dover conoscere e rispettare, prendendosi l’impegno di soddisfarli al meglio, in modo che la loro vita quotidiana sia più sana possibile.

Tra queste necessità fondamentali troviamo tre fattori determinanti a cui è doveroso guardare con attenzione per la salute e il benessere delle nostre galline:

–         lo spazio disponibile per ogni animale all’interno del ricovero;

–         la temperatura, l’umidità, la luce e l’aerazione all’interno del ricovero;

–         l’igiene della lettiera all’interno del ricovero.

Lo spazio, per le galline, è un requisito fondamentale per il loro benessere, sia fisico che psichico: lo spazio esterno per razzolare non deve mai mancare in quanto il movimento con le zampe stimola il loro metabolismo e aumenta le difese immunitarie oltre al fatto di garantire agli avicoli la possibilità di aprire e distendere le ali.
Lo spazio interno è altrettanto importante in quanto animali che vivono in situazione di sovraffollamento per troppe ore si stressano facilmente e presentano irritabilità e aggressività, diminuendo anche la produzione di uova e ammalandosi più facilmente.
Per questo motivo, lo spazio necessario all’interno del ricovero notturno è di almeno 1 mq ogni 3 galline adulte di piccola/media taglia. Dello spazio totale, circa un terzo dovrà essere poi destinato ai posatoi, in quanto le galline amano dormire appollaiate.
Per quanto riguarda invece l’esterno sarebbero ideali 10 mq a gallina, partendo da un minimo di 5/6 mq per ognuna.

Fondamentale per il benessere delle nostre galline all’interno del ricovero è il controllo e la gestione di temperatura, umidità, luce e aerazione.
La temperatura all’interno del ricovero deve essere una mitigazione di quella esterna, dunque: se siamo in estate e fuori fa molto caldo, all’interno del ricovero le galline dovranno trovare un ambiente più fresco; mentre, al contrario, se siamo in inverno e fa molto freddo, dovrà esserci qualche grado in più all’interno della casetta.
Il legno è un materiale ottimo in tal senso, ancor meglio se il pollaio dispone di un tetto coibentato. In media la temperatura corporea di una gallina si aggira attorno ai 42°C e l’habitat ideale per loro è quello con una temperatura compresa tra i 12°C e i 25°C.

Per evitare il formarsi di umidità all’interno del ricovero la prima cosa da fare è scegliere di collocarlo in un luogo dove il terreno sia ben asciutto e in caso predisporre una base di separazione che lo isoli dal contatto diretto con la terra.
Oltre a ciò, l’umidità può formarsi anche all’interno del ricovero per via della respirazione delle galline e delle deiezioni: è qui che entra in gioco l’aerazione, grazie alla quale dovremo essere in grado di tenere l’umidità sempre al di sotto del 70%.
L’aerazione all’interno del ricovero è un fattore determinante per la salute delle galline, ed è fondamentale che vi sia ricambio costante d’aria ma senza che si creino correnti, in quanto questi animali sono molto sensibili a raffreddamenti e più in generale a contrarre malattie riguardanti l’apparato respiratorio.
Un modo idoneo e raccomandato per far entrare l’aria all’interno del ricovero è quello di utilizzare una finestrella con apertura “a vasistas” che permette appunto all’aria esterna di entrare dentro senza colpire direttamente gli animali, ma di miscelarsi prima, secondo una certa circolazione, a quella già presente all’interno.

Anche la luce all’interno del ricovero svolge un ruolo fondamentale per la vita delle galline in quanto fa bene al loro organismo ed ha anche un’azione disinfettante su microbi e batteri. Per garantire ai raggi del sole di entrare nel pollaio dovremo dunque dotare la nostra casetta di apposite finestre sempre protette da una griglia in metallo anti-predatore. La luce solare oltretutto funge anche da “orologio biologico” delle galline, che ne determina il ciclo-circadiano di sonno-veglia e la 
deposizione delle uova.

Per la stabilità di tutti i parametri ambientali all’interno del ricovero, la lettiera ricopre un ruolo chiave.
Una buona lettiera assorbe ottimamente le deiezioni, protegge dall’umidità e oltretutto, grazie alla fermentazione, sviluppa calore.
Una lettiera ben fatta deve avere uno spessore minimo di 10 centimetri e può essere realizzata con trucioli di legno, segatura, paglia o, meglio ancora, truciolo depolverato di faggio.

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HenPower: L’Innovativo Progetto Pet-Therapy

HenPower è un innovativo progetto di pet therapy che prevede l’utilizzo da parte dei pazienti in difficoltà di galline ornamentali, anziché di animali tradizionali come cani, gatti o cavalli.
Il progetto è nato nel nord-est dell’Inghilterra nel 2011 da Equals Arts, un’associazione di beneficenza che supporta l’invecchiamento creativo e sostiene le persone anziane del Regno Unito.
Tutto ebbe origine da sei galline e un pollaio vecchio ed usato ma l’iniziativa ebbe così tanto successo che ad oggi è diffuso in oltre quaranta strutture come scuole, case di cura e ospedali psichiatrici in Inghilterra e Galles.

L’obiettivo principale di HenPower è aiutare le persone più vulnerabili a ritrovare uno scopo nella vita, offrendo loro cure incentrate sulla relazione: le galline offrono numerosi stimoli e i volontari di Equal Arts hanno notato che con la loro introduzione è aumentato l’uso degli spazi esterni. I pazienti delle strutture di accoglienza vogliono infatti uscire all’aria aperta per guardare i buffi atteggiamenti dei pennuti e interagire con loro.

La convivenza con un animale domestico offre spesso alle persone anziane una seconda giovinezza, contrasta la solitudine ed ha effetti positivi sulla loro salute.
Anche la scienza ha ormai iniziato a comprenderne l’immenso valore terapeutico scoprendo, ad esempio, che la vicinanza di un animale aiuta a combattere solitudine e la depressione, riducendo il rischio di attacchi cardiaci e dimezzando la possibilità dell’insorgere di allergie.
Uno studio condotto dalla Northumbria University ha confermato gli effetti positivi del progetto HenPower, documentando come abbia migliorato la salute e il benessere degli anziani e ridotto la depressione e la necessità di assumere farmaci antipsicotici.

Nonostante la cultura popolare voglia le galline sciocche e svampite, i polli sono animali intelligenti, con capacità logiche capaci di competere con quelle di alcuni primati, e perfino empatici.

Questo progetto si è via via diffuso anche nel nostro territorio, dove grazie all’associazione Vidas di Milano, nel 2014 si sono avviati i primi tentativi di approccio tra le galline e i pazienti in difficoltà. Il loro obiettivo è quello di coinvolgere i pazienti più anziani a trasmettere insegnamenti e a raccontare aneddoti di storie di vita con le galline.

Oltre a questo, il progetto si basa sui principi base della pet therapy, che consiste nel trarre benefici dal contatto con un animale per aiutare persone con particolari disturbi psichici e fisici.
La pet therapy contribuisce quindi, assieme a terapie mediche tradizionali, a migliorare lo stato di salute di chi si trova in particolari condizioni di disagio, derivanti da disfunzioni fisiche, sociali, emotive e/o cognitive.
Oltre che per i bambini e agli anziani semplicemente “soli”, la pet therapy è indicata per persone con disabilità, ritardi mentali e anche per pazienti psichiatrici.

In America, in molti Stati, i regolamenti urbanistici non prevedono sia possibile gestire un pollaio domestico, ma già dal 2014 si sono succeduti vari episodi di riconoscimento della possibilità di tenere galline in giardino con scopo terapeutico per i piccoli di casa.
Il primo caso in Florida, dove una famiglia ha ottenuto l’autorizzazione legale ad accudire galline in una cittadina dove sono vietati per ragioni di quiete pubblica, proprio perché medici e psicoterapeuti hanno confermato i miglioramenti su un bambino autistico.

Nell’agosto 2014 a Brownsburg, nell’Indiana, ad altre 5 galline è stata riconosciuto il ruolo nel contribuire ad accrescere la qualità della vita di un bimbo autistico. Il piccolo infatti ama trascorrere gran parte del suo tempo in compagnia delle galline accudendole, provvedendo alla pulizia del pollaio, dedicandosi alla loro alimentazione con mangimi e altro cibo e pare che questo rapporto tra il bambino e le galline lo abbia aiutato a superare un forte senso di ansia, che gli rendeva la vita difficile da affrontare e complicata.

Altro caso simile a Perry, nell’Illinois, dove una giovane coppia di neo genitori ha dovuto lottare per poter mantenere la pet therapy con le loro 8 galline dimostrando che la terapia produceva miglioramenti delle funzioni sociali, emotive, e cognitive dei figli autistici.

Pensando al passato, già nel 1800 le galline erano impiegate negli istituti psichiatrici per calmare i pazienti.
La decisione di utilizzare le galline nella pet therapy, solitamente galline ornamentali, come la Padovana, la Moroseta o l’Olandese ciuffata, che sono di indole abbastanza mite, è infatti dovuta anche alle positive esperienze di Stati Uniti e Regno Unito, dove già da anni, presso le strutture sanitarie, sono utilizzati con i pazienti anche animali “meno convenzionali”.

 

Perchè le Uova hanno il guscio di Colori Diversi?

Se siamo abituati ad avere soltanto uova acquistate in supermercato potremmo pensare che la colorazione del guscio sia unica per tutte le uova: marroncino chiaro.

Nella realtà esistono molte uova colorate come verdi, blu e marrone scuro. Questo perché le razze avicole che depongono queste uova dagli splendidi colori razze che fortunatamente restano lontane dal “giro” commerciale di largo consumo, riservate agli amatori e agli appassionati che ricercano, per il proprio auto-consumo di uova, di avere un cestino sempre più vario e colorato.
Quali sono le ragioni delle differenti pigmentazioni del guscio?
A differenza di quanto si crede, ciò non dipende dalla loro alimentazione in quando il cibo può influire sulla colorazione del tuorlo, ma non su quella del guscio, che è invece in relazione in primis alla razza di appartenenza (fattori genetici) e poi alla fisiologia del singolo esemplare per ciò che riguarda la tonalità del cromatismo.
Inoltre, una diversa colorazione del guscio non implica affatto di per sé alcuna differenza in fatto di caratteristiche nutrizionali e organolettiche dell’uovo.

Il colore del guscio delle uova dipende da un liquido lubrificante che viene spalmato sopra al guscio quando l’uovo transita nella parte finale spugnosa dell’ovidotto e che serve appunto a facilitarne la deposizione.
Questa sostanza è di colore diverso nelle varie razze e infatti, se prendiamo molte uova di differenti colorazioni e le rompiamo, al loro interno esse risulteranno comunque tutte bianche, appunto perché la colorazione avviene soltanto sulle pareti esterne.

In tutto ciò c’è una sola unica eccezione, ovvero quella rappresentata dalle “uova blu” di Araucana: in questo caso la colorazione coinvolge la genesi stessa del guscio, e non è un’aggiunta nella fase finale di passaggio nell’ovidotto, per questo motivo il guscio dell’uovo di Araucana è azzurro anche al suo interno.

Le variazioni di colore del guscio nella gamma dal bianco al marrone sono dovute alla deposizione sulle pareti esterne dell’uovo di protoporfirina, nella razza Marans, ad esempio, la deposizione di questa sostanza è così abbondante che le uova sono molto dure e di un bel colore cioccolato scuro.
ll pigmento che dona alle uova il colore azzurro-verde è invece la biliverdina, che si mescola fin da subito alle sostanze che danno origine e forma all’uovo e per quanto riguarda infine le uova bianchissime, questo risultato è dovuto alla presenza del gene inibitore pr, che blocca la fuoriuscita di protoporfirina.

La tonalità del colore del guscio dell’uovo può variare anche tra animali della stessa razza e addirittura anche tra quelle deposte dalla medesima gallina, a causa di fattori fisici intrinsechi, all’età dell’animale e da quanto tempo l’uovo permane ogni volta nella parte finale dell’ovidotto.

Le principali Differenze tra la Cova Naturale ed Artificiale

Il primo modo per vedere nascere e allevare i pulcini è avere un gallo all’interno del pollaio in maniera tale che gli animali possano riprodursi naturalmente.
Un altro modo, ad oggi molto diffuso, è quello di acquistare delle uova fertili da far covare alle galline oppure in alternativa da inserire all’interno di un’incubatrice per uova.
Il rischio maggiore in questo caso, è quello di avere delle uova non fertili, e per questo motivo è consigliabile che l’acquisto di uova feconde sia effettuato presso allevatori esperti e possibilmente recandosi di persona per il ritiro in maniera tale da evitare possibili ed eventuali danni nel trasporto che potrebbero comprometterne la fertilità.

Una volta nati, i piccoli avranno bisogno di cure e attenzioni particolari, come ad esempio fornire loro specifici abbeveratoi e mangiatoie e in particolar modo dare loro un mangime specifico che li aiuti all’accrescimento in questo delicato momento di vita.
Per quanto riguarda lo spazio a loro necessario, se i nostri pulcini saranno presi in cura dalla mamma chioccia sarà sufficiente tenerli insieme a lei per le prime 8 settimane dalla schiusa, mentre se si saranno schiusi in un’incubatrice sarà necessario spostarli in una allevatrice con una speciale luce ad infrarossi.

Vediamo ora due differenti tipi di cova: Naturale ed Artificiale.

1)     Pulcini nati da uova covate dalla chioccia con cova naturale:

Considerato che non tutte le razze di gallina hanno la tendenza alla cova, quando la chioccia avrà deposto le sue uova entrerà nel periodo di cova in modo naturale e per circa tre settimane coverà costantemente fino a quando queste non si schiuderanno, con la nascita dei pulcini.
Per indurre una chioccia alla cova un suggerimento utile è quello di lasciare le uova nel nido di deposizione. In questo periodo la chioccia coverà le uova prestando attenzione a spostarle e girarle in modo tale da fornire calore uniforme a tutte.
La chioccia uscirà dalla cova solo per poco tempo e in quel breve lasso di tempo si dedicherà a mangiare, bere e fare il bagno di terra. In questa fase potrebbe essere consigliabile tenere la chioccia in uno spazio separato dal resto degli animali del pollaio per evitare che gli altri capi la disturbino.

2)     Pulcini nati da uova che si schiudono in un’incubatrice con cova artificiale:

In assenza di galline con attitudine alla cova ci si affida ad un’incubatrice detta anche “chioccia artificiale”, è il metodo tecnologico più diffuso al giorno d’oggi che consente di portare comunque a schiusa le uova senza la chioccia.
L’incubatrice infatti mantiene una temperatura costante e gira spostando in modo automatico le uova ogni due ore per circa 21 giorni.
L’utilizzo delle incubatrici richiede molta attenzione e un costante controllo del suo regolare funzionamento: al loro interno infatti devono essere riprodotte tutte le condizioni che le chiocce riescono a garantire ai pulcini naturalmente e dunque il calore, l’umidità e il movimento delle uova.
Tenendo conto che prima dell’incubazione le uova possono essere conservate per una settimana, le successive tre fasi più critiche dell’incubazione artificiale sono:

–         la conservazione delle uova: si potrebbe osservare la mancata formazione del sistema nervoso e in tal caso, escluso che si tratti di mancata fecondazione, si tratterebbe di un problema di conservazione che ha causato la morte embrionale del pulcino;

–         la regolazione della temperatura: se i pulcini al 18° giorno sono morti allora probabilmente vuol dire che c’è stato un problema di regolazione della temperatura;

–         la regolazione dell’umidità: se i pulcini al 18°/21° giorno sono morti allora probabilmente vuol dire che c’è stato un problema di regolazione dell’umidità.

 

4 Trucchi per capire se le Uova sono Fresche

Un dubbio molto comune e diffuso nelle nostre case è se le uova acquistate sono ancora fresche.
Spesso, infatti, non ricordiamo bene quando sono state comprate e se per caso nella loro scatola la data di scadenza non è più visibile o è stata involontariamente rimossa, subito sale il dubbio se siano o meno fresche, soprattutto nel caso in cui siano uova di casa delle nostre amiche cocche.

Vediamo quindi di chiarire la questione: In generale, dal momento della deposizione nel nido, le uova possono essere consumate entro un arco di tempo di circa 3 settimane, ma ovviamente è meglio consumarle nei primi 7 giorni.

Detto ciò, esistono diversi trucchi per capire se delle uova sono fresche o comunque ancora buone da mangiare. Alcuni richiedono la rottura dell’uovo per analizzarne il contenuto interno di albume e tuorlo, altri invece sono attuabili anche con l’uovo intero.

1. LA PROVA DELL’ACQUA:

Il primo trucco utile per sapere se l’uovo è ancora fresco è quello di immergerlo in un bicchiere d’acqua con un pugnetto di sale: se vi rendete conto che affonda, allora è davvero fresco e potete cucinarlo come preferite. Se invece resta a metà bicchiere, di certo non è da buttare, ma non è abbastanza fresco per essere mangiato alla coque ed meglio prediligere una bella frittata. Se invece galleggia, in questo caso vi suggeriamo di non mangiarlo perché l’uovo è proprio da buttare;

2. ROMPERE L’UOVO NEL PANIERE:

Il secondo trucco da usare per verificarne la freschezza consiste nel rompere l’uovo in un piatto: se il tuorlo ha una forma che ricorda quella di una cupola ed è perfettamente compattato all’albume, l’uovo è freschissimo. Se il tuorlo è piatto e l’albume acquoso, l’uovo non è fresco ma può essere usato in cucina diversamente cuocendolo bene. Infine, se il tuorlo non è compattato all’albume ed è opaco, non può essere utilizzato. Col passare dei giorni l’albume subisce una serie di reazioni enzimatiche che ne modificano la viscosità: l’uovo non è fresco quando l’albume tende a liquefarsi ed il tuorlo si rompe facilmente. Quando l’uovo è fresco, la separazione del tuorlo dall’albume è netta. La degradazione dell’albume è notevolmente accelerata quando viene conservato a temperature superiori a 8°C;

3. AGITIANDO L’UOVO:

Il terzo trucco è scuotere l’uovo: se sentiamo un rumore simile al “tac tac”, vuol dire che il tuorlo dell’uovo sbattuto non è più compattato all’albume, dunque non è fresco;

4. LA PROVA DELLA LUCE:

L’ultimo trucco è mettere in controluce l’uovo: se la camera d’aria all’interno del guscio è molto dilatata l’uovo è ormai scaduto; al contrario, se la camera d’aria di piccole dimensioni, l’uovo è fresco.