Le principali Differenze tra la Cova Naturale ed Artificiale

Il primo modo per vedere nascere e allevare i pulcini è avere un gallo all’interno del pollaio in maniera tale che gli animali possano riprodursi naturalmente.
Un altro modo, ad oggi molto diffuso, è quello di acquistare delle uova fertili da far covare alle galline oppure in alternativa da inserire all’interno di un’incubatrice per uova.
Il rischio maggiore in questo caso, è quello di avere delle uova non fertili, e per questo motivo è consigliabile che l’acquisto di uova feconde sia effettuato presso allevatori esperti e possibilmente recandosi di persona per il ritiro in maniera tale da evitare possibili ed eventuali danni nel trasporto che potrebbero comprometterne la fertilità.

Una volta nati, i piccoli avranno bisogno di cure e attenzioni particolari, come ad esempio fornire loro specifici abbeveratoi e mangiatoie e in particolar modo dare loro un mangime specifico che li aiuti all’accrescimento in questo delicato momento di vita.
Per quanto riguarda lo spazio a loro necessario, se i nostri pulcini saranno presi in cura dalla mamma chioccia sarà sufficiente tenerli insieme a lei per le prime 8 settimane dalla schiusa, mentre se si saranno schiusi in un’incubatrice sarà necessario spostarli in una allevatrice con una speciale luce ad infrarossi.

Vediamo ora due differenti tipi di cova: Naturale ed Artificiale.

1)     Pulcini nati da uova covate dalla chioccia con cova naturale:

Considerato che non tutte le razze di gallina hanno la tendenza alla cova, quando la chioccia avrà deposto le sue uova entrerà nel periodo di cova in modo naturale e per circa tre settimane coverà costantemente fino a quando queste non si schiuderanno, con la nascita dei pulcini.
Per indurre una chioccia alla cova un suggerimento utile è quello di lasciare le uova nel nido di deposizione. In questo periodo la chioccia coverà le uova prestando attenzione a spostarle e girarle in modo tale da fornire calore uniforme a tutte.
La chioccia uscirà dalla cova solo per poco tempo e in quel breve lasso di tempo si dedicherà a mangiare, bere e fare il bagno di terra. In questa fase potrebbe essere consigliabile tenere la chioccia in uno spazio separato dal resto degli animali del pollaio per evitare che gli altri capi la disturbino.

2)     Pulcini nati da uova che si schiudono in un’incubatrice con cova artificiale:

In assenza di galline con attitudine alla cova ci si affida ad un’incubatrice detta anche “chioccia artificiale”, è il metodo tecnologico più diffuso al giorno d’oggi che consente di portare comunque a schiusa le uova senza la chioccia.
L’incubatrice infatti mantiene una temperatura costante e gira spostando in modo automatico le uova ogni due ore per circa 21 giorni.
L’utilizzo delle incubatrici richiede molta attenzione e un costante controllo del suo regolare funzionamento: al loro interno infatti devono essere riprodotte tutte le condizioni che le chiocce riescono a garantire ai pulcini naturalmente e dunque il calore, l’umidità e il movimento delle uova.
Tenendo conto che prima dell’incubazione le uova possono essere conservate per una settimana, le successive tre fasi più critiche dell’incubazione artificiale sono:

–         la conservazione delle uova: si potrebbe osservare la mancata formazione del sistema nervoso e in tal caso, escluso che si tratti di mancata fecondazione, si tratterebbe di un problema di conservazione che ha causato la morte embrionale del pulcino;

–         la regolazione della temperatura: se i pulcini al 18° giorno sono morti allora probabilmente vuol dire che c’è stato un problema di regolazione della temperatura;

–         la regolazione dell’umidità: se i pulcini al 18°/21° giorno sono morti allora probabilmente vuol dire che c’è stato un problema di regolazione dell’umidità.

 

4 Trucchi per capire se le Uova sono Fresche

Un dubbio molto comune e diffuso nelle nostre case è se le uova acquistate sono ancora fresche.
Spesso, infatti, non ricordiamo bene quando sono state comprate e se per caso nella loro scatola la data di scadenza non è più visibile o è stata involontariamente rimossa, subito sale il dubbio se siano o meno fresche, soprattutto nel caso in cui siano uova di casa delle nostre amiche cocche.

Vediamo quindi di chiarire la questione: In generale, dal momento della deposizione nel nido, le uova possono essere consumate entro un arco di tempo di circa 3 settimane, ma ovviamente è meglio consumarle nei primi 7 giorni.

Detto ciò, esistono diversi trucchi per capire se delle uova sono fresche o comunque ancora buone da mangiare. Alcuni richiedono la rottura dell’uovo per analizzarne il contenuto interno di albume e tuorlo, altri invece sono attuabili anche con l’uovo intero.

1. LA PROVA DELL’ACQUA:

Il primo trucco utile per sapere se l’uovo è ancora fresco è quello di immergerlo in un bicchiere d’acqua con un pugnetto di sale: se vi rendete conto che affonda, allora è davvero fresco e potete cucinarlo come preferite. Se invece resta a metà bicchiere, di certo non è da buttare, ma non è abbastanza fresco per essere mangiato alla coque ed meglio prediligere una bella frittata. Se invece galleggia, in questo caso vi suggeriamo di non mangiarlo perché l’uovo è proprio da buttare;

2. ROMPERE L’UOVO NEL PANIERE:

Il secondo trucco da usare per verificarne la freschezza consiste nel rompere l’uovo in un piatto: se il tuorlo ha una forma che ricorda quella di una cupola ed è perfettamente compattato all’albume, l’uovo è freschissimo. Se il tuorlo è piatto e l’albume acquoso, l’uovo non è fresco ma può essere usato in cucina diversamente cuocendolo bene. Infine, se il tuorlo non è compattato all’albume ed è opaco, non può essere utilizzato. Col passare dei giorni l’albume subisce una serie di reazioni enzimatiche che ne modificano la viscosità: l’uovo non è fresco quando l’albume tende a liquefarsi ed il tuorlo si rompe facilmente. Quando l’uovo è fresco, la separazione del tuorlo dall’albume è netta. La degradazione dell’albume è notevolmente accelerata quando viene conservato a temperature superiori a 8°C;

3. AGITIANDO L’UOVO:

Il terzo trucco è scuotere l’uovo: se sentiamo un rumore simile al “tac tac”, vuol dire che il tuorlo dell’uovo sbattuto non è più compattato all’albume, dunque non è fresco;

4. LA PROVA DELLA LUCE:

L’ultimo trucco è mettere in controluce l’uovo: se la camera d’aria all’interno del guscio è molto dilatata l’uovo è ormai scaduto; al contrario, se la camera d’aria di piccole dimensioni, l’uovo è fresco.

Dalla Russia: la Gallina Orloff

La gallina di razza Orloff è una razza avicola proveniente dalla Russia e diffusa anche in molti altri paesi.
Si presentano con un aspetto maestoso ed elegante, con numerose sfumature nel piumaggio, tipiche nel loro genere.

Per quanto riguarda le sue origini, queste sono radicate nella provincia di Gilan, nel nord dell’Iran dove a quel tempo era molto conosciuta la razza Chilianskaia. La teoria più accreditata dagli studiosi, circa l’origine della razza Orloff, ritiene che alcuni esemplari della Chilianskaia furono portati dalla provincia di Gilan fino a Mosca, in dono al conte Alexei Grigoryevich Orloff Techesmensky e che da queste si sia poi originata la razza ribattezzata come Orloff proprio in onore del loro nobile possessore.
Successivamente fino agli anni ’70, la razza Orloff è stata conservata separatamente nell’URSS e nella RDT, quindi ora possiamo considerare diversi rami indipendenti della razza Orloff, la tipologia russa e la tipologia tedesca, perché gli standard di razza tedeschi differiscono da quelli russi.

Oggi, dopo gli eventi storici delle due Guerre Mondiali e i successivi cambiamenti socioeconomici, la razza Orloff è considerata gravemente a rischio di estinzione.

La caratteristica più importante, specialmente negli esemplari maschi, è il piumaggio facciale che è caratterizzato dai favoriti uniti e dall’abbondante barba che ricopre tutto il corpo.
È una razza molto rustica che resiste senza difficoltà alle temperature più fredde, infatti, è in grado di deporre uova anche negli inverni più rigidi.

Ha il collo robusto e arcuato, i bargigli piccoli, il becco scuro e curvo e il volto rossastro, con gli occhi leggermente infossati. I polli Orloff sono barbuti, hanno zampe gialle e cresta a cuscinetto. Esistono in tre varietà di colore: rosso, bianco e chiazzato.

L’espressione di questa gallina è spesso descritta come “cupa” e “vendicativa” ma nonostante le loro fattezze possano farla assimilare a qualche possente razza combattente, sono in realtà animali dal temperamento mansueto. Le galline di razza Orloff hanno infatti un temperamento molto attivo e vigile e al tempo stesso sono fiduciose e indipendenti. Dedicandogli un’attenzione regolare risultano molto mansuete e facilmente gestibili.

Amano gli ampi spazi, ma possono essere allevate anche in spazi più ridotti, pur sempre con disposizione di pascolo dove poter razzolare, come ad esempio in un giardino.

Producono circa 160-180 uova/anno di colore marrone chiaro e le chiocce sono ottime madri.

 

Il Pollo Braekel

Il braekel è una delle razze di galline più antiche d’Europa dalla regione del comune di Braekel in Belgio.
La sua storia risale almeno al 1416, infatti da un atto notarile di quell’anno venne citato il commercio di pollame Braekel tra Oudenaarde e Nederbraekel.
L’evoluzione di questo esemplare di pollo ha portato alla nascita di diverse varianti di Brakel: nel Belgio ad esempio si è diffusa la Zwartkop Brakel, che significa “Brakel dalla testa nera”.
A causa degli incroci tra i diversi tipi, la diversificazione è scomparsa e questo ha portato a un tipo di razza. Nel 1926 questa gallina si chiamava ancora Kempische Brakel e solo nel 1962 cambiò nome in Brakel.

Sono famose per gli elevati numeri di uova che producono, da quando hanno circa 4 mesi di vita: esse, infatti, sono in grado di deporre da 150 a 180 uova bianche all’anno di circa 65 grammi ciascuna.

I polli Brakel sono caratterizzati da un fisico allungato e robusto, con petto ben arrotondato ed esteso. La testa, distinta da una pigmentazione scura, è leggermente appiattita ed ornata da una cresta abbastanza grande, che piega su un lato ed è anch’essa particolarmente pigmentata con una base purpurea.
Gli orecchioni, di media grandezza, sono bianchi e nella gallina tendono al bluastro, a differenza del colore più chiaro degli orecchioni del gallo. L’iride degli occhi è bruno scuro, quasi nero, con l’orlo caratterizzato da melanismo mentre le palpebre sono spesse e nerastre.
Le ali si presentano lunghe e ben serrate al corpo, con le estremità nascoste sotto il piumaggio della groppa e la coda, abbastanza lunga è caratterizzata da una grande quantità di piume.

Le colorazioni principali di questa specie sono oro, argento, bianca, nera e blu con differenti sfumature e tonalità.

In natura amano scorrazzare all’aperto, potrebbe anche andare bene un grande recinto protetto da una rete alta data la loro abilità al volo.

Caratterialmente sono molto timide e non amano il contatto con l’uomo

Non sono molto inclini al contatto con l’uomo, anzi, sono galline timide ed il loro carattere dipende molto dalle attenzioni e dalle cure che ricevono.

Di seguito alcune generalità riportate dalla FIAV:

I – GENERALITA’

Origine
Razza un tempo comune in Belgio.

Uovo
Peso minimo g. 55
Colore del guscio: bianco.

Anello
Gallo : 18
Gallina : 16

II – TIPOLOGIA ED INDIRIZZI PER LA SELEZIONE
Pollo robusto dalla forma di pollo campagnolo e dal portamento medio alto; coda abbastanza rilevata con piumaggio abbondante; piumaggio con tipica barratura; temperamento vivace.

III – STANDARD
Aspetto generale e caratteristiche della razza

1- FORMA
Tronco: rettangolare, robusto, largo con forme arrotondate.
Testa: di una buona media grandezza; larga e leggermente appiattita.
Becco: abbastanza possente; blu con punta color corno chiaro.
Occhi: iride bruno scuro che sembra nero; palpebre spesso nerastre.
Cresta: semplice, di media grandezza e di tessitura un po’ grossolana; 5/6 larghi dentelli; lobo che segue la linea della nuca senza appoggiarvisi. Nella gallina piegata dopo il primo o secondo dentello.
Bargigli: di una buona media grandezza.
Faccia: con presenza di piccole piume. Nella gallina pigmentazione blu nella parte inferiore della faccia.
Orecchioni: di grandezza media; bianco bluastro. Nella gallina più bluastri che nel gallo.
Collo: di media lunghezza, mantellina abbondante.
Spalle: larghe.
Dorso: leggermente inclinato verso il dietro. Groppa ben impiumata. Nella gallina più orizzontale.
Ali: ben serrate al corpo; lunghe con le estremità nascoste sotto il piumaggio della groppa.
Coda: portata abbastanza alta, con numerose falciformi lunghe e larghe. Nella gallina larga e portata abbastanza aperta.
Petto: profondo, largo e carnoso.
Zampe: gambe forti e poco visibili. Tarsi di media lunghezza, fini; blu ardesia. Dita ben allargate; unghie bianche.
Ventre: largo e pieno. Nella gallina molto sviluppato.

2 – PESI
GALLO : Kg. 2,0 – 2,75
GALLINA : Kg. 1,75 – 2,25

 

Le Galline hanno il Gozzo Gonfio: Cause e Rimedi

Cosa fare se il gozzo delle nostre galline si presenta gonfio e apparentemente ostruito? Come curarlo e come prevenirlo?
Il gozzo, è una parte fondamentale del sistema digestivo di un pollo ed è in esso che inizia il processo di digestione del cibo.
Il fenomeno di ostruzione del gozzo si verifica frequentemente e si manifesta nell’animale con un generale deterioramento dello stato generale di salute.

Le cause principali che scatenano questa fastidiosa patologia sono:

·        Disturbi alimentari: infatti spesso, mangiare in diversi momenti della giornata si traduce in intervalli significativi tra i pasti. Ciò influisce negativamente sugli organi digestivi degli animali in quanto essendo affamati possono mangiare troppo cibo in poco tempo provocando un vero e proprio trabocco di gozzo. Se il pollo è sano, il cibo andrà dritto allo stomaco mentre negli altri soggetti più deboli e malati il cibo potrebbe accumularsi nel gozzo, provocando blocco e infiammazione;

·        Mancanza di liquidi: la disfunzione del gozzo può essere causata anche da una mancanza di liquidi infatti è l’acqua che spinge il cibo nello stomaco, dove viene digerito. Per questo, è importante controllare non solo la tempestività dell’alimentazione, ma anche la regolarità dell’approvvigionamento idrico;

·        Scarsa qualità del mangime: il blocco può essere causato da mangime contenente grandi pezzi di frammenti, infatti, a volte i polli ingoiano accidentalmente steli e rami grandi o resistenti. In questo caso, gli steli provocano un blocco del gozzo e possono danneggiare gli organi;

·        Mancanza di vitamine e minerali: lo sviluppo del disturbo può essere dovuto anche a causa di una quantità insufficiente di vitamine e altri elementi utili nel corpo degli uccelli. La causa più comune di problemi è una carenza di vitamine B2 e B12.

Gli animali che sviluppano questa patologia sono visivamente colpiti a livello fisico e manifestano segni di debolezza, mancanza di sete e appetito, affaticamento respiratorio e aumento della temperatura corporea.
Per questo motivo è possibile identificare il blocco del gozzo dall’aspetto del pollo: se il sacco del timo di un uccello viene costantemente ingrandito, indipendentemente dal cibo, ciò indica una violazione della sua pervietà. Il modo più semplice per identificare la violazione è negli uccelli che non hanno piume spesse nella zona del collo.

Quando viene bloccato, il sacco del timo acquisisce una consistenza dura e assomiglia a una palla densa. In concomitanza a questo, il pollo svilupperà problemi respiratori ad intermittenza.
In caso di infiammazione comparirà un liquido trasparente o giallastro che verrà rilasciato dal becco. In questo caso, deve essere isolato dal resto dei polli e massaggiato gradualmente con acqua tiepida.

Anche l’alimentazione del pollame è importante e per questo si consiglia di nutrire gli animali con cibi eccezionalmente morbidi come porridge tritato bagnato, patate bollite e schiacciate fiocchi di latte, uova sode e kefir.

Identificando tempestivamente il problema, vale la pena provare ad ammorbidire il cibo che è presente all’interno e provare a somministrare loro anche olio vegetale e acqua. I procedimenti da seguire sono i seguenti:

1)     versare una miscela di olio e acqua nella gola dell’uccello con una siringa;

2)     eseguire un massaggio alla foca;

3)     posizionare il pollo sottosopra;

4)     spingere il nodo alla gola;

5)     agitare delicatamente di tanto in tanto.

Se questo metodo non ha dato i risultati desiderati, si consiglia di iniettare una soluzione debole di permanganato di potassio nella gola. Questo dovrebbe essere fatto con un tubo di gomma morbida.

Se si incontrano di frequente questi problemi negli animali si consiglia di separare il pollame con gozzo intasato dagli altri polli e di seguire una dieta speciale. Durante il periodo di terapia, gli animali devono essere alimentati solo con cibi morbidi.

Per curare la patologia, è necessario identificarla in tempo e adottare immediatamente le misure appropriate per escludere altri problemi di salute.

Le principali complicanze della malattia includono lesioni infiammatorie del gozzo e dell’intestino. Con la cronicità del processo, c’è il rischio di danni all’esofago, funzionamento alterato dei reni e del fegato e, nel peggiore dei casi, possibile soffocamento dell’animale.

 

Il Cane Mastino Tibetano

Il Mastino Tibetano è una razza canina molossoide originaria del Tibet, dove viene da secoli impiegata come cane da guardia.
Le origini di questa razza derivano dal prototipo razziale dei Molossoidi, grandi cani da montagna selezionati in epoca protostorica nel Medioriente, dove la nascente pastorizia aveva mostrato la necessità di selezionare un grosso cane difensore del gregge.
Successivamente, dalla Mesopotamia, il molossoide si diffuse nell’antico impero persiano e da lì al Caucaso, all’India ed a tutti i paesi dell’Himalaya, dando origine a diversi ceppi locali: tutti cani accomunati da una certa tipologia caratteriale forte, dominante, territoriale e protettiva verso la famiglia umana, ma con varianti morfologiche dovute alle diversità climatiche e del territorio.

Tra le tante, la razza che, in ragione dell’isolamento, ha meglio conservato le caratteristiche dell’antenato comune è appunto il mastino tibetano: studi recenti hanno infatti dimostrato che questo esemplare ha una linea genetica che si può riscontrare in altri cani da montagna come il Bovaro del bernese, il Cane di San Bernardo ed il Leonberger.

Nei secoli successivi, i rari esemplari di mastino tibetano pervenuti in Europa furono conseguentemente trattati come delle belve esotiche e, come tali, esposte negli zoo. I primi tentativi di allevamento occidentale risalgono agli Anni ’20-30, per opera degli inglesi con l’importazione di soggetti che però non hanno avuto discendenti fino ai nostri giorni.

A partire dall’anno 2000 circa, grazie alla relativa apertura dei confini tibetani da parte della Cina e al crescente interesse degli stessi cinesi per questa razza, si ha avuto una progressiva diffusione di nuovi soggetti, a volte chiamati di “tipo cinese”, che nella maggior parte dei casi sono sia caratterialmente che morfologicamente differenti dal molosso tibetano originale. Ed in effetti sono in molti a nutrire dei seri sospetti su questa selezione cinese, che ha, di fatto, dato vita ad una ‘varietà’ precedentemente sconosciuta e mai documentata nelle terre di origine.

Il Mastino Tibetano si caratterizza fin da cucciolo per la sua imponenza e da adulto raggiunge un’altezza media di 66 cm al garrese per i maschi e 61cm per le femmine.
Il pelo è foltissimo e sul collo forma una grossa criniera che conferisce al volto un aspetto leonino davvero inconfondibile. La coda è arrotolata sulla schiena, di lunghezza media, dotata di pelo abbondante.
La sua possanza è data non solo dalle dimensioni notevoli ma anche dalla struttura ossea forte e dalla muscolatura massiccia, molto sviluppata nella parte anteriore del corpo. Le colorazioni del mantello variano dal fulvo, al nero focato, passando per il nero assoluto, il rosso e in piccola percentuale anche il grigio-blu.

La robustezza e l’adattabilità di questa razza canina a qualsiasi tipo di ambiente fanno del Mastino Tibetano un cane longevo che vive per circa 14-15 anni, dal metabolismo lento, perfettamente in grado di vivere all’aperto anche tutto l’anno.

In casa sono di carattere tranquillo, passano gran parte del loro tempo a sonnecchiare, sempre pronti comunque ad attivarsi al primo rumore sospetto. Nonostante la loro natura apparentemente solitaria, il Mastino Tibetano è un cane bisognoso del contatto con il padrone e con gli altri membri della famiglia. Con gli estranei è piuttosto diffidente, ma non necessariamente ‘scontroso’ e sicuramente poco propenso al gioco, motivo per il quale non è consigliato per le famiglie con bimbi piccoli.

Viste le sue origini e la sua naturale protezione alla custodia dei propri affetti, qualsiasi esemplare di Mastino Tibetano sarà un perfetto guardiano della casa, sicuro ed affidabile con tutti i membri della famiglia, compresi altri animali domestici, di cui si sentirà eternamente responsabile.

L’alimentazione del mastino tibetano è molto importante, soprattutto quando è cucciolo. La prima fase, quella più critica, è fino ai 18 mesi: in questo periodo il cucciolo deve essere alimentato con non troppe proteine e un corretto rapporto calcio/fosforo.
È consigliabile una lieve restrizione alimentare piuttosto che un’iperalimentazione, in quanto nel primo caso si permette una crescita regolare mentre nel secondo con integratori e vitamine si favorisce l’obesità, l’aumento della velocità di crescita che è dannosa per un regolare e naturale sviluppo scheletrico muscolare. La crescita del mastino tibetano deve essere lenta ma costante, proprio per la sua taglia enorme.

La Razza Marans

La Marans è una razza avicola originaria della Francia che prende il nome dall’omonima città nel dipartimento di Charente Marittima. E’ stata selezionata nel diciannovesimo secolo nei pressi della cittadina di Marans, la quale si trovava vicino al porto di La Rochelle, dove arrivavano polli combattenti grazie ai marinai inglesi, i quali erano soliti divertirsi durante i viaggi assistendo a gare di combattimento tra galli. Alla base della selezione della razza ci sono quindi incroci tra polli locali e polli combattenti. La razza è famosa in tutto il mondo per il fatto di deporre uova di color marrone cioccolato scuro, dote che le ha permesso di essere soprannominata “Gallina dalle uova d’oro”.
Nella prima metà degli anni 1930 la Marans si espanse in tutta la Francia fino ad arrivare in Inghilterra, ma durante la 
seconda guerra mondiale, subì un forte declino. Nel 1950 fu avviato un progetto di ricostituzione della razza, ma per molti decenni la razza stentò a decollare, e molte delle colorazioni create divennero rarissime.
Negli anni 1990 la Marans tornò ad ottenere l’interesse di molti allevatori, i quali mirarono a una selezione accurata.
La Marans è un pollo medio, robusto e dal portamento elegante, dotato di cresta semplice abbastanza sviluppata e di zampe leggermente impiumate.
Allevata principalmente per le esposizioni avicole, questa razza conserva le doti di una buona produttrice sia di uova che di carne.

Di seguito alcune tra le principali caratteristiche degli esemplari Marans:

·        Testa: allungata e di media grandezza;

·        Cresta: Semplice, dritta in entrambi i sessi e di media grandezza. Denti ben delineati e lobo distaccato dalla nuca. Nella gallina la parte posteriore può essere leggermente inclinata, soprattutto durante la stagione della riproduzione;

·        Faccia: rossa e liscia;

·        Occhi: grandi e vispi, di colore rosso-arancio;

·        Becco: forte e ricurvo, di colore corneo;

·        Orecchioni: rossi e a mandorla;

·        Bargigli: rossi e di media grandezza;

·        Collo: lungo e forte; dotato di mantellina abbondante;

·        Petto: forte e largo;

·        Spalle: larghe;

·        Dorso: lungo e inclinato;

·        Addome: ben sviluppato;

·        Ali: corte e aderenti al corpo;

·        Coda: Corta e portata, in entrambi i sessi, con un angolo non superiore ai 45º;

·        Zampe: tarsi di media lunghezza, bianco rosati nelle varietà chiare e grigi in quelle scure. Unghie bianche o color corno. Le zampe sono leggermente impiumate esternamente fino alle dita.

La Marans ha molte colorazioni, derivanti probabilmente dai primi incroci con i polli combattenti, i quali erano presenti in una vasta varietà di colori.
La colorazione più diffusa è la Nera Ramata, allevata da oltre l’80% dei membri del Club francese. La Nera Argentata è simile alla precedente, meno comune ma produce anch’essa uova molto scure.
La colorazione Frumento deriva direttamente dalle razze combattenti che hanno contribuito alla creazione della Marans; le varietà Blu Ramata e Blu Argentata sono varianti delle Nere, ma sono molto più rare, nonostante siano produttrici di uova rosso scure. Sembra che esistessero fin dai primi incroci.
La Bianca ha vissuto negli anni 1960 come pollo “semi-industriale”, per poi scomparire. Negli anni ’90 è stata ricostruita ed oggi è ben presente.
La Nera fu inserita nello Standard nel 1949, ma oggi è molto rara. Spesso è confusa con soggetti difettosi di Nera Ramata, resi neri dall’eccesso di pigmentazione. Ma in realtà si tratta di colorazioni geneticamente diverse, che non vanno accoppiate tra loro. La Bianco Columbia è estremamente rara, così come la Fulva a coda nera. Altre colorazioni sono la Salmone-dorata e la Salmone-argentata.

 

Corretta Alimentazione delle Galline

L’alimentazione delle nostre galline ovaiole rappresenta uno dei principali fattori alla base della loro salute. È quindi importante studiare una vera e propria “linea alimentare” che favorisca il loro benessere armonico e che ne rafforzi il sistema immunitario.
Come accade per noi umani, ogni gallina ha un diverso fabbisogno nutrizionale, che è determinato da età, peso, sesso, metodo di allevamento e periodo dell’anno.

Prima di parlare di corretta alimentazione per le nostre cocche, è bene comprendere come funziona il loro sistema digerente. Innanzitutto, consideriamo che le galline utilizzano il becco per nutrirsi e tramite esso sono in grado di prendere ed ingurgitare il cibo che, come succede in tutti gli apparati digerenti, subirà diversi stop nel corso della digestione ad ognuno dei quali è associata una precisa fase digestiva.
È nel gozzo che il cibo ingurgitato subisce un primo stop; qui gli alimenti vengono rimescolati e subiscono una prima “digestione enzimatica”. Uno stop che dura all’incirca 24h in seguito al quale gli alimenti passano nello stomaco ghiandolare, dove entrano in contatto con i succhi gastrici ed enzimi che in pratica pre-digeriranno la poltiglia alimentare. Quest’ultima passerà quindi dallo stomaco ghiandolare allo stomaco muscolare dove verrà sottoposta a triturazione: durante questo passaggio sarà fondamentale la presenza di piccoli sassolini perché sono questi a fare in modo di sminuzzare correttamente erbe, verdure e sementi.
Le galline non hanno bisogno di sostanze nutritive finemente raffinate come farine o polveri, ma bensì di sostanze sbriciolate, sminuzzate e a piccoli pezzettini, con granulometria e consistenza differente, in modo che l’apparato digerente sia messo nelle condizioni di funzionare al meglio.
Esse, come gli uccelli in generale, sono animali granivori, e dunque la loro dieta deve essere costituita per la maggior parte da granaglie. Oltre questo va aggiunto il fondamentale apporto di vitamine naturali. 

Sarà dunque necessario mettere a loro disposizione un buon apporto di carboidrati garantendo giuste dosi di grano o frumento, avena, orzo, mais o granoturco, sorgo, miglio, panico, segale, riso, farro, quinoa, ecc. Oltre alle suddette granaglie intere potremmo anche preparare pastoni con le farine o cruschelli di tutte le granaglie elencate.

Ovviamente anche per le galline è importantissima l’acqua che deve essere possibilmente sempre fresca e pulita. Le galline ne bevono infatti molta: fino a 2/3 volte di più rispetto al mangime ingerito (circa 110 – 150 grammi di mangime secco), e fino a 5 volte in più durante la stagione estiva.

Durante il giorno, i momenti di riposo sono alternati con la ricerca costante di cibo, attività soprannominata comunemente “razzolare” e buona parte dell’apporto alimentare giornaliero è frutto di questo scandaglio minuzioso del terreno, dove sarebbe ottimale potessero esserci erba e piante varie per quanto più possibile spontanee e rispettose della biodiversità locale.

E’ dunque consigliato mettere a loro disposizione un pascolo ricco e sufficientemente spazioso, tenendo conto che 4 mq di superficie scoperta a gallina è la superficie minima richiesta.
Per non disincentivarle a razzolare, gli orari migliori per mettere loro a disposizione cibo nelle mangiatoie sono a metà giornata e prima dell’imbrunire, in modo da agevolare la pennichella pomeridiana del “dopo pranzo” e il sonno notturno.

L’alimentazione equilibrata di una gallina adulta necessita di un apporto proteico pari al 16% ed è quindi determinante garantire loro questa percentuale.

Mettere a disposizione solo granaglie o solo erbe e piante non vuol dire garantire un’alimentazione corretta ed equilibrata alle nostre galline.

 

 

Dalla Francia: il Gatto Certosino

Il gatto certosino, Chat de Chartreux in francese, è una razza di gatto domestico originaria della Francia.
Le sue origini non sono ad oggi molto chiare: secondo alcuni potrebbe derivare dai monaci Certosini, i quali erano soliti allevarli per proteggere le loro scorte alimentari; altri invece ritengono che il nome sia associato alla lana di Certosina, di cui il mantello del gatto sembra richiamare molte caratteristiche, tanto che spesso i commercianti le scambiavano.
Questa specie è arrivata presumibilmente in Francia nel 1100, per opera dei cavalieri templari e diventò tra le preferite del generale Charles de Gaulle e della scrittrice francese Colette che la rese il simbolo nazionale della Francia.

Il muso sembra ricordare un sorriso, il che rende questo animale molto buffo e simpatico oltre che molto affettuoso, estremamente legato alla sua famiglia e con una forte personalità. Si dimostra come un animale molto leale e la sua maturità si dimostra fin dalla tenera età: infatti è equilibrato, si affeziona alla famiglia e non alla casa accettando senza problemi gli spostamenti.
Non tende ad essere territoriale; dunque, si relaziona facilmente con altri animali domestici. È attivo ed estroverso, si concede facilmente ai giochi, ma è lui a scegliere da chi farsi coccolare.
Di natura comunque indipendente, accetta le coccole, ma non gradisce essere preso in braccio o essere “strapazzato”; vi farà capire lui quando è in vena affettuosa o meno. Tende a legarsi di più a un membro della famiglia in particolare, tant’è che accompagna volentieri a passeggio il suo padrone e lo segue per casa, prestando molta attenzione a tutto ciò che fa.
Alcuni lo definiscono “gatto-cane” per il legame speciale che stabilisce con gli esseri umani. Pare che in realtà in questa razza sia proprio il maschio ad essere più coccolone, mentre la femmina cerca di stare sempre in disparte. Molto calmo e tranquillo, riesce a adattarsi alla vita da appartamento, ma se lasciato all’aria aperta, si muove come un abile cacciatore alla ricerca di topi.

Nella razza, si notano molte differenze tra gli esemplari femmina e gli esemplari maschio: la prima, di indole più indomita e attiva, raggiunge pesi e dimensioni tipiche del gatto domestico; il maschio può invece raggiungere pesi e dimensioni considerevoli, fino ai 7-8 kg e oltre.
Il gatto certosino ha un corpo muscoloso, spalle larghe e un petto robusto, il tutto completato da zampe medio-corte, con ossa fini. Il pelo è liscio, grigio con riflessi blu e può avere sfumature che variano dal color cenere fino al color ardesia. Tutte le tonalità sono ammesse nello standard di razza, ma la più apprezzata è il grigio-argentato chiaro.
Secondo lo standard non deve esistere differenza di tonalità tra mantello e sottopelo: il mantello deve apparire uniforme senza ombreggiature, mentre la presenza di riflessi bruno-rossi, le picchettature o la presenza di peli bianchi sono considerati dei difetti.

Ha una vita media di 14 anni.

L’alimentazione del certosino non si discosta rispetto a quella di molti altri gatti: come molti altri felini è carnivoro e quindi si ciba quasi esclusivamente di proteine animali come carne o pesce. La dieta deve essere ricca di proteine e vitamine e povera di zuccheri e fibre. Da fare particolare attenzione alla quantità del pasto: valutate assieme al vostro veterinario di fiducia la dieta più adatta al vostro gatto. A integrazione della carne o del pesce, può essere somministrato del riso, verdure, o uova. Da evitare i carboidrati come pane, pasta o pizza, perché l’intestino del gatto potrebbe non digerirle e anche la carne non disossata in quanto potrebbe creare problemi di masticazione o deglutizione.

Il pelo del certosino è molto resistente e la lunghezza non particolarmente eccessiva. Ciò garantisce a questa razza di perdere pochi peli nella stagione della muta e di evitare così al padrone la spazzolatura giornaliera. Rimane comunque importante che nella stagione di cambio pelo il gatto venga spazzolato una volta ogni dieci giorni. Importante anche prestare particolare attenzione alla pulizia dei denti e della bocca, per evitare problematiche di tartaro e di cattiva masticazione.

Quando si acquista un cucciolo, spesso si rischia di confondere la razza del certosino con il blu di Russia, di cui ricorda molte caratteristiche. Il prezzo del gatto certosino è abbastanza elevato, si parte dagli €800,00 per finire, con i gatti dal pedigree puro, ai €1.500,00.

 

La Pecora D’Ouessant: dalla Bretagna alle Nostre Case

La Pecora Nana, soprannominata anche Pecora d’Ouessant, originaria della Bretagna è la razza ovina più piccola al mondo. Il maschio raggiunge un’altezza al garrese di 45-50 cm e un peso di 15-20 kg, mentre la femmina raggiunge i 43-48 cm e un peso di 13-15 kg.
Dopo aver rischiato l’estinzione a seguito degli incroci effettuati per aumentarne la produttività, va ora diffondendosi grazie alla taglia ridotta ed al carattere socievole che la rendono adatta a parchi, giardini rurali e piccoli terreni dove può svolgere la funzione di rasaerba ecologico.

La testa vista dal davanti appare di forma triangolare e gli occhi sono chiari con uno sguardo vivo.
I maschi possiedono delle belle corna ad una sola voluta, con sezione triangolare mentre le femmine ne sono prive. La pelliccia è piuttosto lunga, arruffata e il colore può essere nero, marrone o bianco.
Fino al 1976 restavano poche centinaia di esemplari ma fortunatamente un gruppo di allevatori decise di salvare la razza allevandola, così, dalla fine degli anni ’90.
È possibile trovare queste pecore nane distribuite in tutta la Francia, in Belgio e in Olanda. Originaria di zone battute dal vento e caratterizzate da vegetazione estremamente povera, la pecora d’Ouessant si è adattata a vivere in queste difficili condizioni diminuendo la propria taglia.
È una pecora molto rustica, di buona salute, di buon carattere e quindi facile da allevare.

Si presenta come un animale gregario e necessita di vivere almeno in coppia. La riproduzione avviene in autunno e gli agnelli nascono in primavera dopo una gestazione di 145-150 giorni. La femmina partorisce un solo piccolo all’anno.

Per un allevamento ottimale è opportuno assicurarsi che l’area di pascolo sia sufficiente per il numero di pecore che si intendono allevare. Le pecore pascolano per circa otto ore al giorno e in media per 6 pecore sono necessari 2 acri di terreno.
Le dimensioni del pascolo possono variare in base al clima, la manutenzione, tipo di vegetazione e frequenza delle precipitazioni.

La dieta della pecora nana è composta da foraggio fresco e fieno. Le pecore si nutrono delle piante che trovano al pascolo, come l’erba e il trifoglio. Se l’area di pascolo è sufficientemente grande e fiorisce tutto l’anno, non c’è bisogno di altro cibo per le pecore.

La quantità di fieno necessaria dipende dalla qualità e dalla quantità di erba disponibile. Una pecora consuma circa mezzo kg di fieno ogni 45 kg di peso.
Il fieno è solitamente un foraggio secco e tagliato. Si produce utilizzando erba o trifoglio. Più tardi viene tagliato, migliore è la qualità.

Ricorda che alcune qualità di trifoglio contengono un estrogeno che può avere un effetto anticoncezionale, da evitare se prevedi di far riprodurre le pecore.