Gallina Livorno, una tra le più famose al mondo

La Livorno è di certo una razza italiana di avicoli ornamentali famosa in tutto il mondo.
La razza nasce da incroci di polli allevati nelle campagne toscane, ed ha preso il nome dalla città di Livorno.
Si tratta di una razza leggera e vivace con una spiccata attitudine alla produzione di uova e scarsa tendenza a covare.
A causa del loro carattere selvatico sono abbastanza diffidenti nei confronti dell’uomo, ma se addomesticati, arrivano anche a mangiare dalle mani del loro allevatore.
Molti paesi esteri hanno effettuato una selezione accurata partendo dall’originario pollo italiano, così oggi sono presenti anche la Livorno Americana, la Livorno Tedesca e la Livorno Inglese.
Nella prima metà dell’800 il pollo italiano salpò dal porto di Livorno per raggiungere gli Stati Uniti; i polli sopravvissuti al viaggio furono venduti ai marinai: questi uccelli erano tutti di colorazione bianca, e inizialmente vennero chiamati “Spagnola Bianca” o “Italiana Bianca”. Intorno al 1835 vennero importati da N.F. Ward dei soggetti di colorazione dorata, che catturarono subito l’attenzione degli allevatori per la loro bellezza e la loro sostanziosa produzione di uova di circa 55 grammi l’uno.
Nel 1868 la varietà bianca, partì per la Gran Bretagna, e due anni più tardi Lewis Wright importò anche la varietà dorata: a quel punto la Livorno era ufficialmente riconosciuta come razza pura.
In tutti i paesi in cui arrivò, la razza ebbe molto successo tra gli allevatori, i quali cercarono di migliorarla attraverso meticolosi lavori di selezione.
Nella prima metà del 900 la selezione migliorò molto, creando galline produttrici di oltre 300 uova all’anno.
L’animale si presenta come un pollo leggero, snello e molto elegante, grazie al ricco piumaggio e alla coda lunga e vistosa. Il tronco è cilindrico e mediamente lungo, largo alle spalle e leggermente inclinato verso la coda. La testa è di media grandezza e leggermente allungata, ed è provvista di una cresta semplice abbastanza grande, rossa, portata perfettamente diritta nel maschio ed elegantemente piegata nella femmina; i denti della cresta sono cinque e ben distanziati tra di loro. Il becco è di media lunghezza, leggermente ricurvo e di colore giallo, con striature nerastre nelle colorazioni scure. Gli occhi sono rosso/arancio, grandi e vivaci. I bargigli sono rossi e di media lunghezza. La faccia è rossa, liscia e priva di peluria e gli orecchioni sono bianchi, ovali, di media grandezza e perfettamente aderenti alla faccia. Il collo è mediamente lungo, con abbondante mantellina che ricade sulle spalle. Le spalle sono larghe e arrotondate e il dorso mediamente lungo e largo, leggermente inclinato verso la coda nel gallo, mentre nella gallina è quasi orizzontale. Le ali sono lunghe e forti, ben aderenti al corpo. La coda è molto lunga e larga, portata alta e aperta, con un angolo di 45/50° nel maschio e di 40/45° nella femmina. Nel gallo le falciformi grandi e piccole sono abbondanti e molto sviluppate. Le zampe sono di media lunghezza, forti, separate dal tronco; i tarsi sono gialli, nudi e sottili, con quattro dita. Il petto è pieno e largo, mentre il ventre è ben arrotondato, soprattutto nella gallina. La pelle è gialla.
Il piumaggio è molto ricco e abbondante, ma privo di cuscinetti sulla coda e ai lati della sella; in ogni varietà di colore si presenta particolarmente brillante e ricco di riflessi.
Il peso è di kg 2,500/2,800 nel gallo e di kg 1,800/2,100 nella gallina.
Lo standard italiano riconosce dieci varietà di colore, anche se all’estero ne sono presenti molto di più, soprattutto nella Livorno tedesca e in quella olandese. In Italia le varietà riconosciute sono: Barrata, Bianca, Bianca Columbia, Blu, Collo Arancio, Collo Argento, Collo Oro, Fulva, Nera e Pile.

 

Tutto quello che serve sapere sul Sessaggio dei Pulcini

Una domanda molto frequente tra gli allevatori avicoli è: Come faccio a riconoscere sei i pulcini sono maschi o femmine?

La risposta non è per niente semplice né tanto meno automatica e può cambiare, oltre che in base all’età, anche in base alla razza avicola.
In qualsiasi caso occorre effettuare un controllo accurato sui piccoli animali che prende il nome di sessaggio dei pulcini.

Per effettuare questa operazione è necessario aver acquisito una certa esperienza e soprattutto, in alcuni casi, l’errore può essere facilmente dietro l’angolo.

Solitamente il metodo adottato per il sessaggio è il seguente: si rovescia il didietro del pulcino e si guardano le membrane all’interno; se c’è un puntino è un maschio, e se non c’è è una femmina.
Ci sono però molte eccezioni, ci sono femmine che sembrano maschi e maschi che sembrano femmine..

Un’altra tecnica di sessaggio, consiste nell’utilizzo di un piccolo tubicino di vetro da inserire delicatamente nel retto del pulcino per esaminare l’eventuale presenza di gonadi maschili.
Questo è forse il metodo di sessaggio più utilizzato anche dagli allevatori meno esperti ed è anche il meno invasivo per l’animale.
Si può effettuare già con pulcini di 4/5 giorni e consiste nel distendere ampiamente una delle due ali e vedere se all’estremità abbiamo solo una linea di penne e piume tutte delle stessa lunghezza (e dunque saremo in presenza di un maschio/gallo), oppure se osserviamo una linea sfalsata di penne più lunghe e piume più corte (che ci indicherà che l’esemplare che abbiamo tra le mani è una femmina/gallina).
Questo metodo è anche molto preciso e a livello globale è stimato un errore che sta al di sotto del 2%.

Esistono poi anche altre tecniche di sessaggio dei pulcini come quella dell’ala che abbiamo appena visto e che fa parte del sapere avicolo della tradizione, e un’altra tecnica ancora in via sperimentale che riguarda l’analisi dell’embrione.
La prima, quella tramandata dai “nonni contadini”, consiste nel tenere il pulcino per la nuca o per le zampe.
Tenendo il pulcino sospeso per la nuca, alcuni di essi tireranno le zampe verso l’alto denotando di essere femmine, mentre gli altri le stireranno verso il basso, dimostrando così di essere maschi.
Anche la scienza, in questo campo dell’avicoltura, sta progredendo ad ampi passi, e da alcuni anni è in fase di studio una tecnica di sessaggio dei pulcini attraverso un esame dell’embrione fecondato da pochi giorni.

Potremmo essere aiutati nel sessaggio anche da alcuni segni particolari che sono visibili negli animali e che ci aiuteranno ad individuarne il sesso, come ad esempio, per la razza Brahma si può vedere sia l’impennamento precoce delle femmine (soprattutto della coda), ma anche la diversa lunghezza che hanno le timoniere primarie e secondarie: se sono della stessa lunghezza sono femmine, se invece le timoniere primarie sono più lunghe delle secondarie si è in presenza di un maschio; per la razza Moroseta, invece, basterà guardare alla base del becco: se hanno un minimo accenno di cresta sono maschi, mentre con solco centrale e con il ciuffo globulare senza piume che vanno verso l’alto, sono femmine.
Le galline ciuffate hanno il ciuffo più o meno sferico mentre i galli lo hanno simile ad una criniera; inoltre i galli di Moroseta hanno il ciuffo più piccolo rispetto alle femmine.

 

Mericanel della Brianza: Origini, Caratteristiche e Curiosità

Sicuramente la Mericanel della Brianza deve il proprio nome sia alle caratteristiche della razza, sia al territorio d’origine. Essa, infatti, è originaria della Brianza.
Un possibile protagonista della storia della Mericanel della Brianza potrebbe essere il “traghetto di Leonardo da Vinci” che collega la sponda bergamasca di Villa d’Adda a quella lecchese di Imbersaglio.

Gli esemplari di Mericanel della Brianza risultano largamente diffusi nell’Italia del Nord-Ovest, specialmente appunto in Brianza, fin dal XIX secolo; a seguito della II° Guerra Mondiale però, gran parte del patrimonio avicolo andò purtroppo perduto anche in quest’area geografica, ed è così che la Mericanel della Brianza, prima degli interventi volti a preservarne la razza, era stata definita a rischio di estinzione.

Certamente la piccola dimensione è una delle caratteristiche più evidenti di questa razza in cui lo standard del gallo è di 8 etti e della gallina di 7 etti.
Le uova sono altrettanto molto piccole (circa 35 gr) ed è anche per questa ragione che l’allevamento delle Mericanel a scopo di produzione di uova non è stato portato avanti.

I contadini brianzoli non hanno mai fatto una selezione in purezza delle colorazioni della razza. La selezione è stata volta sempre alla caratterizzazione tipologica, alla taglia, al portamento, alla vivacità e alla faccia, che doveva essere rossa e, soprattutto, alle zampe che dovevano assolutamente essere del colore dello zafferano.

Le Mericanel della Brianza si contraddistinguono per l’elevato grado di rusticità: alcuni soggetti, infatti, sono talmente insofferenti agli spazi ridotti di una voliera o del pollaio che solo con la ritrovata libertà riacquisiscono vigore e vitalità. La Livorno
o la Mericanel della Brianza sono di indole più selvatica, volano molto bene e possono raggiungere i rami più alti degli alberi fino a due metri dalla chioma, motivo per il quale è opportuno preparare anche una protezione per i rapaci.

Per una buona fecondazione il gruppo deve essere composto da un gallo e un massimo di sei galline. Le femmine di Mericanel, infatti, possiedono le caratteristiche per essere considerate delle ottime covatrici e, soprattutto, delle eccezionali madri che sanno difendere e condurre la prole in maniera esemplare.

Per quanto riguarda l’alimentazione questi esemplari avicoli non hanno particolari esigenze. Se vivono in un campo all’aperto è sufficiente integrare alla dieta del misto di granella di cereali. In particolare nella stagione della deposizione gli animali devono avere a disposizione un apporto di sostanze nutritive appropriato e non devono ingrassare. E’ stato infatti provato che un’alimentazione troppo ricca di grassi influenza negativamente la fecondazione e quindi anche la schiusa delle uova.

L’allevamento e la selezione di questa razza ornamentale si traducono nella passione dell’allevatore che ha come obiettivo prioritario quello di conservarla secondo le indicazioni dello standard e di portare alle rassegne i soggetti che meglio rappresentano la tipicità della razza. La conservazione della razza favorirà, inoltre, la biodiversità e contribuirà a salvaguardare la molteplicità genetica delle razze locali di polli, dando un importante contributo alla sostenibilità socio-ambientale.

  

Cosa fare se le Galline sembrano Annoiate?

Noia e galline non sono una buona combinazione all’interno del pollaio.
Quando le galline non hanno nulla da fare, creano il loro divertimento che si traduce spesso nel prendersela con i propri simili.

La noia all’interno di un pollaio porta guai. Come conseguenza a questo problema le galline instaurano cattivi comportamenti, si molestano tra di loro, litigano, si beccano, si strappano le piume e possono prendere l’abitudine di mangiare le proprie uova. 

Le galline che vivono all’aperto raramente si annoiano perché hanno molte attività che possono fare ed esplorare l’ambiente circostante. Le galline sono animali curiosi di natura, sono in costante movimento, indagano su cose nuove, socializzando, si grattano, razzolano, sonnecchiano e inseguono.

La noia subentra quando le galline sono alloggiate in un ambiente troppo piccolo, con un cortile sporco che non consente di fare qualcosa.

Questa condizione di disagio è più diffusa in inverno quando non ci sono erbe da beccare, insetti da rincorrere, terra secca in cui fare il bagno e prendere il sole. Se la situazione impone di tenerle al chiuso, si può comunque fare molto per aumentare il benessere fornendo un ambiente arricchito e una gestione d’allevamento adeguata.

Di seguito, un elenco di attività ed accorgimenti che renderanno il pollaio più stimolante, aumentando la curiosità e le attività che possono fare le galline:

Mucchi di foglie, paglia o fieno: 
posizionare mucchi di foglie secche, aghi di pino, gambi di mais o terra. Razzoleranno i cumuli alla ricerca di qualcosa di gustoso. Inoltre se viene aggiunto un po’ di cereali saranno ancora più stimolate a livellare il terreno;

Bagno di sabbia:
non è solo un ottimo modo per tenere occupate le galline ma anche un modo per tenere a bada i parassiti e rendere il 
piumaggio più bello. Inoltre aggiungere un po’ di farina fossile può aumentare la capacità di uccidere eventuali acari o pulci;

Posatoi esterni, scale o posatoi: 
le galline adorano stare alte, le fa sentire protette e al sicuro. Si possono usare assi, rami, scale e qualsiasi varietà di 
posatoi diversi. Gli animali di divertiranno a saltare tra un posatoio e un altro;

Altalena per galline:
la maggior parte delle galline adora oscillare. Esistono altalene realizzate appositamente per loro che possono essere acquistate e poi appese al soffitto del pollaio. Alcune sono decorate anche con perline o campanelli per stimolare la curiosità;

Insetti vivi:
le galline adorano rincorrere tutto ciò che si muove e somministrare insetti vivi le rederà molto attive. Si possono dare camole del miele, grilli, cavallette;

Specchio: 
sono giocattoli anche possono rilevarsi molto utili per intrattenere le galline. Passeranno il tempo a guardarsi e a beccare la propria immagine. Bisogna prestare attenzione per questo gioco non tutte le galline saranno incuriosite alcune potrebbero sentirsi minacciate a vedere “un altro animale”. Se l’animale passa molto tempo ad essere aggressivo con lo specchio sarebbe meglio toglierlo;

Aggiungi un gallo:
questo per i pollai composti da sole femmine. L’aggiunta di un gallo cambierà le dinamiche del gruppo. Il gallo renderà più attiva la vita delle galline aggiungendo l’accoppiamento alle loro attività quotidiane. La sua presenza creerà anche un ambiente più naturale, allenterà eventuali dispute tra galline e aiuterà a proteggere i pulcini;

Xilofono per galline:
da posizionare dove possono essere raggiunti. Le galline attratte dai colori e dal rumore inizieranno a beccarli con curiosità producendo note musicali;

Cibi interi e appesi: 
fornire cibi interi e appesi consentirà agli animali di occupare gran parte della giornata a beccarli come anguria, zucche e altri cibi grandi e dal guscio duro. Lattuga, cavoli, broccoli, zucchine, carote e tante altre verdure possono essere appesi per rendere più interessante l’ora del pasto;

“Seminare” cibo nel pascolo: 
i polli sono pascolatori e sono sempre alla ricerca di qualcosa da mangiare o cacciare. Si può stimolare questa loro caratteristica sparpagliando dei cereali;

Ceppi o tronchi d’albero:
possono offrire  un discreto intrattenimento soprattutto se c’è della corteccia dove possono annidarsi gli insetti. I polli amano saltare e stare in piedi sulle cose.
Possono essere usati a tale scopo ceppi, casse di legno o pallet;

Varietà di lettiera:
il semplice cambio della lettiera stimolerà la curiosità degli animali che interagiranno con essa per capire cos’è;

Balle di fieno: 
se il pollaio è abbastanza grande può essere aggiunta una balla di paglia. Le galline si divertiranno a saltarci sopra e a razzolare. Possono anche beccarlo alla ricerca di insetti;

Trascorri più tempo con loro: 
trascorrere del tempo con i propri animali è benefico per cui chi possiede del terreno dovrebbe allevare galline. Passere del tempo con loro aiuta anche a conoscere meglio le dinamiche del gruppo e a prevenire eventuali problemi;

Fornisci loro qualcosa di nuovo su cui indagare: 
inserire qualsiasi cosa che sia nuova come una scatola o un ramo renderà la loro giornata interessante.

 

 

Cimitero per Animali

La nostra vita è senza dubbio arricchita da un animale da compagnia, cane, gatto, gallina, uccellino o qualsiasi esso sia, che ci ha fatto compagnia per anni, è stato il nostro amico e compagno fedele, colui che ha sopportato la nostra assenza e la nostra presenza, donandoci un amore incondizionato.. E quando lo perdiamo, il dolore e la mancanza che sentiamo sono molto molto dolorosi.
Per questo, dargli adeguata sepoltura, può essere un rito che ci aiuta a superare il lutto, oltre che sentire di avere dato un adeguato riposo al nostro amato amico a due o a quattro zampe.

Da alcuni anni sono sempre più in crescita le domande di sepoltura per gli animali domestici e i cimiteri per animali si stanno diffondendo sempre più.

Vediamo ora alcuni tra i più importati cimiteri per animali in Italia:

    •       Casa Rosa – Roma

Aperto nel 1923, Casa Rosa, è il più antico cimitero per animali d’Italia. Creata da padre dell’attuale proprietario, Luigi Molon, questa area ospita non solo cani e gatti ma anche animali d’affezione meno domestici ma altrettanto meritevoli di sepoltura. Lui stesso, per primo, ha voluto seppellire il cavallo che lo ha accompagnato nella sua infanzia.

•          Il “Fido custode” – Milano

Il Fido Custode è il cimitero per animali più grande d’Italia e d’Europa. Situato in una tranquilla area verde del Parco Sud Milano tra il Parco Trenno e il Bosco in Città, questa struttura dedica oltre 50mila metri quadrati, alcuni completamente recintati, e può ospitare fino a 4.800 animali. Questo limite è temporaneo, perché il cimitero per animali milanese punta a raggiungere i 30mila posti, a pieno regime, senza fare differenza di razza e di taglie.

•          Argo – Padova

Un Cimitero animali in Veneto, si trova a Padova. Argo – questo il suo nome –  è stato realizzato in un’area verde vicino al Parco del Basso Isonzo e in prossimità del Prato della Valle.

Tra gli altri cimiteri più noti, anche il Parco Beato, nelle campagne di Zagonara di Lugo di Ravenna, che ospita 7.000 tombe di animali domestici su un ettaro di terreno ricoperto da prati inglesi, siepi e alberi secolari.
Di recente, sono state approvate apposite leggi per l’istituzione e regolamentazione di strutture dedicate ad accogliere salme o ceneri degli animali da compagnia, “alla luce della mutata e crescente sensibilità maturata nel nostro Paese in materia di tutela degli animali, è tangibile il contributo degli animali d’affezione alla qualità della vita umana ed il loro valore per la società”. 

Ci sono tanti modi per studiare il nostro rapporto con gli animali domestici e la sua evoluzione nel corso dei millenni, basata sulle relazioni tra uomo e cani, gatti, trattati sempre più come membri della famiglia.

Secondo Tourigny, il punto di svolta è la pubblicazione dell’Origine delle specie e la conseguente fama di Charles Darwin: fino alla prima metà dell’Ottocento, le sepolture animali erano rarissime, e cani e gatti venivano solitamente gettati in un fiume o rivenduti per venire macellati; ma le teorie di Darwin, secondo lo studio, incoraggiarono l’amore verso gli animali, e diedero il via all’abitudine di seppellire gli animali in tombe sempre più elaborate.

Le prime lapidi per cani e gatti mantenevano una certa rigidità formale, e riportavano semplicemente il nome dell’animale e quello del proprietari.
Successivamente cominciarono a spuntare le prime tombe “personalizzate”, che inizialmente puntavano tutto sulla tragicità, ma che nel corso degli anni cominciarono a virare sempre più verso l’umorismo, per quanto affettuoso.

La possibilità di avere un luogo dove poter recarsi e fare un pensiero per il nostro animaletto ci aiuta anche a tirarci su, a sentire meno la sua mancanza, a superare il fatto che non ci sia più. Sappiamo che i nostri animali domestici spesso non vivono tanto quanto noi, dobbiamo essere preparati, prima o poi, alla loro mancanza.
Non è facile poi abituarsi all’idea di non vederli più, di non stare più con loro, di non trovarli davanti alla porta che ci aspettano per qualche carezza.

Per cui lasciamo i nostri animali ad un pacifico riposo, possibilmente in un luogo piacevole dove poterli ricordare con tranquillità.

 

Le galline mangiano le proprie Uova – Ovofagia

Purtroppo a volte può succedere che le galline inizino a mangiare le proprie uova.
Si tratta di un fenomeno noto come Ovofagia, cioè l’abitudine di nutrirsi di uova, che può avere diverse cause e verso cui si possono intraprendere soluzioni differenti.

Se allevate allo stato brado e in spazi molto ampi, le galline raramente prendono il vizio di nutrirsi di uova. Questo accade invece principalmente se gli animali si trovano in recinti piccoli, con un numero di nidi non sufficiente e se l’alimentazione degli animali è in qualche modo sbilanciata.

In queste situazioni può accadere che una gallina rompa, accidentalmente, una delle uova deposte da lei o dalle sue compagne. Incuriosita dal colore brillante del tuorlo lo assaggerà, scoprendo immediatamente la bontà del prodotto. Questa gallina inizierà quindi a rompere e mangiare le uova quando ne avrà l’occasione.

Cosa fare quindi se invece nel nostro allevamento le galline mangiano le proprie uova? Ci sono diversi accorgimenti da adottare che vi aiuteranno a superare tale situazione, vediamo insieme quali sono:

–       lasciare gli animali al pascolo: come abbiamo detto il pascolo ha una grande azione antistress e distrae gli animali riducendo le possibilità che essi entrino in contatto con le proprie uova. Se non avete modo di lasciare gli animali al pascolo, somministrate regolarmente in tramogge erba e verdure tagliate di fresco;

–     migliorare l’alimentazione dei vostri animali. Le galline mangiano le proprie uova di norma quando queste si rompono, e ciò è più facile che accada se il loro guscio è fragile e delicato. Alimentando i polli con un mangime completo e bilanciato, dando loro degli integratori specifici ricchi di calcio;

–      adeguare i nidi agli animali. Fornite un nido ogni 3-4 galline e imbottitelo bene con paglia, truciolo o fieno, per minimizzare il rischio che l’uovo si rompa;

–       mettere nei nidi delle palline da ping pong bianche e arancioni. Le galline inizialmente li beccheranno, pensando che si tratti di uova, poi però lasceranno perdere e potrebbero iniziare a considerare non commestibili anche le uova vere.

Tutti i Consigli per una perfetta gestione dello Spazio esterno

Lo spazio, per chi tiene le galline in un ambiente urbano, è uno degli aspetti più vincolanti.

I recinti infatti, devono avere le dimensioni giuste per il tipo e il numero di volatili da inserire all’interno ed essere abbastanza resistenti e sicuri per garantire tranquillità agli animali.

Le galline utilizzeranno molto volentieri tutto lo spazio disponibile, che nella maggior parte dei casi risulta essere scarso e proprio per questo motivo, il compito dell’allevatore è quello di assicurarsi che le galline siano protette e che abbiano molte alternative per mantenersi attive ed impegnate durante tutto il giorno.

Se le galline riescono a scappare dal recinto significa che la struttura è inadeguata a contenerle.
Considerando che gli avicoli, di natura, non volano molto, se riescono ad uscire dal recinto significa che la rete non è abbastanza alta e solida.
Per un contenimento efficace, la recinzione dovrà essere alta almeno 2mt, sostenuta da pali ben conficcati nel terreno o ancora meglio stabilizzati nel cemento.
Da valutare anche l’elettrificazione: un cavo elettrico posto alla base, a metà e in cima, costituisce la misura anti-predatore perfetta.

Eventuali buchi nel fondo del recinto potrebbero essere causati dai predatori, ma anche dalla stesse galline.
Quest’ultime sono infatti molto brave a scavare, con lo scopo di fare dei veri e propri bagni di polvere, aumentando quindi gli scavi nelle zone più asciutte del recinto, sotto al pollaio e alla 
base di arbusti e cespugli.
Affinché il numero dei buchi formato dalle galline non sarà eccessivo non sarà un problema, ma se i buchi sono fatti dai ratti sarà necessario eliminare immediatamente il problema.
I ratti infatti, non solo possono diffondere malattie all’interno del gruppo, ma causeranno anche danni strutturali al pollaio, creando infiltrazioni di acqua e spifferi.
I segni di terreno raspato e scavato all’esterno della recinzione sono un segnale che alcuni predatori come volpi, donnole e faine hanno tentato di irrompere nel recinto e in questo caso significa che la rete elettrificata o il prolungamento sotterraneo non sono sufficienti all’impedimento.

Le galline, d’istinto, temono molto i predatori dal cielo, come falchi ed altri rapaci e hanno sempre bisogno di una copertura sopra la testa, sia per una sicurezza maggiore che per essere riparate dal forte sole estivo.
Se il recinto è spoglio, i volatili faranno in modo di trovarsi un rifugio che potrebbe essere anche un arbusto, se si tratta dell’unica cosa disponibile.
Proprio per questo, se all’interno dell’area non vi è la presenza di alberi ed arbusti, è consigliabile realizzare semplici ripari utilizzando delle balle di fieno, cancelletti in rete metallica o fogli di compensato.

Il terreno asciutto che si trova alla base di molti arbusti, può rendere queste zone dei luoghi perfetti per i bagni di polvere: se non desiderate che questo accada, dovrete fornire alle vostre galline un’alternativa realizzando un grosso contenitore dai bordi bassi riempito per metà con un miscuglio di terreno asciutto o con della sabbia pulita.
I bagni di polvere sono una parte importante nella vita quotidiana delle galline poiché le aiutano a contrastare l’attività di parassiti come i pidocchi e gli acari.

 

 

 

E’ nato prima l’Uovo o la Gallina?

Il paradosso dell’uovo e della gallina può essere riassunto nella domanda retorica: «È nato prima l’uovo o la gallina?»

Secondo la scienza, è l’uovo ad avere il titolo di primogenito: le prime uova di uccello infatti risalgono a 200 milioni di anni fa, mentre le uova fossili più antiche ritrovate appartenevano a rettili e sono state deposte ben 350 milioni di anni fa dal gruppo di rettili più primitivo.

Questa risposta si basa sulla semplice constatazione che le galline depongono le uova e che quindi l’uovo non può esistere senza la gallina che l’ha deposto.
Dalle stesse uova nascono altre galline e non possono perciò esistere galline senza l’uovo. Ripetendo il ragionamento all’infinito, si giunge all’impossibilità di stabilire chi possa aver avuto origine per primo tra l’uovo e la gallina, in quanto nessuno dei due soggetti può esistere in assenza dell’altro. 

Questo quesito, divenuto proverbiale, viene infatti utilizzato per enfatizzare l’inutilità o la futilità di un discorso o di una discussione, o in alternativa, l’incapacità di giungere a una conclusione concreta.

Il paradosso veniva già citato dagli antichi filosofi greci come Aristotele e Plutarco.
 
Ma il primo che lo formulò nel modo in cui lo conosciamo oggi fu Ambrogio Teodosio Macrobio in una delle sue opere in cui provò a darne una risposta motivata:

«”È nato prima l’uovo o la gallina?” …si ritiene, a ragione, che l’uovo sia stato creato per primo dalla natura.
Infatti per primo ha origine ciò che è imperfetto e per giunta informe e attraverso qualità e tappe progressive prendono forma le aggiunte (intese come le caratteristiche dell’individuo adulto): dunque la natura cominciò a formare l’uccello da materia informe e produsse l’uovo, nel quale non vi è ancora la specie di animale: da questo a poco a poco ha origine una specie perfetta di uccello in seguito a un progressivo effetto di maturazione.»

Da un punto di vista strettamente scientifico, considerando che il quesito parla di “uovo” in senso generale, e non dell’uovo di gallina, la risposta alla domanda da cui scaturisce il paradosso è piuttosto semplice, e non può essere altro che “l’uovo”.

Per comprendere questa risposta, occorre considerare che, da un punto di vista evoluzionistico, gli uccelli (e dunque anche le galline) derivano da determinati ceppi di rettili, animali a sangue freddo dotati della capacità di deporre uova.
Il diretto predecessore degli uccelli, perciò, deponeva già le uova, pur non essendo ancora, in senso stretto, un uccello né tanto meno una gallina. 
Ne consegue che la prima gallina, nata dall’uccello che si è mutato in gallina, è nata da un uovo, il primo della sua specie, che viene quindi prima della gallina.

 

Acaro Rosso: Il Nemico per eccellenza dei Nostri animali

Prima o poi tutti gli allevatori avranno a che fare con i parassiti.
Per i principianti sarà difficile accorgersi immediatamente di queste minuscole creature perché non sono sempre facili da riconoscere.
I parassiti possono essere interni o esterni all’animale, ad eccezione dell’acaro rosso, che si nutre della gallina di notte e vive nel pollaio di giorno.

E’ di fondamentale importanza imparare a riconoscere e a combattere i parassiti in fase iniziale, considerando che difficilmente un unico trattamento sarà sufficiente e nella maggior parte dei casi saranno necessarie ripetute applicazioni del rimedio prescelto.

Le galline mediamente riescono a mantenere dei livelli molto bassi di attività dell’acaro rosso, ma se il numero dei parassiti raggiunge il livello di infestazione, la notte si può rivelare un calvario per le nostre galline.

Primo campanello d’allarme che segnala la presenza dell’acaro rosso all’interno del pollaio è la comparsa di polvere grigia simile alla cenere nei posatoi.

volatili colpiti dall’acaro rosso presentano un evidente stato di insofferenza fisica e psicologica.

Il piumaggio si presenta scomposto, le piume frammentate e deteriorate a causa del tentativo di lenire il prurito causato dai morsi e dal movimento degli acari tra le piume.

Gli acari non attaccano solo i soggetti adulti ma quando ne hanno la possibilità attaccano anche i pulcini nei nidi e spesso utilizzano proprio l’imbottitura come luogo per vivere, nascondersi e riprodursi.

La lotta questo comune nemico non è affatto facile poiché queste minuscole creature si riproducono a ritmo accelerato e sono difficili da raggiungere con vari spray e trattamenti adatti. Grosse quantità di acari rossi su un volatile possono succhiare sangue rendendo le galline anemiche e provocando loro la morte.
Per avere qualche probabilità di interrompere il loro ciclo vitale bisognerà applicare il trattamento ogni circa cinque giorni, considerando che gli acari maturano e sono in grado di riprodursi dopo soli sette giorni dalla schiusa.

Durante l’applicazione del trattamento è importante che il prodotto venga spruzzato in tutti gli angolini e le fessure in cui gli acari potrebbero annidarsi e nascondersi. Utile anche smontare parzialmente il pollaio rimuovendo i nidi, i posatoi e i pannelli del tetto per una pulizia maggiormente accurata.

Esistono due problemi fondamentali associati al trattamento dell’acaro rosso: il primo è che i prodotti disponibili nel mercato si concentrano sulla loro efficacia quando gli acari sono individuabili all’aperto, ma è quasi inutile per quelli nascosti durante l’applicazione del prodotto; l’altro problema è che sempre più prodotti acaricidi si rivelano inefficaci.
Per questi motivi è di fondamentale importanza rivolgersi a dei fornitori specializzati sul trattamento più efficace e seguire alla lettera tutte le istruzioni riportate sulla confezione.
Nessun trattamento è da considerare come unico, sarà necessario applicare regolarmente il prodotto in maniera molto scrupolosa ed accurata.

 

Anatre, Oche e Tacchini

Pur non disponendo di grandi aree dedicate all’allevamento avicolo, potrete includere nel vostro pollaio anche anatre, oche e tacchini.

Andiamo ora ad esaminare le principali caratteristiche, curiosità e il temperamento di queste tre specie animali:

Le Anatre:

Nonostante alcuni affermino che le anatre si accontentino soltanto di un po’ d’acqua dove poter immergere la testa, perché siano davvero contente avrete bisogno di uno stagno o di un corso d’acqua sempre pulita.
Le esigenze vitali degli anatidi sono molto più elementari di quelle dei polli: tutto ciò che serve loro è uno stagno, un alloggio asciutto con paglia e una piccola cassettina da imballaggio per la deposizione delle uova.
Per quanto riguarda la produzione di uova, è noto che queste contengano numerose impurità. In effetti i gusci sono molto porosi e quindi se vengono deposte nel fango intorno allo stagno potrebbero contaminarsi con l’acqua sporca.
Se invece vengono deposte in un ambiente sano e si presentano buone e pulite, possono essere consumate tranquillamente. Il modo migliore per avere questo risultato è quello di tenere le anatre chiuse nella loro casetta fino alle dieci del mattino, orario entro il quale deporranno le loro uova.
Per quanto riguarda l’alimentazione basterà loro della semplice erba, dei cereali e qualche dose di ortaggi e scarti di verdure.

Le Oche:

Se avete a disposizione un vasto frutteto o un pezzo di prato dove possono pascolare, le oche sono la scelta più economica.
Un fattore molto importante da considerare è che sono molto rumorose e aggressive con chi non conoscono. Questo si può considerare sia come un vantaggio sia come uno svantaggio ma ciò che a noi interessa è che possono fungere da ottime guardiane contro i predatori.
Le oche, così come le anatre, non hanno grosse esigenze per il mantenimento: richiedono soltanto un piccolo ricovero che possa ospitarle nella notte.
La loro dieta primaria è a base di erba, preferibilmente di media lunghezza, ma amano anche i cereali e gli ortaggi. Bevono enormi quantità d’acqua ed è quindi fondamentale che abbiano una fonte sempre fresca e pulita per dissetarsi, possibilmente con un contenitore piuttosto fondo, dato che per bere immergono tutta la testa!
Le uova delle oche sono più grandi e molto più sostanziose di quelle delle anatre e si può prevedere di avere circa 100 uova all’anno da ogni animale.
Nel momento della riproduzione ci mettono un po’ di tempo per scegliere il loro compagno, e in un’ipotetica covata di circa 10-20 uova, raramente riuscirete a vedere la schiusa di tutte in un unico momento.

I Tacchini:

Questi animali sono quelli che vengono allevati con più difficoltà a causa delle loro esigenze.
I tacchini sono infatti soggetti ad una malattia soprannominata “Enteroepatite” se entrano a contatto con i polli e quindi non possono essere tenuti nello stesso spazio.
I cibi moderni per i tacchini contengono al loro interno l’antibiotico che combatte questa malattia e quini non dovrebbe sorgere questo problema, a patto che vengano nutriti con dei pellet idonei.
Il loro alloggio è simile a quello dei polli e amano la presenza di posatoi, preferibilmente robusti e solidi, capaci di sostenere il loro peso.
Le uova di tacchino sono molto difficili da far schiudere e il rischio principale è quello che possano romperle inavvertitamente a causa del loro sostenuto peso.
In questi casi è quindi meglio servirsi di una chioccia, se possibile, che può covare circa 6-8 uova oppure, alternativamente, di utilizzare un’incubatrice tenuta ad una temperatura regolare e costante di circa 38°C.