Come introdurre un Nuovo Animale nel Pollaio

Una delle problematiche più comuni tra i nostri allevatori è quella riguardante l’inserimento di nuove galline all’interno di un pollaio già esistente, con una struttura e gerarchia di gruppo già consolidata da tempo.
Proprio per questo motivo, le nuove arrivate saranno sempre viste in “malo modo”, come delle estranee, e dunque, almeno inizialmente, verranno beccate e tenute lontane dal resto del gruppo, con accesso al cibo e all’acqua per ultime.

In una situazione ideale, sarebbe sempre meglio evitare di aggiungere successivamente nuovi animali dentro ad un pollaio già esistente, ma poi, col passare del tempo, ci si appassiona inevitabilmente a questo fantastico mondo avicolo, cominciando ad approfondire le nostre conoscenze fino ad entrare sempre più in contatto con questi intelligenti animali, al punto da desiderarne altri, magari di razze più specifiche e pure.
Vediamo ora di capire insieme come poter gestire al meglio questa delicata introduzione di nuovi avicoli nel pollaio, provocando il minor stress possibile per gli animali.
Le cose da fare affinché le altre galline non feriscano i nuovi arrivati sono sostanzialmente tre:

1)     Cercare di non prendere mai una nuova gallina da sola ma almeno in coppia, così che si facciano compagnia nei primi giorni di isolamento;

2)     Inserire le nuove galline all’interno del ricovero notturno in orario serale, quando le altre sono già a dormire;

3)     Il mattino seguente, separare con una rete le nuove galline dalle altre e mettere loro cibo ed acqua.

Rimane comunque da considerare come prima cosa che almeno inizialmente, questo nuovo ingresso, destabilizzerà un po’ l’ambiente e la perfetta sintonia e armonia di gruppo che si erano venute a creare.
Dunque non c’è da allarmarsi per qualche beccata, rincorsa, schiamazzo o arruffata.
Potrebbe essere possibile che le nuove galline che vogliamo inserire nel nostro pollaio siano portatrici di malattie o parassiti di cui, al momento dell’acquisto, non sappiamo nulla.
Mischiarle immediatamente con le altre potrebbe essere un’azione rischiosa e quindi consigliamo un periodo di isolamento
dalle altre, passato il quale, possiamo essere certi del fatto che siano animali sani.
Una volta che le nuove galline sono state introdotte nel pollaio, dal mattino del giorno successivo inizieranno dei “litigi” tra i due gruppi per il riassetto delle gerarchie interne.
Spesso le vecchie “fanno muro” contro le nuove, che dunque verranno tenute lontane e in disparte, beccate, rincorse e fatte arrivare al cibo per ultime.
Per dare alle nuove inquiline un po’ di respiro potrebbe essere buona cosa, prima di inserirle, allestire nel recinto e nell’area intorno al pollaio dei “ripari” fisici come barriere di sassi, tavole, cespugli e posatoi in modo da potersi difendere e sentirsi al sicuro.

Se ci accorgiamo che l’inserimento delle nuove galline nel pollaio produce troppi attacchi e stress, una cosa da fare può essere quella di dividere lo spazio con una rete a maglie larghe, di modo che i due gruppi comincino a conoscersi senza entrare in contatto fisico e quindi, dopo alcuni giorni, provare a rimetterle tutte insieme.

Dopo circa un paio di settimane, le nuove galline inserite nel pollaio dovrebbero essere state accettate dalle altre ed aver trovato il loro posto all’interno della nuova gerarchia del gruppo.

Durante il periodo di “instabilità” è sempre buona pratica controllare tutti i giorni gli animali per essere sicuri che non ce ne siano di feriti, cosa che potrebbe aggravarsi con il passare dei giorni. Se troviamo un animale ferito è bene metterlo in disparte, curarlo e solo quando di nuovo perfettamente sano, reintrodurlo nel pollaio.

Anche l’inserimento di nuovi galli è uno dei problemi più diffusi.
Essendo molto più battaglieri e sanguigni delle galline, è assolutamente sconsigliato inserire un gallo adulto all’interno di un pollaio dove “regna” già un altro gallo: i due potrebbero scontrarsi in modo molto violento e riportare ferite profonde, anche mortali.
Se invece questa operazione è necessaria, è consigliabile l’inserimento quando l’animale è ancora piccolo, in modo che il dominante già presente non lo percepisca come un competitore diretto.

E’ infine sempre bene ricordare che per ogni gallo non dovrebbero mai esserci meno di 5/8 galline a disposizione.

 

I Galli da Combattimento

Il combattimento di galli è una tradizionale attività ricreativa che mette di fronte due galli allevati a tale scopo.
In alcuni paesi è un’attività ancora popolare che appassiona soprattutto gli scommettitori, che investono i propri soldi su uno dei due galli. Il combattimento ha termine quando le ferite riportate sono tali da lasciare tramortito il gallo perdente, che spesso muore dissanguato.
Da alcuni questa attività viene considerata come un gioco, svolto principalmente per motivi legati a tradizioni culturali o anche religiose.
Gli animalisti e i difensori dei diritti degli animali invece sostengono che sia una crudele forma di sfruttamento e che debba essere bandita.
I metodi di allevamento dei galli combattenti comprendono l’asportazione di bargiglio e cresta, sia per la loro vulnerabilità nel combattimento, sia per la tendenza di tali parti a ghiacciarsi nei climi freddi ed indebolire il gallo.
La naturale aggressività di questi animali verso i propri simili viene accentuata sottoponendoli a dure condizioni di allenamento e di isolamento, nutrendoli con sostanze mirate che comprendono steroidi e vitamine.
I proprietari mettono i loro galli uno di fronte all’altro all’interno dello spazio riservato al combattimento, che se è recintato viene chiamato Gallodromo: intorno a tale spazio si dispongono gli scommettitori e gli appassionati in genere.
Prima della lotta, gli animali vengono tenuti fermi e stimolati a beccare l’avversario; vengono poi lasciati liberi e a quel punto ha inizio il combattimento, che termina quando uno dei due muore o cade senza rialzarsi.

Si suppone che il combattimento dei galli si svolgesse già nell’antica Persia nel 4000 a.C. e che fosse uno dei passatempi al tempo della civiltà della valle dell’Indo.
In seguito questa attività si diffuse verso nord e, tra il XVI ed il XIX secolo, divenne uno degli spettacoli più di moda tra l’aristocrazia inglese. Ai tempi della Dinastia Tudor, il Palazzo di Westminster aveva un proprio “gallodromo di corte”. 
Ad oggi, vi sono diverse aree del mondo in cui il combattimento è tuttora praticato e molto seguito, anche dove la legge lo ha proibito.
In molti paesi, la ferocia dello scontro viene accentuata legando alle zampe dell’animale un’arma, che di solito è uno sperone appuntito metallico o un coltello, di dimensioni variabili.
I combattimenti sono molto popolari e si tengono generalmente da novembre ad aprile, quando la temperatura mite consente ai galli prestazioni migliori.
Vengono tagliati bargigli e creste e spesso vengono asportate le piume, soprattutto quelle del petto, del collo e delle cosce. Di solito viene limato uno degli speroni e ne viene applicato su ogni zampa uno non metallico di misure comprese tra i 22 e i 25 mm.
Gli incontri vengono organizzati tra animali dello stesso peso con tolleranze fino a 30 grammi.
Gli incontri hanno il limite massimo di 30 minuti, ma più della metà termina nei primi 5 minuti.

Come allontanare i piccioni ed altri volatili dal Pollaio

Come allontanare i piccioni e gli altri uccelli dal Nostro Pollaio ed Orto?
Quello degli uccelli è un problema molto comune, che non riguarda solo i piccioni ma bensì anche altre razze di uccelli.
E’ dunque di fondamentale importanza imparare a difendere i nostri animali e le nostre colture da questi potenziali predatori.

Per capire come allontanare i piccioni e gli altri uccelli, bisogna però prima riconoscere le specie presenti sul territorio. Solo alcune rappresentano, infatti, una minaccia per l’integrità delle coltivazioni, specialmente nel periodo estivo.

In Italia le più conosciute e diffuse specie di colombo sono:

–         il Colombo di città, detto piccione, e il colombaccio;

–         la Cornacchia Grigia e la Gazza Pica;

–         lo storno;

Sono queste le principali specie di uccelli che rappresentano una minaccia reale per le nostre coltivazioni.
Ce ne sono molte altre in realtà, tra cui ricordiamo i merli, le tortore e i passeri. Quest’ultimi sono una problema soprattutto per le colture in pieno campo di frumento e girasole.

Ora, cerchiamo di capire quali sono i principali sistemi di dissuasione per allontanare gli uccelli dall’orto, dal frutteto e dal pollaio. Naturalmente, non tutti questi rimedi sono uguali, e alcuni sono più indicati di altri, in base alle differenti specie che abbiamo visto.

1)     I dissuasori Visivi:

Già in tempi più antichi i contadini si chiedevano come allontanare questi animali dalle loro colture.
La dissuasione visiva è stata la loro soluzione: si tratta infatti del sistema più antico per tenere lontani i volatili: infatti, hanno una paura innata di ciò che non riconoscono e che richiama loro situazioni di pericolo. Se si trovano di fronte a un dissuasore visivo tenderanno quindi a stare alla larga.
L’inconveniente è però che, di solito, questo sistema ha una durata limitata. Ogni singolo metodo funziona fino a quando l’uccello non smette di percepirlo come pericolo. Per cui è necessario, di volta in volta, alternare i diversi dissuasori visivi.

2)     Lo spaventapasseri:

È il più classico e antico dei sistemi di protezione contro gli uccelli. Ogni orto all’aperto dovrebbe averne uno, come guardiano delle colture.
Costruire in casa uno spaventapasseri è davvero semplice, bastano degli stracci vecchi e un po’ di fantasia!

3)     I palloni terrifici:

Si tratta di palloni gonfiabili che con il loro disegno richiamano gli occhi dei predatori. Devono essere posti in alto alle colture da difendere, o nelle immediate prossimità. Vengono forniti in kit di colori molto accesi, diversi l’uno dall’altro. In questo modo è possibile alternarli periodicamente. Ogni colore andrebbe usato singolarmente per un periodo di massimo tre settimane. 

4)    Il predatore simulato:

Si tratta anche in questo caso di un sistema di dissuasione che punta ad allontanare gli uccelli, intimorendoli. L’obiettivo è quello di simulare la presenza di un predatore. Molto utilizzata per questo tipo di sistema protettivo è la figura del gufo. Si tratta infatti di un predatore temuto da cornacchie, gazze, merli, e tutti gli uccelli che agiscono in maniera meno gregaria, più solitaria.

5)     Dissuasori che utilizzano il riflesso della luce solare:

Questa tipologia di dissuasori è tra le più comunemente utilizzate per tenere lontani gli uccelli dall’orto. È una tecnica economica e artigianale.
Questi sistemi sfruttano il riflesso della luce solare per infastidire gli uccelli e tenerli alla larga.

6)     Reti di protezione:

La rete di protezione viene posizionata di solito a difesa di uno o più alberi da frutto. Impedisce agli uccelli di entrare in contatto con la vegetazione. È un sistema molto efficace che però soffre il limite dell’estensione dell’area da proteggere. Va bene per uno o pochi alberi, o per orti di dimensioni limitate. Protegge la coltivazione da qualsiasi specie di volatile. Oltre a tenere lontano gli uccelli dall’orto e dal frutteto, protegge dalla grandine.

7)     Dissuasori sonori:

Questo tipo di dissuasori sfrutta il principio secondo cui i volatili, sono molto sensibili ai rumori sconosciuti e pertanto sono messi in allarme e preferiscono andare altrove.

8)     Dissuasore ad ultrasuoni:

Gli uccelli vengono infastiditi dalle onde sonore regolabili su diverse frequenze e quindi restano lontani dalle nostre colture.
Per utilizzarli è bene capire le frequenze di regolazione facendo delle prove sul campo. Di tanto in tanto è bene spostare l’apparecchio per avere una maggiore copertura.
Il vantaggio di questo sistema di dissuasione per uccelli è che non è invasivo per i vicini, non disturba. Lo svantaggio principale è che è difficile comprendere quale sia la frequenza che realmente infastidisce gli uccelli che vogliamo allontanare.

 

 

La Rossa New Hampshire

La New Hampshire è una razza americana di galline apprezzate per le buone doti produttive, per la rusticità e per l’indole tranquilla e mansueta.

Gli esemplari di questa razza si presentano con corpo robusto e largo, addome profondo e petto largo, cresta semplice, occhi arancio e orecchioni rossi.
I galli arrivano a pesare fino a 3-3,5 Kg mentre le galline fino a 2,2-2,7 Kg.
In media possono deporre fino a 180-220 uova l’anno, anche durante i mesi invernali. Le femmine non hanno un istinto alla cova così spiccato come quelle di altre razze, e covano raramente.

La New Hampshire è considerata una razza dal temperamento docile, avvicinabile ai bambini; adatta alla vita all’aperto, ma si adatta anche a vivere all’interno di un recinto.
Sono ottime razzolatrici e si adattano a svariate condizioni climatiche, pur considerando che in climi con inverni troppo rigidi i galli, soprattutto, potrebbero andare incontro a problemi di congelamento della cresta. 

Questa nasce come razza dalla selezione diretta di ceppi di un’altra razza americana, la Rhode Island Red. Tale selezione venne effettuata in origine dal professor A. W. “Red” Richardson, nel New Hampshire, a partire da ceppi di polli provenienti dagli stati del Massachussets e del Rhode Island.
Sebbene alcuni affermino che la razza sia stata ottenuta da un incrocio iniziale tra Rhode Island Red e Leghorn, pare invece che il prof. Richardson si sia limitato a lavorare semplicemente su gruppi di Rhode Island Red in purezza, selezionando in base ad alcuni criteri semplici ma efficaci come la rapidità di impennamento e la rapidità di crescita.
Il colore inizialmente non venne preso in considerazione, ma negli anni si finì con lo stabilizzare una splendida livrea bruno dorata a coda nera con riflessi castani.
In seguito vennero anche selezionate una livrea bianca, e una bruno dorata a coda blu.

La New Hampshire nasce quindi come razza utilitaria, e verso il 1920 inizia ad affermarsi sempre più, tanto che nel 1935 venne ammessa nell’American Standard of Perfection.
Solo 4 anni dopo grazie alla Stazione Sperimentale di Pollicoltura di Rovigo venne importata in Italia, dove la sua “razza sorella”, la Rhode Island Red, era da tempo approdata.
Anche qui la razza trovò buona diffusione e presto si prestò ad essere incrociata con la Livorno bianca, in modo da ottenere ottimi polli a duplice attitudine con ancor più spiccate doti di fetazione.

In seguito, negli anni 60 venne utilizzata assieme alla Sussex per selezionare una delle razze sintetiche venete, l’Ermellinata di Rovigo. 

Oggi la gallina ovaiola New Hampshire è spesso frequente negli allevamenti europei e spesso si può trovare in vendita presso i consorzi agrari come ottima gallina ovaiola.

 

Gallina Livorno, una tra le più famose al mondo

La Livorno è di certo una razza italiana di avicoli ornamentali famosa in tutto il mondo.
La razza nasce da incroci di polli allevati nelle campagne toscane, ed ha preso il nome dalla città di Livorno.
Si tratta di una razza leggera e vivace con una spiccata attitudine alla produzione di uova e scarsa tendenza a covare.
A causa del loro carattere selvatico sono abbastanza diffidenti nei confronti dell’uomo, ma se addomesticati, arrivano anche a mangiare dalle mani del loro allevatore.
Molti paesi esteri hanno effettuato una selezione accurata partendo dall’originario pollo italiano, così oggi sono presenti anche la Livorno Americana, la Livorno Tedesca e la Livorno Inglese.
Nella prima metà dell’800 il pollo italiano salpò dal porto di Livorno per raggiungere gli Stati Uniti; i polli sopravvissuti al viaggio furono venduti ai marinai: questi uccelli erano tutti di colorazione bianca, e inizialmente vennero chiamati “Spagnola Bianca” o “Italiana Bianca”. Intorno al 1835 vennero importati da N.F. Ward dei soggetti di colorazione dorata, che catturarono subito l’attenzione degli allevatori per la loro bellezza e la loro sostanziosa produzione di uova di circa 55 grammi l’uno.
Nel 1868 la varietà bianca, partì per la Gran Bretagna, e due anni più tardi Lewis Wright importò anche la varietà dorata: a quel punto la Livorno era ufficialmente riconosciuta come razza pura.
In tutti i paesi in cui arrivò, la razza ebbe molto successo tra gli allevatori, i quali cercarono di migliorarla attraverso meticolosi lavori di selezione.
Nella prima metà del 900 la selezione migliorò molto, creando galline produttrici di oltre 300 uova all’anno.
L’animale si presenta come un pollo leggero, snello e molto elegante, grazie al ricco piumaggio e alla coda lunga e vistosa. Il tronco è cilindrico e mediamente lungo, largo alle spalle e leggermente inclinato verso la coda. La testa è di media grandezza e leggermente allungata, ed è provvista di una cresta semplice abbastanza grande, rossa, portata perfettamente diritta nel maschio ed elegantemente piegata nella femmina; i denti della cresta sono cinque e ben distanziati tra di loro. Il becco è di media lunghezza, leggermente ricurvo e di colore giallo, con striature nerastre nelle colorazioni scure. Gli occhi sono rosso/arancio, grandi e vivaci. I bargigli sono rossi e di media lunghezza. La faccia è rossa, liscia e priva di peluria e gli orecchioni sono bianchi, ovali, di media grandezza e perfettamente aderenti alla faccia. Il collo è mediamente lungo, con abbondante mantellina che ricade sulle spalle. Le spalle sono larghe e arrotondate e il dorso mediamente lungo e largo, leggermente inclinato verso la coda nel gallo, mentre nella gallina è quasi orizzontale. Le ali sono lunghe e forti, ben aderenti al corpo. La coda è molto lunga e larga, portata alta e aperta, con un angolo di 45/50° nel maschio e di 40/45° nella femmina. Nel gallo le falciformi grandi e piccole sono abbondanti e molto sviluppate. Le zampe sono di media lunghezza, forti, separate dal tronco; i tarsi sono gialli, nudi e sottili, con quattro dita. Il petto è pieno e largo, mentre il ventre è ben arrotondato, soprattutto nella gallina. La pelle è gialla.
Il piumaggio è molto ricco e abbondante, ma privo di cuscinetti sulla coda e ai lati della sella; in ogni varietà di colore si presenta particolarmente brillante e ricco di riflessi.
Il peso è di kg 2,500/2,800 nel gallo e di kg 1,800/2,100 nella gallina.
Lo standard italiano riconosce dieci varietà di colore, anche se all’estero ne sono presenti molto di più, soprattutto nella Livorno tedesca e in quella olandese. In Italia le varietà riconosciute sono: Barrata, Bianca, Bianca Columbia, Blu, Collo Arancio, Collo Argento, Collo Oro, Fulva, Nera e Pile.

 

Tutto quello che serve sapere sul Sessaggio dei Pulcini

Una domanda molto frequente tra gli allevatori avicoli è: Come faccio a riconoscere sei i pulcini sono maschi o femmine?

La risposta non è per niente semplice né tanto meno automatica e può cambiare, oltre che in base all’età, anche in base alla razza avicola.
In qualsiasi caso occorre effettuare un controllo accurato sui piccoli animali che prende il nome di sessaggio dei pulcini.

Per effettuare questa operazione è necessario aver acquisito una certa esperienza e soprattutto, in alcuni casi, l’errore può essere facilmente dietro l’angolo.

Solitamente il metodo adottato per il sessaggio è il seguente: si rovescia il didietro del pulcino e si guardano le membrane all’interno; se c’è un puntino è un maschio, e se non c’è è una femmina.
Ci sono però molte eccezioni, ci sono femmine che sembrano maschi e maschi che sembrano femmine..

Un’altra tecnica di sessaggio, consiste nell’utilizzo di un piccolo tubicino di vetro da inserire delicatamente nel retto del pulcino per esaminare l’eventuale presenza di gonadi maschili.
Questo è forse il metodo di sessaggio più utilizzato anche dagli allevatori meno esperti ed è anche il meno invasivo per l’animale.
Si può effettuare già con pulcini di 4/5 giorni e consiste nel distendere ampiamente una delle due ali e vedere se all’estremità abbiamo solo una linea di penne e piume tutte delle stessa lunghezza (e dunque saremo in presenza di un maschio/gallo), oppure se osserviamo una linea sfalsata di penne più lunghe e piume più corte (che ci indicherà che l’esemplare che abbiamo tra le mani è una femmina/gallina).
Questo metodo è anche molto preciso e a livello globale è stimato un errore che sta al di sotto del 2%.

Esistono poi anche altre tecniche di sessaggio dei pulcini come quella dell’ala che abbiamo appena visto e che fa parte del sapere avicolo della tradizione, e un’altra tecnica ancora in via sperimentale che riguarda l’analisi dell’embrione.
La prima, quella tramandata dai “nonni contadini”, consiste nel tenere il pulcino per la nuca o per le zampe.
Tenendo il pulcino sospeso per la nuca, alcuni di essi tireranno le zampe verso l’alto denotando di essere femmine, mentre gli altri le stireranno verso il basso, dimostrando così di essere maschi.
Anche la scienza, in questo campo dell’avicoltura, sta progredendo ad ampi passi, e da alcuni anni è in fase di studio una tecnica di sessaggio dei pulcini attraverso un esame dell’embrione fecondato da pochi giorni.

Potremmo essere aiutati nel sessaggio anche da alcuni segni particolari che sono visibili negli animali e che ci aiuteranno ad individuarne il sesso, come ad esempio, per la razza Brahma si può vedere sia l’impennamento precoce delle femmine (soprattutto della coda), ma anche la diversa lunghezza che hanno le timoniere primarie e secondarie: se sono della stessa lunghezza sono femmine, se invece le timoniere primarie sono più lunghe delle secondarie si è in presenza di un maschio; per la razza Moroseta, invece, basterà guardare alla base del becco: se hanno un minimo accenno di cresta sono maschi, mentre con solco centrale e con il ciuffo globulare senza piume che vanno verso l’alto, sono femmine.
Le galline ciuffate hanno il ciuffo più o meno sferico mentre i galli lo hanno simile ad una criniera; inoltre i galli di Moroseta hanno il ciuffo più piccolo rispetto alle femmine.

 

Mericanel della Brianza: Origini, Caratteristiche e Curiosità

Sicuramente la Mericanel della Brianza deve il proprio nome sia alle caratteristiche della razza, sia al territorio d’origine. Essa, infatti, è originaria della Brianza.
Un possibile protagonista della storia della Mericanel della Brianza potrebbe essere il “traghetto di Leonardo da Vinci” che collega la sponda bergamasca di Villa d’Adda a quella lecchese di Imbersaglio.

Gli esemplari di Mericanel della Brianza risultano largamente diffusi nell’Italia del Nord-Ovest, specialmente appunto in Brianza, fin dal XIX secolo; a seguito della II° Guerra Mondiale però, gran parte del patrimonio avicolo andò purtroppo perduto anche in quest’area geografica, ed è così che la Mericanel della Brianza, prima degli interventi volti a preservarne la razza, era stata definita a rischio di estinzione.

Certamente la piccola dimensione è una delle caratteristiche più evidenti di questa razza in cui lo standard del gallo è di 8 etti e della gallina di 7 etti.
Le uova sono altrettanto molto piccole (circa 35 gr) ed è anche per questa ragione che l’allevamento delle Mericanel a scopo di produzione di uova non è stato portato avanti.

I contadini brianzoli non hanno mai fatto una selezione in purezza delle colorazioni della razza. La selezione è stata volta sempre alla caratterizzazione tipologica, alla taglia, al portamento, alla vivacità e alla faccia, che doveva essere rossa e, soprattutto, alle zampe che dovevano assolutamente essere del colore dello zafferano.

Le Mericanel della Brianza si contraddistinguono per l’elevato grado di rusticità: alcuni soggetti, infatti, sono talmente insofferenti agli spazi ridotti di una voliera o del pollaio che solo con la ritrovata libertà riacquisiscono vigore e vitalità. La Livorno
o la Mericanel della Brianza sono di indole più selvatica, volano molto bene e possono raggiungere i rami più alti degli alberi fino a due metri dalla chioma, motivo per il quale è opportuno preparare anche una protezione per i rapaci.

Per una buona fecondazione il gruppo deve essere composto da un gallo e un massimo di sei galline. Le femmine di Mericanel, infatti, possiedono le caratteristiche per essere considerate delle ottime covatrici e, soprattutto, delle eccezionali madri che sanno difendere e condurre la prole in maniera esemplare.

Per quanto riguarda l’alimentazione questi esemplari avicoli non hanno particolari esigenze. Se vivono in un campo all’aperto è sufficiente integrare alla dieta del misto di granella di cereali. In particolare nella stagione della deposizione gli animali devono avere a disposizione un apporto di sostanze nutritive appropriato e non devono ingrassare. E’ stato infatti provato che un’alimentazione troppo ricca di grassi influenza negativamente la fecondazione e quindi anche la schiusa delle uova.

L’allevamento e la selezione di questa razza ornamentale si traducono nella passione dell’allevatore che ha come obiettivo prioritario quello di conservarla secondo le indicazioni dello standard e di portare alle rassegne i soggetti che meglio rappresentano la tipicità della razza. La conservazione della razza favorirà, inoltre, la biodiversità e contribuirà a salvaguardare la molteplicità genetica delle razze locali di polli, dando un importante contributo alla sostenibilità socio-ambientale.

  

Cosa fare se le Galline sembrano Annoiate?

Noia e galline non sono una buona combinazione all’interno del pollaio.
Quando le galline non hanno nulla da fare, creano il loro divertimento che si traduce spesso nel prendersela con i propri simili.

La noia all’interno di un pollaio porta guai. Come conseguenza a questo problema le galline instaurano cattivi comportamenti, si molestano tra di loro, litigano, si beccano, si strappano le piume e possono prendere l’abitudine di mangiare le proprie uova. 

Le galline che vivono all’aperto raramente si annoiano perché hanno molte attività che possono fare ed esplorare l’ambiente circostante. Le galline sono animali curiosi di natura, sono in costante movimento, indagano su cose nuove, socializzando, si grattano, razzolano, sonnecchiano e inseguono.

La noia subentra quando le galline sono alloggiate in un ambiente troppo piccolo, con un cortile sporco che non consente di fare qualcosa.

Questa condizione di disagio è più diffusa in inverno quando non ci sono erbe da beccare, insetti da rincorrere, terra secca in cui fare il bagno e prendere il sole. Se la situazione impone di tenerle al chiuso, si può comunque fare molto per aumentare il benessere fornendo un ambiente arricchito e una gestione d’allevamento adeguata.

Di seguito, un elenco di attività ed accorgimenti che renderanno il pollaio più stimolante, aumentando la curiosità e le attività che possono fare le galline:

Mucchi di foglie, paglia o fieno: 
posizionare mucchi di foglie secche, aghi di pino, gambi di mais o terra. Razzoleranno i cumuli alla ricerca di qualcosa di gustoso. Inoltre se viene aggiunto un po’ di cereali saranno ancora più stimolate a livellare il terreno;

Bagno di sabbia:
non è solo un ottimo modo per tenere occupate le galline ma anche un modo per tenere a bada i parassiti e rendere il 
piumaggio più bello. Inoltre aggiungere un po’ di farina fossile può aumentare la capacità di uccidere eventuali acari o pulci;

Posatoi esterni, scale o posatoi: 
le galline adorano stare alte, le fa sentire protette e al sicuro. Si possono usare assi, rami, scale e qualsiasi varietà di 
posatoi diversi. Gli animali di divertiranno a saltare tra un posatoio e un altro;

Altalena per galline:
la maggior parte delle galline adora oscillare. Esistono altalene realizzate appositamente per loro che possono essere acquistate e poi appese al soffitto del pollaio. Alcune sono decorate anche con perline o campanelli per stimolare la curiosità;

Insetti vivi:
le galline adorano rincorrere tutto ciò che si muove e somministrare insetti vivi le rederà molto attive. Si possono dare camole del miele, grilli, cavallette;

Specchio: 
sono giocattoli anche possono rilevarsi molto utili per intrattenere le galline. Passeranno il tempo a guardarsi e a beccare la propria immagine. Bisogna prestare attenzione per questo gioco non tutte le galline saranno incuriosite alcune potrebbero sentirsi minacciate a vedere “un altro animale”. Se l’animale passa molto tempo ad essere aggressivo con lo specchio sarebbe meglio toglierlo;

Aggiungi un gallo:
questo per i pollai composti da sole femmine. L’aggiunta di un gallo cambierà le dinamiche del gruppo. Il gallo renderà più attiva la vita delle galline aggiungendo l’accoppiamento alle loro attività quotidiane. La sua presenza creerà anche un ambiente più naturale, allenterà eventuali dispute tra galline e aiuterà a proteggere i pulcini;

Xilofono per galline:
da posizionare dove possono essere raggiunti. Le galline attratte dai colori e dal rumore inizieranno a beccarli con curiosità producendo note musicali;

Cibi interi e appesi: 
fornire cibi interi e appesi consentirà agli animali di occupare gran parte della giornata a beccarli come anguria, zucche e altri cibi grandi e dal guscio duro. Lattuga, cavoli, broccoli, zucchine, carote e tante altre verdure possono essere appesi per rendere più interessante l’ora del pasto;

“Seminare” cibo nel pascolo: 
i polli sono pascolatori e sono sempre alla ricerca di qualcosa da mangiare o cacciare. Si può stimolare questa loro caratteristica sparpagliando dei cereali;

Ceppi o tronchi d’albero:
possono offrire  un discreto intrattenimento soprattutto se c’è della corteccia dove possono annidarsi gli insetti. I polli amano saltare e stare in piedi sulle cose.
Possono essere usati a tale scopo ceppi, casse di legno o pallet;

Varietà di lettiera:
il semplice cambio della lettiera stimolerà la curiosità degli animali che interagiranno con essa per capire cos’è;

Balle di fieno: 
se il pollaio è abbastanza grande può essere aggiunta una balla di paglia. Le galline si divertiranno a saltarci sopra e a razzolare. Possono anche beccarlo alla ricerca di insetti;

Trascorri più tempo con loro: 
trascorrere del tempo con i propri animali è benefico per cui chi possiede del terreno dovrebbe allevare galline. Passere del tempo con loro aiuta anche a conoscere meglio le dinamiche del gruppo e a prevenire eventuali problemi;

Fornisci loro qualcosa di nuovo su cui indagare: 
inserire qualsiasi cosa che sia nuova come una scatola o un ramo renderà la loro giornata interessante.

 

 

Cimitero per Animali

La nostra vita è senza dubbio arricchita da un animale da compagnia, cane, gatto, gallina, uccellino o qualsiasi esso sia, che ci ha fatto compagnia per anni, è stato il nostro amico e compagno fedele, colui che ha sopportato la nostra assenza e la nostra presenza, donandoci un amore incondizionato.. E quando lo perdiamo, il dolore e la mancanza che sentiamo sono molto molto dolorosi.
Per questo, dargli adeguata sepoltura, può essere un rito che ci aiuta a superare il lutto, oltre che sentire di avere dato un adeguato riposo al nostro amato amico a due o a quattro zampe.

Da alcuni anni sono sempre più in crescita le domande di sepoltura per gli animali domestici e i cimiteri per animali si stanno diffondendo sempre più.

Vediamo ora alcuni tra i più importati cimiteri per animali in Italia:

    •       Casa Rosa – Roma

Aperto nel 1923, Casa Rosa, è il più antico cimitero per animali d’Italia. Creata da padre dell’attuale proprietario, Luigi Molon, questa area ospita non solo cani e gatti ma anche animali d’affezione meno domestici ma altrettanto meritevoli di sepoltura. Lui stesso, per primo, ha voluto seppellire il cavallo che lo ha accompagnato nella sua infanzia.

•          Il “Fido custode” – Milano

Il Fido Custode è il cimitero per animali più grande d’Italia e d’Europa. Situato in una tranquilla area verde del Parco Sud Milano tra il Parco Trenno e il Bosco in Città, questa struttura dedica oltre 50mila metri quadrati, alcuni completamente recintati, e può ospitare fino a 4.800 animali. Questo limite è temporaneo, perché il cimitero per animali milanese punta a raggiungere i 30mila posti, a pieno regime, senza fare differenza di razza e di taglie.

•          Argo – Padova

Un Cimitero animali in Veneto, si trova a Padova. Argo – questo il suo nome –  è stato realizzato in un’area verde vicino al Parco del Basso Isonzo e in prossimità del Prato della Valle.

Tra gli altri cimiteri più noti, anche il Parco Beato, nelle campagne di Zagonara di Lugo di Ravenna, che ospita 7.000 tombe di animali domestici su un ettaro di terreno ricoperto da prati inglesi, siepi e alberi secolari.
Di recente, sono state approvate apposite leggi per l’istituzione e regolamentazione di strutture dedicate ad accogliere salme o ceneri degli animali da compagnia, “alla luce della mutata e crescente sensibilità maturata nel nostro Paese in materia di tutela degli animali, è tangibile il contributo degli animali d’affezione alla qualità della vita umana ed il loro valore per la società”. 

Ci sono tanti modi per studiare il nostro rapporto con gli animali domestici e la sua evoluzione nel corso dei millenni, basata sulle relazioni tra uomo e cani, gatti, trattati sempre più come membri della famiglia.

Secondo Tourigny, il punto di svolta è la pubblicazione dell’Origine delle specie e la conseguente fama di Charles Darwin: fino alla prima metà dell’Ottocento, le sepolture animali erano rarissime, e cani e gatti venivano solitamente gettati in un fiume o rivenduti per venire macellati; ma le teorie di Darwin, secondo lo studio, incoraggiarono l’amore verso gli animali, e diedero il via all’abitudine di seppellire gli animali in tombe sempre più elaborate.

Le prime lapidi per cani e gatti mantenevano una certa rigidità formale, e riportavano semplicemente il nome dell’animale e quello del proprietari.
Successivamente cominciarono a spuntare le prime tombe “personalizzate”, che inizialmente puntavano tutto sulla tragicità, ma che nel corso degli anni cominciarono a virare sempre più verso l’umorismo, per quanto affettuoso.

La possibilità di avere un luogo dove poter recarsi e fare un pensiero per il nostro animaletto ci aiuta anche a tirarci su, a sentire meno la sua mancanza, a superare il fatto che non ci sia più. Sappiamo che i nostri animali domestici spesso non vivono tanto quanto noi, dobbiamo essere preparati, prima o poi, alla loro mancanza.
Non è facile poi abituarsi all’idea di non vederli più, di non stare più con loro, di non trovarli davanti alla porta che ci aspettano per qualche carezza.

Per cui lasciamo i nostri animali ad un pacifico riposo, possibilmente in un luogo piacevole dove poterli ricordare con tranquillità.

 

Le galline mangiano le proprie Uova – Ovofagia

Purtroppo a volte può succedere che le galline inizino a mangiare le proprie uova.
Si tratta di un fenomeno noto come Ovofagia, cioè l’abitudine di nutrirsi di uova, che può avere diverse cause e verso cui si possono intraprendere soluzioni differenti.

Se allevate allo stato brado e in spazi molto ampi, le galline raramente prendono il vizio di nutrirsi di uova. Questo accade invece principalmente se gli animali si trovano in recinti piccoli, con un numero di nidi non sufficiente e se l’alimentazione degli animali è in qualche modo sbilanciata.

In queste situazioni può accadere che una gallina rompa, accidentalmente, una delle uova deposte da lei o dalle sue compagne. Incuriosita dal colore brillante del tuorlo lo assaggerà, scoprendo immediatamente la bontà del prodotto. Questa gallina inizierà quindi a rompere e mangiare le uova quando ne avrà l’occasione.

Cosa fare quindi se invece nel nostro allevamento le galline mangiano le proprie uova? Ci sono diversi accorgimenti da adottare che vi aiuteranno a superare tale situazione, vediamo insieme quali sono:

–       lasciare gli animali al pascolo: come abbiamo detto il pascolo ha una grande azione antistress e distrae gli animali riducendo le possibilità che essi entrino in contatto con le proprie uova. Se non avete modo di lasciare gli animali al pascolo, somministrate regolarmente in tramogge erba e verdure tagliate di fresco;

–     migliorare l’alimentazione dei vostri animali. Le galline mangiano le proprie uova di norma quando queste si rompono, e ciò è più facile che accada se il loro guscio è fragile e delicato. Alimentando i polli con un mangime completo e bilanciato, dando loro degli integratori specifici ricchi di calcio;

–      adeguare i nidi agli animali. Fornite un nido ogni 3-4 galline e imbottitelo bene con paglia, truciolo o fieno, per minimizzare il rischio che l’uovo si rompa;

–       mettere nei nidi delle palline da ping pong bianche e arancioni. Le galline inizialmente li beccheranno, pensando che si tratti di uova, poi però lasceranno perdere e potrebbero iniziare a considerare non commestibili anche le uova vere.