I Benefici del Miele

Tutti noi conosciamo e apprezziamo il miele come prodotto da usare al posto dello zucchero per dolcificare cibi e bevande.
Ma quali sono le proprietà che rendono questo alimento così speciale e non solo un valido sostituto dello zucchero?

Il miele è un prodotto naturale elaborato dalle api a partire dal nettare dei fiori, il quale viene raccolto e successivamente trasformato. Ad oggi, vengono riconosciuti circa 300 tipi differenti di miele, la cui varietà dipende dal nettare dei diversi fiori bottinati dalle api.
È costituito principalmente da carboidrati, ma presenta altri composti come proteine, vitamine, aminoacidi, minerali e acidi organici.
Il miele grezzo puro, inoltre, contiene anche polifenoli, flavonoidi, alcaloidi, glicosidi e composti volatili: insomma, è un super alimento le cui componenti sono state indicate da vari studi per avere effetti antiossidanti, antimicrobici, antinfiammatori, antiproliferativi ed antitumorali.

Le proprietà medicinali del miele sono conosciute fin dall’antichità. L’utilizzo dei prodotti delle api per curare le malattie viene attestato già da pitture rupestri risalenti a 8000 anni fa. Numerosi documenti come le iscrizioni sumeriche, i papiri egizi, le scritture indù, il Corano, la Bibbia, gli scritti di Ippocrate e di Aristotele illustrano come il miele sia sempre stato usato dall’uomo come farmaco.
Attualmente, sono molti i riferimenti alle proprietà benefiche del miele per la nostra salute e molti sono gli studi ad esse dedicate. Ovviamente, per poter godere di tutti i vantaggi che ci fornisce il miele bisogna preferire quello grezzo, ovvero non sottoposto a lavorazioni industriali. Esse, infatti, lo privano di molte delle sue utili sostanze nutritive, impoverendone la qualità e riducendo la sua efficacia.
Il miele naturale è molto ricco di antiossidanti. Questi svolgono un’azione molto importante, intercettando i radicali liberi prima che possano generare danni e causare malattie. Inoltre, sono efficaci nel rallentare il processo di invecchiamento che coinvolge il nostro organismo. Le proprietà antiossidanti del miele sono legate al suo colore: più un miele è scuro, più il suo valore antiossidante è significativo.

Molti studi hanno dimostrato che il miele, grazie alle sue proprietà intrinseche e alla presenza di perossido di idrogeno, contrasta la proliferazione batterica. È stato riportato che esso esercita un effetto inibitore su circa 60 specie di batteri, compresi quelli aerobici e anaerobici, gram-positivi e gram-negativi.

Grazie alla presenza di composti fenolici e flavonoidi, il miele ha anche proprietà antinfiammatorie che favoriscono la guarigione dei tessuti danneggiati. Inoltre, esso induce una risposta stimolante del sistema immunitario. In particolar modo, è stato osservato che uno zucchero presente nel miele, il nigeroligosaccaride, ha effetti positivi sul potenziamento delle nostre difese immunitarie.

Il miele è un mix naturale di zuccheri, principalmente fruttosio e glucosio, e di altre importanti sostanze, quali proteine, minerali e vitamine. Questo lo rende un dolcificante più sano dello zucchero normale. Alcuni studi hanno dimostrato che è una consistente fonte di carboidrati, utile per gli atleti prima, durante e dopo allenamenti per aumentare la resistenza. Il veloce assorbimento del miele permette agli zuccheri di essere utilizzati immediatamente per fornire energie e supportare i diversi bisogni energetici. Esso ha anche un effetto energetico maggiore rispetto al normale zucchero e questa peculiarità è legata alla sua caratteristica composizione.

Gatto Siberiano

Il gatto siberiano è una razza di gatto che risultata dalla selezione naturale fra il gatto selvatico dei boschi ed il gatto domestico portato nella Russia Siberiana da alcuni coloni nel loro peregrinare, avvenuta intorno all’anno 1050.
Gli esemplari di questa razza sono caratterizzati dal pelo semi-lungo e da dimensioni massicce, ma compatte.
Una particolarità di questa razza consiste nella sua totale o quasi incapacità di produzione della proteina Fel D1. Questa proteina, prodotta dalle ghiandole sebacee e presente in concentrazioni molto elevate nella saliva dei gatti, è la principale responsabile delle reazioni allergiche degli esseri umani: non è il pelo, come spesso erroneamente si crede, a scatenare le reazioni allergiche, ma principalmente questa proteina che il gatto deposita sul proprio mantello durante le consuete operazioni di pulizia dello stesso pelo.

Ricercatori russi e tedeschi pensano che il gatto siberiano sia stato uno dei primi gatti a pelo lungo, e che sia il progenitore di razze oggi selezionate.
Il primo standard del gatto siberiano fu stilato nel 1991 e nel 1992 viene riconosciuta per la prima volta come razza dalla federazione internazionale WCF (Word Cat Federation).

Il siberiano è un gatto forte, estremamente agile: il gatto maschio ha una muscolatura vigorosa, è pronto e potente, grande cacciatore, amante dell’acqua e della vita all’aria aperta; la gatta femmina è normalmente più leggera, più casalinga ma entrambi sono amanti del gioco e dei giocattoli.

La sua espressione facciale è dolce, il portamento fiero; ha un carattere affettuoso, sempre molto presente, sceglie lui il “Padrone”, al quale legarsi, abitualmente una persona della famiglia in cui vive ed alla quale riserva una cura speciale. Soffre la solitudine e per questo apprezza sempre la compagnia di una persona.

È un gatto di taglia grande e robusta, ha il dorso lungo con schiena arcuata, che appare orizzontale quando si muove.
Il torace è arrotondato, con fasci di muscoli vigorosi convessi sulla vita che si sviluppano con l’età. Il ventre è rotondo e compatto. Le zampe sono rotonde, massicce e molto potenti, le posteriori quando sono tenute stese, sono leggermente più lunghe delle anteriori. I piedi sono grandi e rotondi, con abbondanti ciuffi di pelo tra le dita per non sprofondare nella neve.
Il muso è moderatamente lungo e dai contorni tondeggianti. La testa è ben proporzionata rispetto al corpo, un po’ arrotondata, larga e piatta nella parte alta. La fronte è leggermente curvata.
Il mento ben sviluppato non deve essere sporgente. Il collo è massiccio e ben muscoloso.
Gli occhi sono grandi, leggermente ovali e arrotondati sul lato inferiore, situati leggermente in obliquo e ben piazzati lontani uno dall’altro, di colore dal verde all’ambra dorata, assumono tonalità diverse, ma devono in ogni caso essere uguali tra loro. Le orecchie sono di media grandezza e ben distanziate, larghe alla base con punte arrotondate, presentano peli corti sul retro e lunghi all’interno. Il naso, largo fra gli occhi che si restringe verso la sua estremità, mostra una leggera curvatura.
I peli sono relativamente lunghi in tutte le stagioni. Il mantello è lungo o semi-lungo, abbondante, fitto e impermeabile, con folto sottopelo idrorepellente; sulle spalle e sulla parte bassa del torace è spesso meno lungo. La criniera è abbondante intorno alla testa. Il sottopelo nei gatti adulti col freddo è più folto, mentre si dirada nelle stagioni calde; lungo sotto il ventre, nel collare, sul petto e sulla coda.

Il gatto Siberiano impiega circa cinque anni per raggiungere il suo completo sviluppo muscolare. Si consiglia, infatti, di non portarlo in mostra prima che l’esemplare abbia raggiunto tale età; tuttavia è opportuno portarlo di tanto in tanto alle esposizioni per abituarlo.

 

I Labrador

Si pensa che questo cane abbia avuto origine sulla costa di Terranova, dove i pescatori utilizzavano cani simili per recuperare le reti e i pesci persi nel freddo mare del nord.
Il Labrador infatti è un eccellente cane d’acqua con un mantello composto da un fitto sottopelo unito a una coda corta e tozza che gli permette di essere un abile nuotatore e di resistere alle temperature più rigide.
Non è una razza molto antica: il suo club di razza è stato costituito nel 1916 mentre per il colore giallo si deve ringraziare il “Yellow Labrador Club” fondato nel 1925.

Il Labrador è sicuramente un cane molto docile e socievole, adatto per la convivenza con bambini, dotato di un’intelligenza straordinaria che lo rende al tempo stesso premuroso con i bambini e più irruento e giocoso con gli adulti.
Il suo vero desiderio è quello di fare qualcosa per il suo padrone e di meritarsi così un premio o una carezza. Non è un cane aggressivo, ed è un pessimo cane da guardia, si limiterà infatti solo ad abbaiare in caso di estranei!

Per questa razza l’addestramento è estremamente semplice, occorre semplicemente essere decisi, dare messaggi unidirezionali, e soprattutto non essere con lui troppo duri o ricorrere ad azioni violente che potrebbero danneggiare il suo carattere per sempre.

Sono cani di taglia media muscolosi. I maschi hanno un’altezza di 57/60 cm e un peso compreso tra i 31 e i 42 kg mentre le femmine sono di norma di pochi centimetri più basse e pesano dai 25 ai 34 kg. Le principali caratteristiche di questa razza sono la testa larga, solida e appuntita, con tartufo ampio e dentatura a forbice; gli occhi marroni o nocciola; le orecchie sono triangolari, con attaccatura un po’ arretrata, il collo vigoroso, di media lunghezza; coda di media lunghezza, grossa alla base e sottile verso la punta
Il pelo è duro, liscio, lanoso, con sottopelo impermeabile, di colore nero, giallo o marrone, sempre unicolore. Cuccioli di diversi colori possono far parte della stessa cucciolata: la tinta del pelo dipende da tre fattori genetici, i quali possono anche combinarsi e dar vita a varie sfumature.

La dentatura del labrador ha una chiusura regolare con entrambe le mascelle della stessa lunghezza.

I colori più diffusi sono il giallo/crema, il marrone e il nero. Esiste anche il color rosso volpe molto bello e poco conosciuto in Italia, che in realtà è sempre un giallo ma con la colorazione più antica come era all’inizio.
Nel colore nero e marrone solitamente è presente una piccola macchia chiara nella parte anteriore del petto.

Il padrone di un labrador deve essere una persona che ha molto tempo da dedicargli in quanto questa razza ha un bisogno vitale di compagnia.
Chi desidera averlo come compagno di vita deve avere tempo per educarlo e dargli quello che lui vuole da noi: non solo dei grandi spazi… ma il nostro tempo!

 

Le Chiocce

Per definizione, la chioccia è una gallina che cova le uova e alleva i pulcini.
Fare la chioccia è per una gallina è un lavoro molto impegnativo, lungo in totale anche 3/4 mesi.
Supponendo che il gallo presente nel pollaio sia un esemplare adulto, sano e in forze, e che l’accoppiamento sia andato a buon fine, una gallina può deporre uova fecondate già dopo appena 24 ore e anche addirittura fino a un mese di distanza dall’ultimo rapporto.

Per una gallina, essere chioccia significa covare le uova in attesa della loro schiusa e quindi diventare “mamma” e allevare i pulcini.
In realtà non tutte le galline sono predisposte a diventare chiocce, per vari motivi (razza, età, salute, ambiente, ecc.), ma c’è una regola generale che dice che figlie di buone chiocce dovrebbero essere a loro volta buone chiocce.
Se una gallina non è predisposta alla cova non deve essere forzata: così come esistono tecniche per indurre forzatamente la 
muta, ne esistono anche per cercare di forzare una gallina a diventare chioccia.

Uno dei fattori principali che influenza la naturale predisposizione di una gallina a diventare chioccia è la razza di appartenenza.
Ci sono razze avicole come ad esempio la Cocincina, la Brahma, la Moroseta, la Plymouth Rock, la Mugellese, la Phoenix, la Francesina e in generale tutte le galline nane, in cui l’istinto alla cova è veramente notevole, mentre nella Livorno, nell’
Ancona, nella Padovana, nella Polverara, e in generale nelle ibride ovaiole che si acquistano al consorzio, tale attitudine è veramente fievolissima, se non del tutto assente.
In generale anche le razze rustiche nane non selezionate per la produzione di uova, hanno una buona predisposizione alla cova.

Le galline cominciano a deporre uova attorno al 6° mese di età e possono sentire il “richiamo della cova” già dopo aver deposto una decina di uova circa.
Non è difficile riconoscere una gallina che si è fatta chioccia ed ha cominciato la cova in quanto, a differenza del suo comportamento abituale, non si alza mai dal nido.

Al contrario, una chioccia che non sta covando bene la si può riconoscere dal fatto che non copre bene tutte le uova, che alcune le lascia raffreddare, che si alza spesso e che se ci avviciniamo abbandona il nido.

Inoltre può capitare che la chioccia, stando così ferma nel nido e non effettuando gli usuali bagni di sabbia e cenere, sia assalita dai parassiti cutanei, al punto tale da desistere dalla cova o, addirittura, da portarla a termine a costo della propria vita.
Come risaputo, la cova delle uova è un periodo molto stressante per la gallina e quelle con più “esperienza” sanno gestirsi meglio infatti si alzano da sole per mangiare e defecare e girano le uova con le zampe mentre ci sono accovacciate sopra. Tutte azioni fondamentali per ottenere un’alta percentuale di schiusa e una bella nidiata di pulcini, e che le galline che sono chiocce per la prima volta molto spesso non sanno eseguire correttamente.

Dunque, durante il delicato periodo della cova, è bene che intervenga anche l’allevatore a dare il proprio aiuto, ad esempio spostando la chioccia in una gabbia protetta con apposito nido, o comunque in un luogo appartato solo per lei, in quanto le altre galline del pollaio, nella stragrande maggioranza dei casi, vogliono andare a deporre nel suo nido, dunque disturbandola, facendola alzare, e mettendo a serio rischio di raffreddamento e rottura la sue uova.
La chioccia va spostata di notte: prima vanno spostate delicatamente le uova che riusciamo a prenderle dal di sotto e messe all’interno del nuovo nido; poi andrà presa la “mamma” e poggiata con cura sopra le uova spostate, e infine dovremo riuscire a metterle sotto anche le ultime uova, prima irraggiungibili in quanto troppo nascoste dal suo corpo.

 

Il Coniglio Nano

Il coniglio nano è il terzo animale domestico più presente nelle nostre case dopo cane e gatto. La sua socievolezza e la grande simpatia lo rendono un perfetto animale da compagnia!
Il coniglio nano appartiene all’ordine dei Logomorfi. La durata della sua vita è attorno ai 4-7 anni. La sua forma è raccolta e arrotondata e il pelo presenta varie colorazioni e lunghezze a seconda della razza. Tra le razze più importanti troviamo la “testa di leone” caratterizzata da pelo lungo attorno al collo e sulla parte ventrale del corpo e “l’ariete” con le sue tipiche lunghe orecchie pendenti. Gli occhi sono vispi e tondi, normalmente rossi se la pelliccia è bianca.

Attorno ai 5 mese il coniglio nano si può ritenere sessualmente attivo e da quel momento si può accoppiare per tutto l’anno.

I coniglietti sono morbidi, soffici, docili e davvero adorabili, sono piccoli e richiedono poco spazio, non sono rumorosi e possono tranquillamente riposare in una comoda gabbietta durante la notte.
I conigli, inoltre, con un po’ di pazienza e tanta buona volontà possono essere addestrati come i gatti a sporcare e fare i bisognini in una lettiera. Sono animali molto intelligenti e capiscono velocemente ciò che devono fare e ciò che invece è vietato. I coniglietti sono estremamente docili, adorano le coccole e le carezze da parte della famiglia. Sono curiosi e appena prendono confidenza con la nuova casa, si adattano molto facilmente alle persone con cui vivono e al nuovo ambiente.
La gabbia è indispensabile quando si ha un coniglietto, nonostante il nostro amico peloso debba vivere il più possibile libero. L’uso della gabbia è consigliabile in quanto dovrà essere il suo ambiente sicuro durante le ore in cui noi siamo assenti, oppure di notte. La gabbia deve essere spaziosa e accogliente, con il fondo possibilmente in plastica, facilmente lavabile e disinfettabile.
Il beverino, in plastica con il beccuccio di acciaio è pratico e igienico. La sfera presente nel beccuccio permette l’uscita dell’acqua solo a contatto con la lingua dell’animale.
La casetta rifugio è un elemento indispensabile nella gabbia di un coniglio. L’animale la userà sia per salirci sopra, sia come rifugio e nascondiglio quando sarà necessario.
La ciotola andrà posta all’interno della gabbia del coniglietto e servirà per dare il cibo quotidianamente.
La lettiera per il fondo della gabbia, è consigliabile cambiarla da una a due volte la settimana. Ne esistono di vari tipi, in scaglie, in pellet, tutolo di mais oppure naturale in erba compressa.

Sono animali curiosi, simpatici ma anche molto timidi. Si possono tenere più femmine, due maschi è molto difficile a causa dei conflitti che si possono verificare, un maschio ed una femmina possono stare ma bisogna tenere conto dei possibili accoppiamenti. Avendo gli incisivi a crescita continua, il coniglio nano ha bisogno di mantenerli regolati rosicchiando qua e là. Attenzione quindi a cavi elettrici, mobili, piante. Se tamburella con le zampe posteriori è una sorta di segnale d’allarme di solito seguito da una fuga. Le orecchie appiattite all’indietro sono segno di paura o di una possibile aggressione mentre le leccatine sono una manifestazione d’affetto.

Per quanto riguarda l’alimentazione il coniglio nano è prevalentemente erbivoro. Esistono in commercio delle apposite confezioni di fieno a cui si può aggiungere un cucchiaio al giorno di sementi miste. In ogni caso si può completare la dieta aggiungendo ogni tanto della frutta e della verdura (mela, lattuga, pera, carota, trifoglio, ecc). L’importante è che quest’ultime non vengano somministrate in abbondanza, fredde o bagnate. Vanno evitati dolci, caramelle, biscotti che sono dannosi per l’animaletto. In commercio si trovano anche dei cubetti di sali minerali che si possono inserire nella gabbia. Una volta alla settimana è bene sciogliere nell’acqua un polivitaminico. Il coniglio nano tende facilmente ad ingrassare quindi l’unica cosa in cui si può eccedere è il fieno. Sarà possibile ogni tanto notare il nostro coniglietto mangiare le proprie feci. Questo è un meccanismo necessario per la sua sopravvivenza visto che queste sono ricche di batteri intestinali in grado di permettere la digestione della cellulosa.

 

Il Rottweiler

Con tutta probabilità i progenitori di questa razza canina furono i molossi o mastini degli antichi Romani, cani aggressivi da guardia e da combattimento, che si diffusero in tutta l’Europa al seguito delle legioni romane durante le campagne di conquista e che, grazie agli incroci con cani locali, hanno dato origine a moltissime razze.
La razza, come è conosciuta oggi, è stata selezionata nel XIX secolo nella città tedesca di Rottweil, a partire da cani di tipo Bullenbeisser, utilizzati per compiti di custodia e conduzione delle mandrie e guardia ai magazzini delle carni macellate.
In Europa la razza divenne popolare nei primi anni del XX secolo per merito di appassionati allevatori di Stoccarda, mentre negli Stati Uniti rischiò l’estinzione poco dopo l’introduzione.
Quando i romani valicarono le Alpi attraverso il San Gottardo, alcuni coloni si stanziarono poco più a nord in una fertile campagna e fondarono un villaggio che prese il nome di Rottweil.
In questa località i loro cani si incrociarono con i locali cani da pastore dando vita a cani di taglia media con un carattere meno aggressivo, tenace ed affettuoso.

I rottweiler sono di colore nero focato con pelo corto e duro. Il peso varia da circa 50 kg del maschio a circa 42 kg della femmina.
Questo cane viene descritto come equilibrato, protettivo e determinato, addestrabile, coraggioso, indipendente e fedele al padrone al quale ricambia gli affetti e le cure che gli vengono offerte.
In ogni caso, l’istinto alla difesa del territorio è, in questo cane, molto forte, e la sua reazione contro quelle che esso percepisce come minacce territoriali può essere fatale.
Questa razza era tra quelle elencate nella Lista delle razze canine pericolose, attualmente non più in vigore dopo l’ordinanza Martini del 2009 dove non si fa più riferimento all’aggressività del cane in base alla razza d’appartenenza.

Il Rottweiler è un cane principalmente da guardia e difesa personale ed in quanto tale, è indispensabile che stia vicino al padrone che lo deve educare facendolo socializzare, già da cucciolo, con altri cani, persone, anziani, bambini ed altri animali: più esperienze varie e positive avrà vissuto da giovane e più sarà equilibrato da adulto.

Anche se perfettamente in grado di svolgere attività da guardia, si consiglia di non abbandonarlo a se stesso relegandolo in un giardino, recinto o appartamento per troppe ore della giornata ed evitare di tenerlo legato alla catena. Lasciato crescere in balia di sé stesso, il cane rischierebbe di diventare eccessivamente aggressivo e incontrollabile anche con le persone che non minacciano la sua proprietà.

Dato il carattere, è consigliabile impostare il rapporto con garbo, coerenza e disciplina; determinazione, ma senza violenza o soprusi, soprattutto in fase di addestramento. Avendo ben presente cosa si vuole ottenere da un addestramento, senza improvvisare e utilizzando istruttori o scuole cinofile di provata esperienza.

Sebbene sia un cane che può tollerare il freddo e in inverno dormire all’aperto in una cuccia coibentata, ha comunque necessità di uno stretto rapporto con il padrone infatti si adatta facilmente anche alla vita in casa.

L’alimentazione di questi cani deve essere ben curata e ben gestita dal padrone.
Il cucciolo dallo svezzamento sino ad un anno d’età ha bisogno di tre pasti al giorno. I tre pasti servono per non far appesantire l’animale e far gravare sulle ossa il peso del cibo sullo stomaco, poiché la digestione del cane avviene in 6-8 ore.
In età adulta il pasto viene consumato due volte al giorno. Alcuni consigliano di suddividere in due pasti la dose giornaliera per tutta la vita del cane e modificandone quantità ed apporto energetico in funzione dell’attività svolta e/o l’età.

La razza così come tutte le razze molossidi possono essere soggette alla torsione di stomaco, una patologia grave che può portare alla morte l’animale se non si interviene rapidamente. E’ quindi raccomandabile non far giocare o far svolgere un’attività fisica pesante al cane dopo che ha mangiato.

 

 

Anelli per Galline

Con il termine “INANELLAMENTO” si intende l’operazione di porre al tarso dei nostri esemplari un anello di riconoscimento inamovibile.
Questa operazione serve principalmente per poter identificare il soggetto in quanto per verrà assegnato un numero di identificazione individuale.
L’anello viene fornito dalla Federazione che tramite le varie Associazioni li distribuisce ai Soci.
In ogni anello, di colore diverso ogni anno, è indicato il diametro, l’anno di nascita, il simbolo della nazione e il numero progressivo dell’anello che identificherà il soggetto. Tramite questi dati è sempre possibile risalire all’allevatore che ha inanellato il volatile.
La presenza dell’anello ufficiale del giusto diametro è un requisito indispensabile per poter presentare un avicolo ad una mostra.
I diametri riconosciuti in Italia sono i seguenti: mm. 27, mm.,24, mm. 22, mm. 20, mm. 18, mm. 16, mm. 15, mm. 13, mm. 11, mm. 9.
In genere per oche, anatre, tacchini e faraone il diametro dell’anello per le singole razze è uguale sia per il maschio che per la femmina; nei polli invece in genere il gallo richiede un diametro superiore rispetto alla gallina.
L’anello viene inserito al tarso dell’animale ad un’età variabile fra i 2 e i 3 mesi. Se si inanellano troppo presto l’anello verrà perso in breve tempo, se si aspetta troppo tempo, l’anello non entrerà più.
C’è da considerare che mentre per alcune razze il riconoscimento del sesso è facilissimo fin dalla tenera età, per altre, può risultare difficile individuare a 2 mesi i maschi dalle femmine. In questo caso non rimane che il doppio inanellamento: si inserisce sia l’anello da femmina che quello da maschio e quando sarà possibile riconoscere in modo definitivo il sesso del soggetto si taglierà l’anello di troppo.
L’anello può essere inserito indifferentemente nella zampa destra o sinistra; sarebbe buona norma, anche se non specificatamente richiesto, inserire l’anello con i numeri all’insù, cioè capovolto, perché quando l’allevatore o il giudice prende in mano il soggetto e controlla l’anello, lo guarda dall’alto in basso e quindi è più facile la lettura dei numeri.
Un tempo veniva richiesto che l’anello nei galli fosse posizionato al di sopra dello sperone pena la squalifica del soggetto, oggi questa regola che obbligava l’allevatore ad un grosso lavoro man mano che lo sperone cresceva, non esiste più e quindi è tutto più semplice.
L’anello varia di colore ogni anno e quindi anche senza prendere in mano l’animale è possibile individuarne l’anno di nascita. Il colore dell’anello viene stabilito in ambito Europeo ed è uguale per tutti i paesi.
L’anello non è naturalmente una garanzia di purezza e qualità del soggetto ma è essenziale per riconoscere l’avicolo.
Anche nel campo ornitologico si usa questo tipo di riconoscimento per canarini, pappagalli ecc. Nel loro caso però l’operazione è un po’ più semplice in quanto questi uccelli si inanellano tutti intorno ai 7 giorni di vita e maschi e femmine, nell’ambito della stessa razza, hanno lo stesso diametro di anello.
L’anello è importante per partecipare alle mostre ma soprattutto per l’allevatore che vuole operare una attenta e scrupolosa selezione.
Quando si portano i nostri futuri campioni alle esposizioni è importantissimo l’annotazione dell’anello sulla “scheda ingabbio”, cosi si facilita il lavoro del Comitato Organizzatore; importante è il numero di anello quando si mandano i nostri animali all’ingabbio tramite convogliatori che non conoscono i singoli soggetti e quindi solo tramite il numero di anello possono sapere in che categoria ingabbiarli, quali sono in vendita e quali no, limitando al massimo eventuali errori.
In esposizione è permesso solamente l’anello ufficiale FIAV e, nelle mostre dove è previsto l’ingabbio anche a soggetti stranieri, l’anello ufficiale delle federazioni.
Ogni razza ha il proprio anello ufficiale determinato nello Standard Italiano. Anelli diversi da quelli ufficiali determinano la non valutazione del soggetto, comportano una squalifica e provvedimenti disciplinari da parte della Federazione.
Gli anelli per avicoli de Il Verde Mondo, servono per anellare gli animali di quegli avicoltori che non vogliono partecipare a campionati o gare, ma desiderano comunque intraprendere un percorso di selezione, oppure dividere i propri animali per sesso, incubata, linea di sangue o razza.
Questi anelli per avicoli possono essere aperti e chiusi facilmente attraverso una zip e possono essere quindi riutilizzati. Nei nostri anelli avrete la possibilità di scrivere le informazioni che vi interessano con un semplice pennarello indelebile, come data di nascita, sesso o linea di sangue, non essendo pre-numerati.

Raffreddore nei Pulcini

È molto importante sapere cosa fare nel caso in cui i nostri pulcini abbiano il raffreddore. Nonostante per noi umani sia una patologia non grave, pei i piccoli appena nati, il raffreddore, se trascurato, può diventare cronico e causare la morte prematura.
I rimedi utilizzati per i polli sono validi anche per i pulcini, bisogna però adeguare le dosi di conseguenza.
Insieme ai farmaci che può prescrivere un veterinario nel caso di forme più gravi, si può ricorrere ad alcuni rimedi naturali, come la somministrazione di aglio, aceto o vino diluiti nell’acqua, o ad elementi con proprietà balsamiche, come per esempio uno sciroppo di menta e malva che si può preparare facilmente in casa.
Questi rimedi, insieme a qualche integratore vitaminico, possono essere efficaci in caso di forme lievi. È bene ricordare però che le proprietà antielmintiche di aglio, cipolla, semi di zucca ed altri rimedi naturali non sono tali da garantire una copertura totale agli animali ma sono un buon coadiuvante.
Nel caso in cui il raffreddore sia permanente, si può somministrare un prodotto specifico come Tetra Spir (in vendita nel sito IlVerdeMondo), una polvere solubile da sciogliere in acqua (circa 1 cucchiaino da caffè per 1 litro d’acqua) da far bere ai pulcini per almeno 5 giorni consecutivi. È importante che il trattamento venga portato a termine, anche nel caso in cui si manifestino segni di miglioramento dopo 2-3 giorni.
I suoi principi attivi, la tetraciclina 20% e la spiramicina 10%, rendono questo prodotto un antibiotico ad ampio spettro d’azione, efficace contro malattie intestinali e respiratorie, ma che deve essere assunto per tutta la durata necessaria affinché l’infezione sia sconfitta.
Il primo intervento da fare, è sempre quello di cercare di isolare i pulcini infetti da quelli sani, dal momento che il contagio si può diffondere attraverso la condivisione del cibo, dell’acqua e della lettiera. Occorre invece favorire l’aerazione e, se possibile, anche il soleggiamento del ricovero.
Per evitare che i nostri pulcini si ammalino possiamo utilizzare alcuni integratori come forma di prevenzione. Vediamone alcuni:

·        Trachispirina C è un coadiuvante alimentare naturale che, unito al mangime, fornisce un’integrazione complementare in grado di rafforzare l’equilibrio fisiologico, abbassando le probabilità che possa verificarsi la contrazione di infezioni batteriche polmonari;

·        ZooFood, un mangime complementare totalmente naturale, ottimo anche per il trattamento del raffreddore, da utilizzare almeno una settimana al mese ogni mese.

Se il pulcino starnutisce può essere un semplice raffreddore dovuto a sbalzi di temperatura, ma può anche essere sintomo di una malattia più grave. Per questo se sopraggiungono altri sintomi come dissenteria, inappetenza o perdite di sangue, bisogna subito rivolgersi ad un veterinario.
Un raffreddore può essere sintomo di una laringotracheite infettiva che, in forma grave e acuta, è caratterizzata da raffreddore, tumefazione della testa e difficoltà respiratorie.
Se notiamo anche il manifestarsi di rantolo, secrezioni nasali o tosse con emissione di sangue o muco, dobbiamo isolare immediatamente l’animale e chiamare il veterinario. L’eccessiva produzione di muco all’interno della trachea e nella regione della laringe può provocare la morte per soffocamento.

 

Gallina di Polverara

Le origini della gallina di Polverara derivano dall’est europeo infatti nel 1300, l’astronomo e filosofo Giovanni Dondi dell’Orologio ha portato dalla Polonia dei meravigliosi polli ciuffati. Questi, col tempo fuoriusciti dalla tenuta di Padova ed accoppiatisi con i polli allevati nei villaggi vicini, hanno dato origine a questa pregiata razza avicola.

E’ stata scoperta recentemente la prima raffigurazione conosciuta di una gallina ciuffata nel padovano: si tratta di un affresco risalente al 1397 e presente nell’oratorio di San Michele Arcangelo a Padova. Nei secoli successivi, i polli ciuffati vennero allevati soprattutto nella zona di Polverara, diventando famosi per la loro bellezza e grossezza da divenire oggetto di dono al sultano Maometto II, colui che prese Costantinopoli.
I polli di Polverara erano allevati all’aperto, dormivano sugli alberi la notte e si nutrivano nelle campagne, liberi.
La razza entrò in crisi verso l’inizio del Novecento ed un secondo tracollo, più grave, si ebbe negli ultimi 50 anni, con la perdita di molti allevamenti amatoriali e l’ibridazione con polli di tipo meramente commerciale. Pressoché estinta nel 2000, la gallina di Polverara si salvò grazie all’opera di Bruno Rossetto, che per cinquant’anni continuò ad allevare questi avicoli.

Oggi grazie all’opera pionieristica e all’interesse del Comune di Polverara la razza vanta alcune migliaia di esemplari, distribuiti in 5 grandi allevamenti e tra numerosi altri avicoltori amatoriali. La Polverara è anche una delle razze oggetto del progetto CO.VA., che si occupa di varietà avicole venete minacciate.

La gallina di Polverara ha una grande attitudine a produrre uova ed è provvista di una cresta ridotta che prende la forma di una coppia di cornetti disposti a “V” davanti al ciuffo. In alcuni esemplari un terzo cornetto più piccolo sovrasta le narici.

Presente oggi con due varietà di colore, la nera e la bianca, ufficialmente riconosciute dalla FIAV, in passato erano note altre colorazioni, come la camoscio o la dorata.
La carne è scura e dal sapore delicato. Il suo peso varia da 2,8/3 chilogrammi per i maschi ai 2 chilogrammi per le femmine.

La Gallina di Polverara, nota in passato anche col nome di Padovana, o semplicemente Polverara, è una delle più antiche razze avicole italiane.
La Gallina di Polverara è caratterizzata da un ciuffo di penne sul capo, simili al cimiero di un elmo antico, e da una piccola cresta a cornetti.
Sono animali intelligenti e nervosi, col carattere indipendente e un po’ selvaggio, tipico delle razze di tipologia mediterranea.
La Gallina di Polverara non è una razza particolarmente incline alla cova: spesso solo una gallina su dieci presenta questo istinto. Quelle che però si fanno chioccia risultano essere ottime madri e balie.

La Gallina di Polverara è una buona produttrice di uova dal guscio bianco, del peso di circa 40-45 gr. La media di deposizione nel primo anno è di 120/150 uova.

Le livree diffuse e riconosciute nella Gallina di Polverara sono la nera e la bianca. 
Normalmente la livrea bianca è dovuta al gene I del bianco dominante. Se si accoppiano tra loro soggetti bianchi e neri si ottengono tutti capi bianchi con poche macchie nere; se questi soggetti vengono accoppiati tra loro si ottengono ¼ di soggetti neri, ¼ di soggetti bianchi e ½ di soggetti bianchi con macchie nere.
La presenza di razze ciuffate in Europa è accertata da diversi ritrovamenti, tra cui alcuni archeologici particolarmente rilevanti, come alcune statue di galline ciuffate risalenti al I o II secolo d.C. o come il teschio di un gallo dotato di ernia cerebrale rinvenuto nel Gloucestershire e risalente al IV secolo d. C.

 

Come eliminare i Topi dal Pollaio

Ci sono molti rimedi popolari e tecniche per sbarazzarsi dei ratti nel pollaio.
Questi esseri, trovano nel pollaio il loro habitat perfetto, dotato di cibo fresco e di un’area calda adatta alle loro esigenze.
Dopo esserci accorti che il pollaio è infestato da topi, dobbiamo intervenire rapidamente, considerando che questi animaletti sono molto furbi, e dinanzi alle esche e ad altri strumenti che ci permetterebbero di allontanarli, si fanno sospettosi e diffidenti, riuscendo con molta facilità a raggirarli.

I ratti che occupano il pollaio sono infatti portatori di malattie e possono facilmente contaminare acqua e cibo con le loro feci e le loro urine. Inoltre, possono rompere le uova e possono uccidere i pulcini ma anche gli esemplari adulti.

Il motivo principale per cui i topi sono attratti dal pollaio è che sono desiderosi di nutrirsi dei residui di cibo che sono largamente presenti in questa struttura.
Di qui, il primo rimedio anti-topo è far sì che il pollaio domestico sia il più pulito possibile, somministrando le giuste dosi alimentari in maniera tale da contenere il rischio che vi siano degli avanzi facilmente disponibili.
In secondo luogo, è sempre opportuno utilizzare delle mangiatoie anti-topo, ovvero dei beccatoi e altri dispositivi che non siano facilmente accessibili ai roditori. Un altro accorgimento importante è quello di valutare di porre la mangiatoia sopra un piano più elevato, che risulterà essere facilmente accessibile alle nostre galline, in quanto volatili, ma impossibile da raggiungere per i topi.

Nel mercato esistono tanti prodotti efficaci per evitare o risolvere le infestazioni del pollaio da parte dei ratti, a base di gel, esche e altro ancora. Importante posizionarli nei luoghi di maggiore transito da parte dei topi e di cambiare tali soluzioni frequentemente, visto e considerato che i topi potrebbero abituarsi alla loro presenza e, di conseguenza, sapere come evitare guai peggiori.

Ecco di seguito un elenco di diverse tipologie di precauzioni naturali e non, da poter utilizzare in caso di attacco:

·        Olio di menta: è un deterrente naturale, il suo odore è talmente forte che i topi non vorranno avvicinarsi. La sua fragranza aiuta a smascherare l’odore di cibo vicino alle mangiatorie del pollaio;

·        Ultrasuoni e segnali acustici: sono dispositivi elettronici che emettono ultrasuoni o segnali acustici fastidiosi per i ratti. Questi accessori funzionano solo lungo una direzione, quindi in questo caso sarà necessario conoscere il percorso che abitualmente fanno i topi. I dispositivi ad ultrasuoni vanno bene per brevi periodi perché poi i topi si abituano;

·        Deterrenti biologici: il loro scopo non è quello di uccidere ma di allontanare i topi dal pollaio o da altre zone. Non sono molto efficaci se è presente una grave infestazione ma si possono comunque rilevare utili per prevenirla;

·        Adottare un gatto, che potrebbe sicuramente aiutarci ad eliminare i topi soprattutto se è abituato a vivere all’aperto;

·        Repellente per topi: il prodotto è costituito da bustine di sostanze naturali con un profumo sgradevole per i topi ma non per gli umani. Questi repellenti funzionano meglio se posizionati in zone chiuse come per esempio dove viene conservato il cibo per i polli, all’aperto invece la loro efficacia è minore perché il profumo si disperderebbe nell’aria.