Il Welsh Corgi Pembroke

Il Welsh Corgi Pembroke è una razza canina di origine britannica riconosciuta dalla FCI.
Ancora non è noto quando questa razza sia stata introdotta nell’arcipelago britannico in quanto alcuni sostengono che questa razza sia stata importata dai Vichinghi, mentre altri credono che l’origine del Corgi sia autoctona, in quanto in 
Gran Bretagna si è trovata notizia in documenti storici del X secolo di un “curre” o “cur dog”, vocabolo che significa appunto cane da lavoro e il cui suono è molto simile alla pronuncia gallese del termine “corgi”.

La zona di origine e di maggior diffusione della razza resta comunque il Galles.
Il nome gallese del Pembroke, significa garretto, per indicare la caratteristica abitudine di questa specie di mordere i garretti alle mucche.
Nelle fattorie gallesi questi cani svolgevano il compito di cani da pastore. Guidavano infatti la mandria al pascolo, sorvegliandola di notte e riconducendo i soggetti che si allontanavano dal gruppo. Inoltre, durante il trasferimento del bestiame al mercato lo accompagnavano lungo il percorso ed erano pronti a difenderlo dai numerosi pericoli nelle zone selvagge.
La caratteristica di mordere i garretti era utile nella guida dei bovini, ma si rivelava un grave errore se applicata alle pecore. Nel 1880 i pastori, per ovviare a questo problema, pensarono di incrociare il Corgi con il Welsh Collie, altra razza da pastore utilizzata nel Galles: da questo incrocio ebbe origine la varietà Cardigan, tipica per il mantello blue merle.
Il Corgi, nonostante le sue doti e le sue capacità non comuni, sarebbe rimasto un cane da fattoria se nel 1933, Re 
Giorgio VI, non avesse acquistato un cucciolo di questa razza, Rozavel Golden Eagle, per regalarlo alla figlia Elisabetta. Il cane venne ribattezzato Susan e conquistò immediatamente il cuore della famiglia reale. A questo primo soggetto se ne aggiunsero presto molti altri dando vita all’allevamento della famiglia reale conosciuto con l’affisso Windsor. Da allora i Corgi sono divenuti per definizione “i cani della regina”, definizione entrata nell’uso corrente.

Questa razza si mostra come un vivace, curioso ed intelligentissimo piccolo cane, caratterizzato da una testa da volpe, zampe molto corte e con o senza coda. L’aggettivo “piccolo” fa riferimento solo alla taglia in quanto il carattere è quello di un cane più grande, da guardia.
Le sue dimensioni ridotte ne fanno un compagno ideale che occupa poco spazio in casa e che si adatta facilmente sia alla vita di città sia a quella di campagna.
In generale non necessita di attività fisica particolarmente intensa ed è piuttosto difficile stancarlo. Il suo pelo corto rappresenta un’ottima protezione contro il freddo e l’umido, in quanto dotato di un fitto sottopelo che richiede pochissime cure.
Alle sue capacità lavorative, si aggiunge il fatto di essere un ottimo cacciatore di topi e conigli e talvolta anche di fagiani e pernici; può inoltre essere addestrato all’obbedienza e alle prove di agilità.
Fino a qualche anno fa era uso comune tagliare la coda ai cuccioli nei primi giorni di vita. In molti paesi Europei questa pratica è stata vietata e ciò ha costretto l’FCI ad aggiornare lo standard di razza inserendo un esplicito riferimento alla coda che deve essere in linea con la dorsale, portata bassa.

Il Pembroke adulto è alto 25-30 cm e i maschi pesano 10-12 kg e le femmine 9-11 kg.

La dieta di questo cane ha bisogno di avere il giusto equilibrio tra tutti i principali gruppi di nutrienti, inclusa una fornitura costante di acqua fresca. È anche importante eseguire regolarmente la valutazione delle condizioni corporee per assicurarsi di mantenere il cane in una forma ideale e ricord

Allevamento Avicolo: meglio cominciare dai Riproduttori, dalle Uova o dai Pulcini?

Iniziare un allevamento di avicoli comporta alcune scelte come, ad esempio: “è meglio acquistare una coppia di riproduttori? O è più conveniente partire da uova o pulcini?”
Chiaramente, ognuna di queste opportunità, presenta pregi e difetti.

Se optiamo per iniziare un allevamento di avicoli a partire dai riproduttori, il grosso vantaggio è quello di iniziare ad allevare con esemplari già formati, maturi e con evidenti punti di forza. Acquistando animali di almeno un anno di vita saranno anche presenti eventuali difetti di livrea e portamento, fattori molto importanti ai fini selettivi. Inoltre, partendo da buoni soggetti è molto probabile che i loro figli saranno animali di buona qualità e nel corso degli anni gli scarti in termini di selezione saranno inferiori.
Tra gli svantaggi, sono da considerare sicuramente i costi da sostenere: acquistare un gruppo di riproduttori costa molto di più di acquistare le uova o i pulcini e inoltre, bisognerà considerare anche i costi di trasporto e di mantenimento.

Se invece decidiamo di istituire un allevamento di avicoli a partire dalle uova, i vantaggi risiedono nel fatto che le uova hanno un costo molto economico, di norma compreso tra 1€ e 5€.
Inoltre, acquistare le uova potrebbe essere un’occasione per avere razze rare che nessuno alleva nelle vicinanze.
Il principale svantaggio sta invece nel fatto che in questo modo non esistono certezze sulla qualità e sullo stato di salute dei pulcini che nasceranno. È infatti risaputo che spesso le uova che compriamo non sono fertili oppure il risultato prodotto è differente da quello immaginato. Proprio per questo motivo, è importante cercare feedback e testimonianze sull’operato dell’allevatore da cui si acquistano le uova.
Un altro problema da considerare è che non tutti gli spedizionieri adottano particolari accortezze nel trasporto e anche questo incide enormemente sulla sopravvivenza degli embrioni.

Ultima possibilità, iniziare un allevamento di avicoli a partire dai pulcini. Come per le uova, anche in questo caso il principale vantaggio è quello del prezzo contenuto.
In alcuni casi, già dai primi giorni è possibile capire, osservando il piumino dei pulcini o le loro caratteristiche, se un esemplare è puro o meno.
Parlando degli svantaggi, ovviamente per la maggior parte dei casi non sarà nota la qualità dei soggetti prima di alcuni mesi ed inoltre potrebbero registrarsi alcuni episodi di mortalità giovanile.

Dopo aver analizzato le tre casistiche, in conclusione possiamo dire che la scelta migliore è quella di partire dai riproduttori: sicuramente è un’operazione più costosa rispetto alle altre due possibilità, ma è in questo modo che aumenteranno le probabilità di far nascere soggetti di buona qualità e quindi, rispetto all’acquisto di uova o pulcini, diminuiranno le spese di mantenimento e accrescimento per soggetti di scarso valore che non potremmo comunque usare come riproduttori.

A livello pratico, è consigliabile prendere un gallo e 2/3 galline. In questo modo sicuramente si avranno buoni risultati in poco tempo e si potrà gestire la consanguineità degli animali da vicino evitando errori.

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Il Gatto Siamese

Il gatto siamese ha origine asiatica. Sbarcò in Europa per la prima volta nel 1871 all’esposizione di gatti a Londra nel 1880 il re del Siam regalò due coppie di siamesi a Owen Gould, console inglese a Bangkok, che ne fece mostra a Londra.
Nel 1890 raggiunsero poi anche l’America, dove ebbero enorme successo, tanto che agli inizi del XX secolo divennero una tra le razze più amate. 
Una leggenda narra persino che la forma della lunga coda sottile servisse alle principesse per infilare gli anelli. Gli antichi templi sono ricchi di gatti siamesi, considerati come custodi instancabili dei vasi, ricchi di gemme preziose. La razza ha subito numerose selezioni nel corso degli anni a seguire, fino agli anni ’60: infatti la specie che conosciamo oggi si presenta con un pelo più chiaro e il viso meno tondeggiante rispetto ai suoi antenati.

Il siamese è considerato il più addestrabile e calmo dei gatti e non è difficile potergli insegnare a passeggiare al guinzaglio. È un gatto estroverso e di indole vivace, molto comunicativo; instaura un rapporto molto esclusivo con gli umani che meritano la sua simpatia ma pur essendo un gatto molto affettuoso non è adatto a tutti.

E’ un gatto di taglia media, la femmina pesa al massimo 4 kg, mentre il maschio fino a 5 kg. Lungo e spigoloso, con zampe lunghe e sottili e con piedi piccoli e ovali. Il collo è slanciato, muscoloso e arcuato e anche la coda è molto lunga e sottile. Gli occhi sono di forma ovale o a mandorla e posizionati in obliquo rispetto alla canna nasale. Il loro colore blu, più profondo e puro, è addirittura leggendario.
Il corpo del siamese è di colore uniforme bianco-crema con zone di colorazione più scure chiamate points che ricoprono orecchie, coda, zampe e parte degli arti. I point possono variare intensità di colore a seconda della temperatura in cui un esemplare è cresciuto. Tra i più comuni troviamo 4 points di base: il Seal point è quello più noto e diffuso e si caratterizza per i points scuri e il mantello chiaro di fondo. Il Chocolate Point è color cacao, il Blue point blu/grigio e infine il Lilac Point ha dei points color lilla/rosa.

Con un pelo molto morbido e setoso non necessita di particolari cure se non del passaggio di un panno di daino per lucidare il pelo e togliere i peli morti. L’alimentazione deve essere proteica e di alta qualità.

ll carattere del gatto siamese è molto particolare, tanto che spesso si sente dire che non è un gatto per tutti. Questa tipologia di felini è molto legata al suo padrone, in maniera dipendente e possessiva. Non ama gli estranei, né gli altri gatti, ma fa di tutto per trascorrere il suo tempo con il prescelto della famiglia.
Il siamese ama giocare, saltare, miagolare, è particolarmente eccitato e riempie l’atmosfera in casa. Per questo motivo dovrete procurargli un tira graffi, palline e quanti più oggetti possano stimolarlo, aiutandolo a scaricare la tensione.

 

Come Gestire l’ansia da Separazione

Se quando lasci il tuo cucciolo da solo ti sembra preoccupato, ti segue, distrugge o rovina le cose e diventa isterico quando torni a casa, significa che soffre di ansia da separazione.

I comportamenti nei cani, che segnalano questa patologia sono genericamente:

–         grattare o scavare le finestre o le porte in modo tale da poterci vedere quando ci allontaniamo;

–         distruggere e masticare gli oggetti posizionati in casa;

–         gemiti, abbai e ululi;

–         urinare e defecare all’interno dell’abitazione. 

Nessuno può dire con certezza perché alcuni cuccioli soffrono di ansia da separazione. Attraverso i comportamenti che abbiamo elencato sopra il nostro amico a quattro zampe non ci vuole “punire” per essere stati fuori casa, ma semplicemente desidera il nostro ritorno il prima possibile.

Questi spiacevoli episodi si possono manifestare in particolar modo in situazioni precise come, ad esempio, la prima volta che l’animale viene lasciato solo, piuttosto che la paura per l’animale di subire nuovamente violenze ed abbandoni già vissuti in passato.

Secondo gli esperti, è molto importante tenere una sorta di “conversazione” con il cane nel momento in cui dobbiamo assentarci da casa per un periodo più o meno lungo.
Sorge dunque spontaneo chiedersi : “Ma come avere una conversazione con lui?”
Basterà semplicemente utilizzare una parola o un’azione che si ripete ogni volta prima dell’uscita da casa che aiuterà il cucciolo a capire cosa sta succedendo e così facendo anche lui assocerà quel momento ad una momentanea assenza in modo tale da non rendere la separazione più difficile per lui.
Un’altra tecnica da utilizzare in questi casi potrebbe essere quella di utilizzare un rinforzo positivo per insegnare al cane i comandi che possono mantenerlo calmo.
Tutti gli stimoli mentali e l’esercizio fisico possono aiutare a ridurre lo stress e l’ansia, quindi, è bene esercitare il cane ad esplorare nuovi posti prima di uscire di casa e anche portarlo a fare la solita passeggiata ma in un luogo diverso, nuovo per lui.

Dal momento che il cane nel momento in cui viene lasciato solo potrebbe causare disordini o addirittura danni è meglio creare per lui un luogo sicuro che in queste occasioni non lo isoli completamente, e fornirgli i suoi giocattoli preferiti che lo aiuteranno a distrarsi.
Se il tempo in cui rimarrà solo si protrae a lungo, è necessario considerare in primis che l’animale potrebbe urinare eccessivamente, e quindi in questi casi è fondamentale fornirgli un tappetino per la pipì, se possibile impermeabile ed assorbente.

Potrebbe volerci del tempo, per il cane, per lasciarsi alle spalle la “reazione di panico”.
In alcuni casi più gravi e problematici può essere d’aiuto anche una terapia farmacologica che lo aiuti a ridurre l’ansia o addirittura potreste valutare di affidarlo ad una pensione per cani, per garantirgli compagnia e serenità quando vi assentate.

Qualsiasi amante degli animali domestici sa per principio che i cani sono tra i migliori amici che potremmo avere. Sono leali, amorevoli e sempre desiderosi di compiacere i padroni.
L’ansia da separazione è un problema comune tra i cani che sono stati lasciati soli per lunghi periodi di tempo. Può essere particolarmente doloroso se il tuo cane soffre di questa patologia ed è quindi importante emarginare il prima possibile questi episodi per evitare che si trasformino in una sofferenza repentina per il nostro cucciolo.

 

Le tue Galline sono Felici?

Pur sapendo che molti uccelli sono dotati di un’intelligenza pari a quella dei mammiferi, fatichiamo ancora a dare la stessa considerazione alla gallina, che rimane tra gli animali più sottovalutati del pianeta.
Eppure la letteratura scientifica è ricca di ricerche sulla cognizione, sulle emozioni, sulla personalità e sulla socialità delle galline che dimostrano che confrontano la loro capacità con quella di altri uccelli considerati “più intelligenti” si è scoperto che anche i polli sono altrettanto complessi cognitivamente, emotivamente e socialmente.

Negli ultimi anni alcuni gruppi di ricerca si sono concentrati sullo studio della “felicità” dei polli e delle galline che vivono in allevamento intensivo cercando di capire se la loro felicità fosse misurabile: analizzando il comportamento di 16 razze di polli hanno elaborato una serie di test fisici e comportamentali per poterli osservare da vicino.

Se proviamo a pensare “cos’è la felicità per una gallina?”
Nella realtà nessuno lo sa davvero e non c’è alcun modo di saperlo, né di misurala.
Se il benessere risulta essere quello fisico, basato sulla possibilità di vivere in condizioni di salute e ambientali buone, con cibo e acqua freschi sempre a disposizione, ci vorrebbe un termine in più per definire una vita soddisfacente fatta di emozioni e di libertà di espressione dei bisogni etologici della specie. Solo quando avrà ottenuto tutto questo, potremmo definire una gallina “felice”.

Scegliere di allevare una gallina significa rendersi conto di quali sono le sue esigenze e capire come soddisfarle.
“La gallina ha bisogno di spazio, può essere adatta a una vita domestica, ma preferibilmente dovrebbe disporre anche di un piccolo giardino, dove poter razzolare, fare i bagni di sabbia e stare al sole”.
Il mondo avicolo, infatti, si compone di tantissime razze, ed ognuna ha bisogno di alcune specifiche accortezze per vivere bene. Ecco perché è importante anche saper valutare la razza che fa per noi, evitando di guardare solo all’aspetto estetico e alla produttività di uova.
Se, per esempio, disponiamo di uno spazio molto piccolo, non sarà il caso di adottare un’esemplare Brahma, che date le sue dimensioni necessita di uno spazio per poter razzolare durante il giorno.

La gallina è un animale che possiede una socievolezza spiccata. Per questo se ne hai una sola dovrai pensare di dedicarle del tempo per stare insieme: è infatti molto importante sottoporre l’animale a più stimoli possibile perché cresca equilibrato.
La gallina può essere un animale domestico e vivere in casa con noi ma perché viva serenamente, necessita di input continui quali giochi, passatemi, e soprattutto presenza del padrone.
Al contrario, come tutti gli altri animali domestici, soffrirà di solitudine.

Alcuni giochi che le coinvolgeranno e distrarranno durante il giorno potrebbero essere la ricerca di alcuni bocconcini di cibo nel giardino, qualche specchietto luccicante appeso che attirerà la loro attenzione, oppure del cibo appeso ad un ramoscello affinché la gallina lo possa beccare per cambiare la solita routine.
Anche con qualche pezzettino di cibo ci si può divertire organizzando un semplice percorso da fare insieme: salire e scendere da una scatola, entrare in un tunnel, passare sotto un ramo.

Per il suo benessere è fondamentale che lei sia libera di esprimere il suo repertorio etologico: razzolare, fare bagni di sabbia, stare appollaiata al sole.. Se queste piccole abitudini vengono a meno, rischieremo di essere la causa di comportamentali seri, come la PICA (un disturbo del comportamento alimentare caratterizzato dall’ingestione continuata di sostanze non commestibili, o addirittura il cannibalismo.
Spesso si arriva a questo negli allevamenti intensivi, dove le galline si beccano, si strappano le penne e si feriscono a vicenda proprio perché sono ammassate in un capannone e vivono in gabbie senza poter esplorare nuovi spazi a loro dedicati.

Come già accennato, ogni gallina è diversa dalle altre, quindi è fondamentale scoprire le modalità di espressione di ogni esemplare. Il primo segnale che le galline manifestano quando stanno bene è il canto. Quando invece vengono accarezzate si metteranno accovacciata e arricceranno le penne del collo, facendo vocalizzi dai toni bassi e continui.

In conclusione più una gallina si mostra rilassata più ci sta comunicando che lei è piacevolmente soddisfatta della vostra vita insieme.

 

Perchè avere il Gallo nel Pollaio? Pro e Contro

A cosa serve avere un gallo nel pollaio? Andiamo ora ad analizzare insieme alcuni aspetti positivi e negativi che serviranno per questa importante valutazione:

Pro:
Senza dubbio il ruolo del gallo è indispensabile per fecondare la gallina e sviluppare il ciclo riproduttivo in maniera completa dunque se desideriamo avere dei pulcini, accrescere la famiglia e non dover in futuro acquistare altri esemplari, avere un gallo è la soluzione.
Se la nostra intenzione è invece avere le uova da mangiare non è necessaria la presenza del gallo in quanto la deposizione avviene ugualmente e non essendo fecondate sono sempre pronte per il nostro utilizzo.

Il gallo è il re del pollaio e sa di esserlo e per questo motivo custodisce gelosamente le proprie galline sorvegliandole da pericoli e predatori. In caso di emergenza da l’allarme con il suo richiamo per far correre al riparo il gruppo mentre lui resta esposto a combattere.
Essendo il gallo focalizzato a controllare tutte le potenziali minacce, la sua attenzione è molto più allenata e acuta della nostra permettendogli di individuare con facilità i potenziali predatori per dare avviso il prima possibile a tutto lo stormo.
La presenza di un gallo è quindi un elemento di sicurezza per l’intero gruppo delle galline che si sentono protette mentre si nutrono e mentre covano.
Tutto questo si traduce in un calo significativo dello stress e quindi in una maggiore e costante produzione di uova.
Tra le diverse mansioni che un gallo deve ricoprire all’interno del suo gruppo c’è quella di preoccuparsi dell’aspetto nutrizionale: per questo motivo ispeziona attentamente il campo alla ricerca dei punti con maggiori risorse alimentari per poi avvisare le sue galline di raggiungerlo in zona per trovare i migliori bocconi.
La presenza di un gallo consente di ammirare il suo comportamento e di apprezzare la bellezza di questi particolari animali belli non solo esteticamente per portamento, colori e vistosità del piumaggio, ma piacevoli anche da osservare.
Uno dei suoi comportamenti più vistosi e accattivanti è la danza che compie per pavoneggiarsi di fronte alle galline compiendo un mezzo cerchio con un’ala estesa verso il basso.

Contro:
Il gallo dominante può arrivare ad accoppiarsi fino a 30 volte al giorno con le galline. Questa frequenza può risultare stressante per le galline soprattutto se il gruppo familiare è ristretto.
Le modalità dell’accoppiamento tipo comportano alla perdita di piume su collo e schiena della gallina ed infatti non è raro trovare galline nel pollaio prive di piume posteriormente a motivo della frequente monta.
I galli iniziano a cantare a partire dalle prime luci dell’alba. Durante tutto il giorno ci possono poi essere le più svariate occasioni per fare sonori chicchiricchì e pertanto dobbiamo mettere in conto che avere un gallo ci obbliga a fare i conti con questa sua caratteristica soprattutto se pensiamo che possa disturbare il vicinato.
Il canto del gallo è solo una delle tante dimostrazioni di dominio che questo animale esegue per far sapere chi comanda. Dagli studi sembra che spetti al gallo dominante il primo chicchiricchì al sorgere del sole. Gli altri galli di classe inferiore intervengono solo in un secondo momento dimostrando quindi la loro sottomissione al boss del quartiere.
Se abbiamo intenzione di tenere più galli è importante rispettare il rapporto galli/galline tenendo presente che più ne abbiamo e maggiori saranno le occasioni di conflitto e di continuo confronto per determinare gli equilibri di potere all’interno del pollaio. I galli, oltre a esseri bravi a tenere lontani i predatori se la possono prendere con una certa aggressività anche con i padroni umani.

Pastore Tedesco: Origini, Caratteristiche e Curiosità

Il pastore tedesco, talvolta detto anche cane alsaziano e cane lupo, appartiene al 1º gruppo di razze canine.
Il primo esemplare di cane pastore tedesco fu riconosciuto nel 1899 come un esemplare canino di oltre quattro anni di età iscritto nel libro dell’allevamento della neo costituita associazione per il cane da pastore tedesco (S.V.) con la sigla S.Z. 001.

Questa associazione per il cane pastore tedesco prese corpo in occasione della prima riunione dei soci fondatori nel 1899 ad
Augusta.
L’esigenza di stabilire uno standard si fece presto necessaria, perciò alle prime indicazioni avanzate dal capitano Von Stephanitz (primo presidente S.V.) e in occasione della prima riunione generale dei soci tenutasi a Francoforte in data 20 settembre 1899, venne stilato il primo standard dell’esemplare.

Tra le tante denominazioni del cane da pastore tedesco, da lì a pochi anni dalla sua registrazione ufficiale nell’elenco delle razze canine, uscì quella di “pastore alsaziano”.
Un altro nome usato abbastanza di frequente era quello di “cane lupo”, collegato alla somiglianza del cane da pastore tedesco col suo progenitore.

In ultimo, al cane da pastore tedesco è stato associato di frequente l’appellativo di “cane poliziotto”. Oggi infatti lo troviamo diffusamente impiegato dalle forze di polizia di tutto il mondo come cane antidroga e antisommossa.

Rispetto agli altri cani da conduzione, come ad esempio il pastore belga o il collie, il pastore tedesco possiede un corpo più robusto e possente, da cui deriva una maggior forza: per questo motivo, i pastori spesso lo utilizzano, oltre che per la conduzione, anche per difendere il gregge dai predatori, come orsi e lupi.

Il pastore tedesco è un cane di taglia grande, dalla struttura leggermente allungata, di buona robustezza e muscolatura. Il carattere è equilibrato, dai nervi saldi, sicuro di sé, di indole buona e tranquilla con i familiari, salvo provocazioni.
È docile, ma anche dotato di una buona combattività che lo rende facilmente addestrabile a tutti gli impieghi, dalla guardia alla difesa, dalla pastorizia all’accompagnamento.

La forma degli occhi è a mandorla e il colore varia dal nero al marrone scuro al castano. Le orecchie sono di forma triangolare, erette, rivolte in avanti. La mascella e la mandibola sono robuste, dotate di buona muscolatura. La formula dentaria conta 42 denti e la chiusura degli incisivi è a forbice. Il collo è forte e robusto, la linea dorsale che discende dal garrese sino alla groppa, si presenta solida e regolare.

Gli arti anteriori visti da tutti i lati sono diritti, e visti dal davanti sono paralleli tra loro. La spalla è robusta, inserita al tronco grazie a una solida muscolatura. I piedi sono chiusi e leggermente arcuati, la pianta del piede presenta dei cuscinetti di cute ispessita di colore scuro. La coda è folta, la parte superiore ricoperta da pelo scuro, più chiaro nella parte ventrale.

Il pelo del manto è semiduro, di lunghezza media, fitto, ben aderente e con abbondante sottopelo; il colore è nero con focature rosso-bruno, brune fino al grigio.

Il pastore tedesco è una razza molto robusta, ma è particolarmente predisposta a sviluppare patologie di tipo ortopedico, quali la displasia dell’anca o la displasia del gomito. Un’altra malattia che si manifesta con una certa incidenza è la 
mielopatia degenerativa, una malattia del midollo spinale che compromette la funzionalità degli arti posteriori.

Per l’igiene non sono richiesti lavaggi frequenti, ma al termine della stagione fredda è consigliabile l’utilizzo di shampoo dermatologicamente testato allo scopo di detergere e rinfrescare la cute.
Il mantello di un esemplare di pastore tedesco, in buone condizioni di salute, richiede di essere pettinato e spazzolato quotidianamente.
A tale scopo è opportuno impiegare accessori da toletta idonei come ad esempio pettine con rima dentata in metallo non troppo fitta e una spazzola dotata di setole semi dure, meglio se naturali. Il cane va abituato alla tolettatura fin dalla tenera età per facilitarne lo svolgimento anche in età matura.

Il pastore tedesco possiede una grande forza fisica e si classifica al terzo posto della lista dei cani più pericolosi. Proprio per questo motivo occorre saperlo gestire al meglio per evitare che possa divenire una minaccia per gli altri.
Si tratta di una razza estremamente versatile quindi sono eccellenti compagni dell’uomo in varie discipline cinofile.
Il pastore tedesco è una delle razze preferite per fiutare tracce: dal ritrovamento e il salvataggio di persone scomparse, fino a fiutare tracce di droghe, esplosivi e mine antiuomo: questo per il loro fiuto sensibile e la loro capacità di concentrazione durante il lavoro.

 

Cosa non può mancare nel Pollaio?

Allestire un pollaio nel giardino di casa o nel proprio terreno non è complicato quanto potrebbe sembrare, ma ci sono diversi elementi che devono essere tenuti in considerazione. La primissima cosa da fare è capire come deve essere progettato il pollaio e quali elementi non possono mai mancare per le galline.

Per quanto riguarda la progettazione, bisogna sempre tenere in considerazione alcuni aspetti fondamentali come le dimensioni che deve avere il pollaio per accogliere le galline e tutti quegli accessori che risultano fondamentali per il loro sostentamento e la loro crescita. Un pollaio deve avere dimensioni ben precise: se troppo piccolo, infatti, potrebbe non riuscire ad ospitare tutte le galline e queste ultime rischierebbero di soffrire, oltre che a creare problemi. Per quanto riguarda le dimensioni, bisogna ricordare che ogni metro quadro di spazio può essere occupato da massimo quattro galline.
Una volta trovata la struttura delle giuste dimensioni occorre predisporla per accogliere gli esemplari e quindi inserire tutti quegli accessori che non possono mai mancare in un pollaio. Tra questi troviamo i posatoi, le mangiatoie, gli abbeveratoi ed il nido per deporre le uova:

1.     i posatoi sono dei semplici bastoni di legno indispensabili, sui quali i volatili amano dormire;

2.     le mangiatoie migliori sono quelle anti-spreco, che hanno una duplice funzionalità: consentono infatti agli animali di avere sempre cibo asciutto a disposizione e impediscono la fuoriuscita dell’eccesso, che potrebbe invogliare i predatori all’irruzione nel pollaio;

3.     gli abbeveratoi sia manuali che automatici, in grado di garantire una fonte di acqua fresca facendovi risparmiare del tempo prezioso;

4.     i nidi, utilizzati per la deposizione delle uova, in legno o in plastica, solitamente imbottiti con abbondante paglia e trucioli di legno, al fine di raccogliere uova sempre perfettamente integre.

Per allestire un piccolo pollaio è necessario considerare le esigenze delle galline, alle quali non dovrà mancare nulla, al fine di mantenerle in salute e farle deporre uova sane, dotate di un guscio solido e resistente.
Qualora dovessi scegliere un pollaio in legno prefabbricato, o in laminato, si avranno sicuramente dei prodotti comodi, compatti e completi, che includono il fondo estraibile per la pulizia della superficie calpestabile.

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Perchè le Galline non fanno più Uova?

Negli allevamenti di galline ovaiole, a volte potrebbero presentarsi situazioni non ideali per ottenere un buon quantitativo di uova.
Solitamente non è possibile prevedere quante uova si potranno ottenere ma è comunque possibile fare delle previsioni in base alla razza delle galline e alla loro propensione naturale a deporre uova. Se il quantitativo ottenuto discosta di molto da quello previsto potrebbe esserci qualche problema.

Solitamente una gallina ovaiola produce un uovo al giorno, ma non necessariamente con cadenza costante. In alcuni rari casi, è possibile che un esemplare riesca a produrre 2 uova in un arco temporale di 24 ore. Facendo una stima annuale dunque, possiamo dire che una produzione annuale di 200 uova sia un buon risultato.

Analizziamo ora le principali cause che potrebbero causare uno stop per la produzione delle uova:

–         fattori stagionali: la deposizione delle uova è regolata anche dalla quantità di luce solare legata alle stagioni e dalla fase di muta. La produzione di uova non può avvenire in corrispondenza del rinnovo del piumaggio, perché le sostanze nutritive immesse con l’alimentazione, sono direttamente impiegate per questo fenomeno;

–         fattori alimentari: la produzione di uova infatti può essere limitata da carenze vitaminiche (scarsità di vitamina D e calcio, elementi indispensabili alla formazione del guscio);

–         fattori ambientali: le galline non fanno uova anche quando si ritrovano in una situazione ambientale nuova. Il tempo necessario all’adattamento al nuovo pollaio per galline ovaiole induce un ritardo della produzione di uova, con conseguente slittamento della fase di deposizione;

–         fase di vita della gallina: galline troppo giovani o galline troppo anziane tendono a non produrre uova o a produrne molto poche. Le galline troppo giovani non si trovano ancora in un’adeguata fase di maturità fisica e sessuale che consenta loro di produrre uova. Mentre nel secondo caso, le galline troppo anziane non hanno più le risorse energetiche sufficienti a garantire una produzione adeguata di uova.

È anche possibile che qualche giorno possiate trovare all’interno del nido  delle uova strane sia nella forma che nell’aspetto: questo potrebbe essere indicazione di un’alimentazione non propriamente corretta.  Il più comune è l’uovo dal guscio tenero e questo tipo di deposizione è molto comune negli animali che hanno da poco cominciato la deposizione o alla fine del ciclo di deposizione. Questo problema è spesso collegato ad una carenza di calcio nell’animale.

 

BullDog Inglese

Il Bulldog inglese è una razza canina riconosciuta ed inserita nel Gruppo 2 della F.C.I. – Federazione Cinofila Internazionale.

Venne allevato già nei primi anni dell’800 come cane da combattimento contro i tori. Col passare dei secoli si cercò di formare e selezionare sempre più il fisico ed il temperamento di questi cani al combattimento, creando una progressiva mutazion fisica e fissando geneticamente quelle anomalie che risultavano però adeguate al bull-baiting.
Le zampe divennero più corte per strisciare meglio e per afferrarsi più efficientemente alle corna del toro; aumentò il 
prognatismo del muso per assicurare alla mascella una presa più forte; e le rughe sopra il naso garantivano lo scorrimento del sangue del toro in modo da non impedire la respirazione affinché il cane potesse rimanere per molto tempo e respirando senza difficoltà.
Da questi combattimenti, i cani più resistenti al dolore, i più coraggiosi ed i più feroci furono selezionati per la riproduzione. Fu così che generazione su generazione, si accentuò il profilo di un cane che guadagnava fama in tutto il mondo per il suo aspetto tozzo e brachicefalo, e per la sua ineguagliabile ferocia nella tauromachia.

La data ufficiale che segnò lo spartiacque per la storia della razza fu l’11 settembre 1894, quando due tipici bulldog, l’uno appartenente al vecchio standard e l’altro al nuovo, vennero fatti gareggiare in una prova di resistenza: erano l’atletico King Orry, forse uno degli ultimi esemplari di old english bulldog ed il tracagnotto Dockleaf, probabilmente uno dei primi esemplari di bulldog inglese. Concorsero in una camminata su una distanza di 20 miglia e King Orry vinse la sfida, mentre Dockleaf collassò.

Dopo oltre cento anni di selezione della razza, fatta quasi esclusivamente nell’ammansire il suo temperamento, il bulldog inglese d’oggi è a tutti gli effetti un ottimo ed equilibrato cane da compagnia.
Il suo aspetto è molto particolare. Visto di fronte appare basso sugli arti, largo e con zampe corte ma possenti e muscolose, lievemente angolate verso l’esterno.
La testa appare molto larga, con canna nasale molto corta.
La correttezza dello standard vuole che la parte inferiore della punta della mandibola crei una linea retta combaciando con la punta del tartufo e con l’estremità della fronte; la canna nasale è cortissima e deve permettere al cane di respirare agevolmente e senza rantoli penosi. In realtà è facile sentire, soprattutto se il clima è caldo che il cane è affannato ed emette dei rumori di respirazione: questo è dovuto al fatto che, avendo il cane un muso molto corto, la parte finale del palato, che è in tutti i cani più molle della parte iniziale, vibri sonoramente, anche durante il sonno.

La taglia del bulldog inglese varia a seconda del sesso; in questa razza infatti il maschio è notevolmente più massiccio e sviluppato della femmina. Le femmine pesano tra i 18 e i 23 Kg, mentre i maschi pesano tra i 23 e i 32 Kg.

La vita media di un bulldog inglese si aggira intorno ai dieci anni, ma un esemplare ben alimentato, a cui non sia negato un discreto movimento quotidiano, può superare i tredici.

ll bulldog inglese ha un’indole pacifica, è dotato di una bassissima reazione agli stimoli esterni, il che lo porta ad essere tollerante e paziente con tutti, in particolare con i bambini ma anche con gli adulti e gli animali in genere.

I problemi fisici che lo affliggono derivano dalla lunga selezione improntata all’esasperazione dei caratteri fisici: il bulldog è un cane brachicefalo e soffre in maniera particolare le temperature elevate. E’ un cane che va tenuto sotto controllo durante la stagione estiva, controllandone l’attività fisica e non sottoponendolo a sforzi particolarmente intensi. I problemi che potrebbero insorgere, come il colpo di calore, potrebbero infatti essergli fatali. Al manifestarsi dei primi sintomi occorre intervenire rinfrescandolo con abbondante acqua fresca, bagnando immediatamente muso, pancia e testicoli negli esemplari maschi.

La dieta di questo cane ha bisogno di avere il giusto equilibrio tra tutti i principali gruppi di nutrienti, inclusa una fornitura costante di acqua fresca. È anche molto importante monitorare la condizione corporea per assicurarsi di mantenere il cane in una forma ideale: ricordarsi di farlo mangiare almeno due volte al giorno e in conformità con le linee guida consigliate dall’azienda produttrice del cibo scelto.