Articolo scritto il 24 Febbraio 2022 da Animalissimo Staff

L’influenza Aviaria

L’influenza aviaria, chiamata anche peste aviaria, ad oggi è diffusa in molte regioni del mondo.
L’influenza aviaria è causata dal virus dell’influenza A dei sottotipi H5 e H7. Si distingue tra influenza aviaria ad alta patogenicità e a bassa patogenicità.
In seguito a mutazioni, i virus a bassa patogenicità possono trasformarsi in virus ad alta patogenicità. Essendo una zoonosi, l’HPAI può colpire sia l’animale che l’uomo.

La malattia colpisce tutte le specie di uccelli, in particolare polli e tacchini. Nei volatili l’infezione aviaria si manifesta spesso con sintomi evidenti mentre gli uccelli acquatici, come le anatre e le oche, contraggono raramente la malattia e in forma più lieve, ma possono diffondere l’agente patogeno.

Il pollame affetto dall’influenza aviaria ad alta patogenicità manifesta difficoltà di respirazione. Nei polli la malattia causa un calo della produzione di uova e un’elevata mortalità. I gusci delle uova sono più sottili o del tutto assenti. Inoltre, si osservano tumefazioni nella zona del capo e un comportamento letargico.

In presenza di sintomi non chiari ma simili all’influenza aviaria, è fondamentale la consultazione con il Centro di riferimento nazionale per le malattie dei volatili per effettuare un prelievo di campioni al fine di escludere un’infezione da tale virus.

Il contagio del virus dell’influenza A avviene attraverso le vie respiratorie, mediante l’inalazione di goccioline contaminate di provenienza nasale, orale o oculare. La trasmissione può verificarsi anche tramite l’inalazione di polvere contaminata, entrata in contatto con escrementi contenenti l’agente patogeno.
Gli animali giovani sono più predisposti a contrarre il virus.

La malattia è diffusa in tutto il mondo e in Europa si registra periodicamente. In Svizzera dal 1930 non sono più stati rilevati casi di HPAI nei volatili.

Nelle aziende avicole devono essere osservate rigorosamente le misure igieniche per prevenire la diffusione della peste aviaria.  In Svizzera, la Confederazione (l’USAV) ha adottato ulteriori strette circa l’importazione di pollame da paesi in cui è presente l’HPAI, vietandolo. Se necessario, potrebbero anche essere imposte delle restrizioni sullo spazio disponibile per il pascolo avicolo.

Considerato che l’influenza aviaria è un’epizoozia altamente contagiosa, è sottoposta all’obbligo di notifica. In caso di sospetto o comparsa dell’HPAI, è necessario adottare rigide misure contenitive, che consistono nell’abbattimento di tutti i capi degli allevamenti colpiti e nella definizione di zone di protezione e sorveglianza.
Dal 1° gennaio 2010 è prevista la Registrazione degli allevamenti di pollame. Questo obbligo si applica anche all’avicoltura amatoriale.

Tra gli uccelli suscettibili all’infezione ci sono pollame domestico, papere, oche, tacchini, faraone, quaglie e fagiani. L’esordio dell’epidemia avviene di solito fra il pollame domestico e i tacchini. Esiste infatti un ceppo particolare che può colpire anche molto duramente i tacchini, ma non il pollame o altre specie aviarie.
È quindi impossibile fare generalizzazioni sui possibili ospiti del virus HPAI, perché dipende molto dal singolo ceppo.

Il periodo di incubazione può durare solitamente dai 3 ai 7 giorni, a seconda del ceppo, della dose di inoculo, della specie e dell’età dell’uccello.

Nei casi in cui l’influenza aviaria sia dovuta a ceppi particolarmente virulenti o ad alta patogenicità, come nel caso dei virus associati alla peste aviaria, la malattia compare improvvisamente all’interno di uno stormo e molti uccelli muoiono prima di aver mostrato segni come depressione, inappetenza, piume arruffate o febbre.
Può capitare che le galline depongano inizialmente uova dal guscio molle, ma poi smettono definitivamente di deporle. Gli uccelli malati restano fermi in uno stato semi-comatoso, con la testa che tocca per terra. Creste e bargigli sono edematosi e cianotici e possono presentare petecchie o ecchimosi di natura emorragica sulle punte.
Spesso si verifica diarrea acquosa, che rende gli uccelli particolarmente assetati. La respirazione può essere faticosa e le emorragie possono verificarsi a livello delle zone di pelle non coperte da piume.

Fra i galletti, i segni della malattia sono in genere meno evidenti, come depressione grave e inappetenza. La prima anomalia osservata è in genere un netto aumento della mortalità, ma può capitare di osservare anche edema della testa e del collo, oppure segni neurologici come torcicollo e atassia.
Fra i tacchini la malattia è simile a quella delle galline, ma dura due o tre giorni in più e può essere talvolta associata a gonfiore dei seni.

È stato dimostrato che i vaccini sono efficaci nel ridurre la mortalità.
Tuttavia questi vaccini non sono in grado di prevenire l’infezione in tutti i singoli uccelli che, se infettati, possono diffondere il virus tra gli altri.

Gli uccelli che muoiono per un’infezione acuta possono mostrare lesioni grossolane, dovute a disidratazione e congestione di viscere e muscoli. Gli uccelli che invece muoiono dopo un lungo decorso clinico possono avere petecchie ed ecchimosi di natura emorragica in tutto il corpo, specialmente a livello di laringe, trachea, pro-ventricolo, epicardio e superfici sierose adiacenti allo sterno.
L’influenza aviaria è caratterizzata da disturbi vascolari che portano a edema ed emorragie, principalmente a carico di miocardio, milza, polmoni, cervello e bargigli.

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