Articolo scritto il 31 Marzo 2022 da Animalissimo Staff

Le Tartarughe Marine

Nei loro viaggi attraverso gli oceani, le tartarughe marine coprono distanze di migliaia di chilometri. Oggi abitano i mari tropicali e subtropicali del pianeta, ma il loro numero ha subito un drastico calo nel corso degli ultimi 100 anni.

Questi animali ancestrali trascorrono tutta la vita nel mare in solitario, riunendosi solo ai fini dell’accoppiamento e ogni due o tre anni, le femmine si recano sulla terraferma per deporre le uova: alcune di loro attraversano interi oceani a tale scopo e nella maggior parte dei casi i piccoli nascono nella stessa spiaggia in cui sono nate le madri. Qui, in una buca nella sabbia, depongono dalle 50 alle 200 uova a seconda della specie, spesso fino a tre volte per singola nidificazione.
Le uova sono incubate dal calore del suolo e la temperatura determina il sesso: uova che si trovano a temperature maggiori di 29°C daranno origine alle femmine, mentre al di sotto di tale temperatura saranno maschi.
Se nessun uomo o animale saccheggia il nido, dopo circa due mesi i cuccioli rompono il guscio e cominciano il faticoso tragitto verso l’acqua, durante il quale sono facili prede per uccelli e granchi affamati. Successivamente, una volta raggiunto il mare, a causa dei numerosi pesci predatori, soltanto un uovo su 1.000 diventa un esemplare adulto.
Questo scenario in cui ci sono migliaia di nuovi nati, è sempre più raro: in molte delle spiagge in cui un tempo le femmine arrivavano a centinaia per deporre le uova, si vede oggi solo un numero molto ridotto di tartarughe a causa della cementificazione delle spiagge, del cambiamento climatico e dell’inquinamento marino che mettono a repentaglio la sopravvivenza di questi esemplari.

I rifiuti più grandi finiscono per soffocare le tartarughe marine, i delfini e i pesci e, quando si frammentano in particelle microscopiche, entrano nelle catene alimentari e arrivano fino all’uomo. Uno studio di 10 anni sulla tartaruga marina comune ha dimostrato che il 35% degli esemplari analizzati avevano inghiottito rifiuti di questo tipo, fino a 150 frammenti ingeriti. La presenza di plastica sulle spiagge può compromettere anche le nidificazioni: la sabbia in cui mamma tartaruga depone le sue uova, in presenza di frammenti di plastica non mantiene la stessa umidità e modifica la temperatura, con ripercussioni sullo sviluppo e la schiusa.

Ad oggi, circa 900 tartarughe ferite vengono soccorse e accolte ogni anno nei Centri di Recupero WWF, come quelli di Policoro, Molfetta, Lampedusa e Torre Guaceto, dove vengono curate e poi, per fortuna, molte liberate in mare.

Altro aspetto da considerare è la crescente domanda di carne, uova e di gusci di tartaruga non fa che ridurne ulteriormente i numeri di nuove specie: il pericolo maggiore viene dalla pesca commerciale infatti molto spesso le tartarughe marine vengono catturate accidentalmente rimanendo impigliate nelle reti. Proprio per questo motivo ad oggi ben sei specie su sette figurano nella Lista rossa IUCN delle specie minacciate.

La tartaruga marina comune è una specie carnivora che si nutre di meduse, pesci, crostacei e molluschi. Gli individui attraversano nel corso della vita due diverse fasi ecologiche: all’inizio frequentano la zona superficiale del mare aperto e, successivamente, si spostano in fondali bassi. 
La tartaruga marina comune è una specie diffusa tanto nelle acque degli oceani Atlantico, Indiano e Pacifico quanto nel bacino del Mediterraneo e del Mar Nero. In particolare, nel Mediterraneo, i siti di deposizione delle uova sono localizzati soprattutto nella parte orientale: Grecia, Turchia, Cipro, Libia, mentre nella parte occidentale le nidificazioni sono da ritenersi più irregolari.

Una tartaruga marina può vivere fino a 50 anni, raggiunge la maturità sessuale intorno ai 30 e la sua attività riproduttiva dura circa 10 anni.

 

CATEGORIA ANNUNCIO: