Articolo scritto il 17 Febbraio 2022 da Animalissimo Staff

Il Gatto del Bengala

Il gatto del Bengala conserva nel suo nome tutti i tratti tipici della sua natura selvatica.
È infatti un esemplare dal carattere turbolento, dinamico ed affettuoso con la famiglia.

La prima traccia dell’incrocio tra un gatto domestico e un gatto leopardo si ha nel 1889, quando Harrison Weir, un inglese con la passione per i gatti, la menzionò nel suo libro Our Cats and All About Them.
Una seconda notizia dell’incrocio tra il gatto domestico ed il gatto leopardo si ha in un giornale scientifico belga nel 1924 e successivamente nel 1941, quando un editore giapponese stampò un articolo riguardo ad uno di loro, tenuto come animale domestico.
La prima allevatrice a portare avanti la razza è stata Jean Mill, originaria dell’Iowa, che lavorò attivamente in un programma di conservazione del gatto leopardo.
È stata la prima ad incrociare deliberatamente un gatto leopardo con un gatto domestico nero ma tuttavia la razza non ha mai preso realmente il via fino al 1970 quando Mill decise di riprendere il progetto. Nel 1975 un gruppo dei suoi gatti venne donato alla Loma Linda University, per uno studio genetico da parte di Willard Centerwall che tentò di studiare la leucemia felina nei gatti domestici.
Il gatto del bengala è una razza felina ibrida derivante dall’incrocio del gatto domestico e del gatto leopardo asiatico.
Successivi incroci per rendere meno selvatico il Bengala furono sperimentati con il gatto Egiziano, il Burmese, l’Abissino e l’Ocicat.

Ad oggi, gli esemplari di gatto del bengala di terza generazione conservano solo in parte il carattere selvatico del loro progenitore, ma in generale si dimostrano molto più docili e mansueti di quanto si creda.
Il riconoscimento ufficiale della razza è avvenuto solo nel 1991, il che fa del gatto del bengala una razza felina relativamente recente.
Il gatto del bengala è un gatto domestico di grossa taglia e forma allungata che a seconda dei casi può arrivare a pesare anche 9 kg.  Fisicamente presenta una struttura muscolare molto sviluppata che si accompagna ad una reattività, una dinamicità e una velocità di corsa davvero notevoli.

Per questo motivo ha bisogno di muoversi e sfogarsi in grandi spazi o giardini. Esattamente come quella del suo progenitore selvatico, la testa del gatto del bengala è di forma triangolare, ben proporzionata al corpo e con un naso molto lungo rispetto ai gatti comuni. Gli occhi grandi e intelligenti possono essere gialli, verdi o azzurri nel caso della variante ‘Snow Bengal‘, varietà simile al siamese ma dalla colorazione del mantello molto più chiara.
Il mantello è costituito da un pelo corto, fitto, aderente al corpo e setoso, a macchie o striato, con colorazioni di base che variano dal giallognolo all’arancio-rossastro con macchie marroni, cioccolato o cannella. Altro particolare estetico distintivo è la coda, di media lunghezza ma con la punta arrotondata.
Pur essendo un gatto domestico, è bene ricordare che nelle sue vene scorre sangue selvatico che caratterizza la vita di questo gatto in ogni sua fase. Adora saltare, correre, dar la caccia ai piccoli animali e nonostante sia affettuoso, docile e giocherellone il suo rimane un caratterino turbolento e imprevedibile. 
Ciò che colpisce di più è la sua iperattività e l’irrefrenabile voglia di arrampicarsi, saltare, curiosare ovunque e osservare il mondo ‘dall’alto’. Per tutti questi motivi ha bisogno di spazio per sgranchirsi le gambe, affilare le unghie ed esercitare i muscoli. La vita in appartamento gli è congeniale e anche la convivenza con bambini e altri animali, a patto che si rispetti la sua privacy e si osservi qualche regola basilare di pacifica convivenza. Non adatto a padroni pigri o non disposti al gioco.
L’alimentazione deve essere regolare e attenta perché tende a soffrire di problemi gastro-intestinali. Predilige pollo crudo e carne cruda magra, da evitare il latte e i suoi derivati.

La toelettatura non necessita di particolari cure, a parte la regolare manutenzione delle unghie, un’adeguata pulizia delle orecchie di tanto in tanto e sporadiche spazzolate, più frequenti durante la muta.

 

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